Interessante e riuscitissima iniziativa l’altro ieri sera presso i locali del “Laboratorio 960” di Via Mezzocannone a Napoli- dal titolo “La Cina e il mondo multipolare” , organizzata dalla Rete dei Comunisti in collaborazione con Marx XXI.
A partire dal libro di Cheng Enfu – “Dialettica dell’economia cinese” – si sono susseguiti interventi di altissimo profilo tenuti dai compagni Giovanni Di Fronzo, Andrea Catone e Daniele Quatrano.
Dopo una rapida presentazione tenuta da un compagno napoletano, Di Fronzo col suo intervento ha innanzitutto chiarito che quando si parla di marxismo, nel caso dei teorici cinesi bisogna entrare nell’ottica di quella che loro definiscono “concezione olistica del marxismo”, ovvero una visione del corpus teorico in termini di “sviluppo organico”.
Il compagno ha poi proseguito illustrando come Enfu sottolinei la capacità del Dragone di tenere sotto controllo politico i fattori di produzione e le varie forme di proprietà esistenti, non la costruzione di rapporti di proprietà alternativi.
Scrive Enfu, presidente del China Forum of Innovation on Marxism (Cass): «la contraddizione di base dell’economia capitalista contemporanea si manifesta nella contraddizione tra, da un lato, la costante socializzazione e globalizzazione dell’economia con i suoi fattori di produzione sotto la proprietà privata, collettiva o statale; dall’altro, il disordine o l’anarchia della produzione all’interno delle economie nazionali e nell’economia mondiale».
Nell’opera di teorizzazione – dice ancora Di Fronzo – l’autore si pone come portavoce delle esigenze politico-economiche della “Nuova era”, ovvero l’era in cui la Cina decide di cessare gradualmente la funzione di “fabbrica del mondo” di prodotti a scarso valore, per proporsi come polo più centrale nelle catene del valore.
Il corollario è il sorgere di esigenze nuove che mettono in secondo piano la crescita quantitativa in termini di PIL a favore di un modello di sviluppo che ponga al centro il benessere delle persone, la tutela ambientale e le alte tecnologie. Un cambiamento epocale in tutti gli aspetti politici, pratici e di mentalità, che ha dato luogo a pesanti svolte nel partito, nell’accademia e nella società.
Di Fronzo passa poi in rassegna la dirimente questione della pianificazione, evidenziando come Cheng Enfu sostenga che quello attuale all’interno del “sistema cinese” sia uno stadio primario del socialismo, con predominio pubblico nella produzione e prevalenza privata nella circolazione. La pianificazione non riesce infatti a regolare tutti i fattori e le variabili economiche, come ad esempio la scarsa dinamicità e il corporativismo di alcuni settori produttivi e lavorativi.
Il professore a capo del Comitato accademico della “Cass”, sembra differenziare in senso positivo la propria visione del precedente stato di maggiore socializzazione dell’economia rispetto alla versione ufficiale (70% positivo, 30% negativo). Enfu lo ritiene un passaggio fondamentale che ha consentito all’economia cinese di dotarsi dei settori produttivi e delle strutture portanti dell’economia. E senza il quale molto probabilmente il successivo stadio di sviluppo non avrebbe potuto trovare realizzazione
Infine, Di Fronzo ha sostenuto che vi sia una maggiore capacità analitica della dirigenza cinese rispetto a quella che fu la nomenklatura dell’Unione Sovietica. Una maggiore capacità di ragionamento che attiene alla vera natura dell’economia e della società cinese e che mancò probabilmente ai dirigenti sovietici circa le dinamiche che andavano sviluppandosi all’interno dell’Urss.
Ad esempio, negli anni ‘70 e ‘80, nonostante si teorizzasse un definitivo avvicinamento del Paese al comunismo, erano presenti forze centrifughe che andavano in direzione opposta, le quali presero totalmente il sopravvento sul partito non appena si effettuarono le prime aperture della Perestroika. In Cina ciò non accade: si riconosce apertamente di trovarsi in una fase preliminare del socialismo.
Da questo punto di vista – ha concluso Di Fronzo – la dirigenza del PCC utilizza il capitalismo nazionale per lo sviluppo delle forze produttive, ma in una alleanza strutturale col partito.
Il processo di transizione attraverso un “socialismo con caratteristiche cinesi” ben è stato esplicitato poi da Andrea Catone, il quale ha riassunto come la Cina abbia compiuto – non in rottura ma in continuità dialettica con il trentennio di costruzione delle basi del socialismo dopo la conquista del potere politico (1949-1978) – uno straordinario percorso di sviluppo economico che per durata (pochi decenni) e popolazione coinvolta (oltre 1,4 miliardi di persone) non ha eguali in tutta la storia mondiale.
