Piacenza continua a conservare il triste primato di una forte mortalità a causa dell’epidemia da Covid-19 e nonostante i Dpcm e le ordinanze regionali troppi siti produttivi e magazzini della logistica rimangono aperti in deroga alle norme.
Il giusto tormentone ripetuto alla popolazione è che “il distanziamento sociale” è lo strumento che al momento (in assenza del vaccino) abbiamo per limitare l’avanzata dell’epidemia.
Per tale ragione bisogna restare a casa, bisogna evitare il contatto tra le persone, bisogna addirittura chiudere tutte le attività pubbliche e private che non assicurino continuità produttiva e distributiva di beni essenziali o la fruizione di servizi di pubblica utilità,
A Piacenza però i grandi magazzini della logistica che hanno a che fare con le lavatrici o il bricolage o gli abiti di alta moda sono rimasti aperti. Da lunedì 6, un po’ alla chetichella, i lavoratori di IKEA vengono richiamati a riprendere il lavoro.
USB a tutela della salute di questi lavoratori e dell’intera comunità ha indetto lo stato di agitazione permanente.
USB invita le autorità competenti a vietare la ripresa del lavoro perché le poltrone, i divani e le librerie non sono beni essenziali.
Da questa emergenza non si esce se le norme non vengono fatte valere per tutti, abbiamo contezza di troppi lavoratori che sono rimasti contagiati poiché non hanno potuto far valere il principio “io resto a casa”.
Basta strage per il profitto, basta imprenditori furbetti, basta ipocrisia. Chiudere tutto per chiuderla in fretta con l’epidemia.
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