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Se crolla anche la Garisenda..

Tre punti sul centro storico: il turismo, l’UNESCO e il rapporto col governo nazionale.

Come Potere al Popolo abbiamo preso qualche giorno prima di esprimerci su un tema complesso come quello della Garisenda. In questo momento in cui Bologna rischia di perdere uno dei suoi simboli, noi vogliamo sollevare tre punti che riguardano Bologna e il suo centro storico: il turismo e le scelte di corto respiro, l’UNESCO e la valorizzazione immobiliare, il rapporto con un governo nazionale di destra.

1) L’amministrazione sapeva da tempo dello stato di difficoltà della Garisenda, tanto che la pedonalizzazione decisa per i prossimi anni di restauro era un’opzione già proposta dai tecnici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel 2011.

Il motivo per cui le decisioni sono arrivate in ritardo è evidente: c’è un progetto di “sviluppo” della città basato su Airbnb e Ryanair, che porta masse enormi di persone nel centro storico, o meglio, nel perimetro ristretto tra il Quadrilatero e le Due Torri, quindi devono passare tanti veicoli per fornire le catene di negozi, devono passare i trenini e i bus per i turisti. All’epoca, addirittura, si pensava di far passare sotto le torri il CIVIS! 

Il centro di Bologna è malato di mancanza di programmazione, tutto è affidato alle scelte di breve respiro sulla base del turismo mordi e fuggi, contro le necessità di chi vive questa città e contro la stessa conservazione degli edifici!

2) Insieme alla pedonalizzazione, è arrivata un’altra scelta estemporanea: le due torri nel patrimonio dell’umanità UNESCO! Una scelta a prima vista incontestabile, ma basta andare un po’ più a fondo per trovare l’inghippo.

Quando alcuni tratti di portici erano stati inseriti nel patrimonio, la stessa UNESCO aveva suggerito al Comune di inserire anche le Torri, e l’area tra Piazza Santo Stefano e Piazza Maggiore, ma evidentemente questo contrastava con la possibilità di infilare le grandi catene di negozi per turisti in ogni angolo della città.

Questo dice molto su come il sistema-PD ha in mente di gestire il patrimonio storico di Bologna: “valorizzarlo” per far lievitare i prezzi delle case, riempire di affitti brevi ogni buco disponibile, proteggere solo quello che sta letteralmente cadendo in testa alle persone.

3) Infine, è arrivato in città il degno rappresentante di un governo di pagliacci: il sottosegretario Vittorio Sgarbi. Siamo sicuri che non sarà questo governo (come d’altronde i precedenti) a salvare Bologna da sè stessa.

Non possiamo però non denunciare il continuo balletto che il PD locale fa col governo locale: l’abbiamo visto con l’alluvione e con le politiche securitarie, vengono fatti grandi proclami di principio, si sembra sempre sull’orlo della guerra civile, ma l’amministrazione non apre mai nessun conflitto vero. 

È sempre facile accusare il governo Meloni di non mettere a disposizione i fondi, di promettere e poi non mantenere. È facile perché è davvero un governo in cui la massima espressione culturale è Vittorio Sgarbi. Vista la situazione, non ci si può limitare a qualche frecciatina in conferenza stampa: o si apre lo scontro, o si resta nella palude dei giochini politici!

La crisi della Garisenda è un sintomo di quello che non va nella nostra città. Da anni diciamo che quella del sistema-PD è una città privata, gestita nell’interessi di pochi senza lungimiranza.

Quello di cui abbiamo bisogno è una città pubblica, in cui l’amministrazione ricostruisca la capacità di governare il territorio, di prendere decisioni e programmare lo sviluppo della città nell’interesse di chi qui vive, lavora, studia, cerca lavoro.

Bologna è stata capace di costruire tanto sotto questo punto di vista, Bologna lo sarà ancora!

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