Un approccio critico-dialettico, quello del direttore del Centro per lo Sviluppo Economico e Sociale dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, che – partendo dall’analisi concreta della situazione concreta, “coglie la verità dai fatti”, combinando sempre rilevazione empirica e analisi teorica, scevro da qualsiasi cedimento ad affermazioni propagandistiche o autocelebrative.
Sempre seguendo la traccia del libro di Enfu, Catone si è poi soffermato maggiormente sulla Cina nel suo complesso. Proponendo una valutazione globale del processo in corso, Catone interpreta il “socialismo con caratteristiche cinesi” — in particolare il pensiero di Xi Jinping— come un contributo strategico non solo per la Cina, ma per i movimenti comunisti e progressisti a livello internazionale.
Egli ritiene che questo modello abbia un valore importante per le forze anti-imperialiste e per chi vuole superare la crisi della globalizzazione dominante e rappresenti una nuova fase del socialismo mondiale nella “Nuova Era” avviata dal 18º Congresso del Partito Comunista Cinese.
Secondo Catone dunque la Cina svolge un ruolo fondamentale nel resistere all’ordine unipolare guidato dagli Stati Uniti, proponendo un’alternativa basata su un ordine multipolare e su una “comunità di futuro condiviso per l’umanità”. Egli vede in questo ruolo un elemento positivo e progressista, opposto all’egemonia occidentale e alle tendenze belliciste in Occidente.
Catone ha poi sottolineato come Cheng Enfu e la filosofia cinese di governo pongano l’accento sul mettere le persone al primo posto e come questo approccio sia centrale nel modello attuale di democrazia e sviluppo in corso in Cina.
Nella sua analisi Catone ha criticato l’occidentalizzazione forzata del mondo e del mercato, interpretando lo sviluppo cinese come una via alternativa di progresso sociale ed economico, radicata in una lettura marxista della storia e dell’imperialismo.
In conclusione, per Andrea Catone la Cina e il modello politico ed economico promosso dal Partito Comunista Cinese rappresentano un esempio significativo di possibile alternativa all’ordine mondiale occidentale e imperialista.
Egli vede questo modello come parte di una strategia più ampia per un mondo multipolare in cui il socialismo possa avanzare e contribuire al progresso delle forze popolari e democratiche. E ha evidenziato come il nuovo percorso intrapreso con Xi Jinping tenda anche a recuperare quelle tradizioni millenarie della cultura cinese, quali il confucianesimo, bandite ai tempi della Rivoluzione Culturale di Mao.
Daniele Quatrano durante il suo intervento si è invece concentrato sulle leggi economiche che regolano la prima fase del “socialismo con caratteristiche cinesi”, soffermandosi sul concetto di plusvalore pubblico e tuttavia evidenziando quegli aspetti che agli occhi degli occidentali potrebbero essere considerate “contraddizioni”.
Nello specifico, l’uso della concorrenza e della tecnologia nel sistema cinese quali strumenti atti a favorire lo sviluppo delle forze produttive così da non ripetere gli errori del modello sovietico e non cadere nella “trappola del vantaggio comparato”. Dunque un passaggio necessario per la costruzione della società socialista.
Infine, Quatrano ha sottolineato come Cheng Enfu nel suo lavoro non sia né celebrativo né ansioso di nascondere contraddizioni e problemi del percorso cinese, evidenziando anzi come negli ultimi anni la Cina abbia effettivamente affrontato questioni economico-politiche delicate e problematiche che Enfu stesso aveva posto nell’ambito di articoli e ricerche.
Si pensi ad esempio alla lotta per debellare la povertà, che Enfu ha sempre ritenuto e ritiene prioritaria. Come pure i passi avanti fatti in tema di politiche ambientali e lo sviluppo di tecnologie indipendenti.
La conclusione ha visto un breve dibattito con domande interessanti da parte dei compagni intervenuti.
* “Dialettica dell’economia cinese. L’aspirazione originale della Riforma, CITIC Press, Pechino 2019
Autore: Cheng Enfu – Introduzione di Vladimiro Giacché, Prefazione di John Bellamy Foster
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Gennaro Varriale
Gli imprenditori cinesi, che vengono a investire in italia come ad esempio quelli della filiera del cotone, che legame hanno con lo stato cinese?
Redazione Contropiano
bisognerebbe chiederlo a loro, crediamo, o almeno alla camera di commercio..