Venerdì 22 dicembre Romano Prodi è stato accolto fuori dal Liceo classico Minghetti, dal 21 dicembre in “autogestione”, da uno striscione firmato dall’Opposizione Studentesca d’Alternativa, recitante “Prodi non sei il benvenuto. Ci ha dato solo austerità, guerra e sfruttamento”.
Non si poteva trovare forma più efficace e sintetica per definire uno dei pilastri della costruzione dell’ordine neo-liberista dell’Unione Europea, due volte Presidente del consiglio nel nostro Paese dal maggio del 1996 all’ottobre del 1998, e poi nuovamente circa 10 anni più tardi dal maggio 2006 a quello del 2008.
“Invitato” all’autogestione per parlare di Unione Europea e di Palestina, pensava di usare quest’occasione per propinare la propria visione del mondo ad un corpo studentesco per lo più ignaro delle sue responsabilità politiche.
Le giovani generazioni “senza futuro” sono costrette a vivere nelle macerie politico-sociali che lui stesso a contribuito a creare con la svendita del patrimonio pubblico dell’IRI attraverso le privatizzazioni, la liberalizzazione del mercato del lavoro iniziata con il Pacchetto Treu, l’istituzione dei primi lager per migranti (allora CPT, poi CIE, ora CRP), il consolidamento della politica guerrafondaia del nostro paese.
E l’elenco potrebbe essere lungo.
E proprio uno studente gli ha ricordato che l’incertezza di cui dissertava nel suo intervento è anche causa della sua azione politica e la cifra dell’attuale condizione giovanile che vede stratificarsi di fronte a sé una serie di crisi.
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L’ex presidente del consiglio non ha visibilmente apprezzato l’appunto, in un intervento caratterizzato dalla presenza all’interno dell’Istituto dal “monitoraggio” della Digos, che non ha intimidito gli studenti.
Nel cortile dell’Istituto è stato calato successivamente lo striscione “Palestina Libera” da parte di tutto il Collettivo Minghetti, una presa di posizione coraggiosa a fianco della popolazione palestinese contro l’indifferenza complice di un sistema scolastico che vuole rimuovere i temi più scottanti di attualità, senza dare tra l’altro i necessari strumenti di comprensione.
Ma sono stati gli studenti stessi che riempiendo di contenuti questi due giorni di “autogestione” e soprattutto imponendo alcune settimane fa una assemblea plenaria per discutere dei temi più urgenti come l’aggressione sionista alla Palestina, l’ondata di femminicidi e la crisi climatica, ed agire di conseguenza, che hanno colmato questo vuoto.
Forse Prodi pensava che gli avrebbero steso il tappeto rosso, ma è stato inchiodato alle proprie responsabilità dalla parte più attiva di quella generazione che lui stesso aveva condannato a non avere futuro.
Una generazione di attivisti che non fa sconti a nessuno, in specie “a sinistra”, tra coloro che vorrebbero usare gli spazi di mobilitazione giovanile come vetrine per le loro ipocrite passerelle, e che trova sempre più sulla propria strada i manganelli della polizia.
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