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Bologna. L’Università fa partire 10 denunce contro gli studenti. Allarme democrazia all’ateneo

L’Università di Bologna ha deciso di far partire delle denunce contro 10 studenti e candidati negli organi UniBo e al CNSU.

Siamo gli studenti e i candidati che negli ultimi anni hanno lottato nelle tende contro il caroaffitti, nelle tende contro il genocidio in Palestina, davanti alla mensa più cara d’Italia per avere un servizio ristorativo gratuito e di qualità garantito a tutti. Siamo gli studenti che ora intraprendono la sfida della rappresentanza per renderla un nuovo spazio di democrazia realmente accessibile agli studenti, e renderli davvero partecipi della politica in università, come abbiamo fatto in questi giorni ottenendo un incontro pubblico con Ergo e UniBo.

L’Università ha deciso di denunciarci dopo aver liberato e restituito agli studenti uno spazio lasciato all’incuria e all’abbandono dall’Ateneo stesso. Uno spazio che abbiamo deciso di riaprire il 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne e in un ateneo nel quale le violenze e i ricatti non sono da meno, come dimostrano non solo i numeri del MUR ma anche il fatto di qualche mese fa, di molestie ad un ricercatore di UniBo. 

Davanti a tutto ciò, l’università non si è impegnata per rendere più accessibili gli spazi dell’Università agli studenti, non si è occupata di superare i ricatti e gli abusi che nel nostro Ateneo sono all’ordine del giorno, al contrario ha deciso di reprimere i suoi studenti attraverso diversi episodi sempre più gravi.

Non solo denuce, ma schedature in università, alle fermate dell’autobus, per strada e fin sotto casa; negazione arbitraria di interi plessi, per cui abbiamo lanciato un segnale forte ieri in Hercolani; forze dell’ordine fin dentro i corridoi dell’Università, come successo un mese fa al dipartimento di matematica. A questo si aggiunge il muro di gomma della governance quando si tratta di diritto allo studio, come hanno fatto l’altro ieri durante l’incontro pubblico Ergo e Unibo; come ha fatto il Rettore Molari durante gli incontri con i Dipartimenti, in cui nessuna risposta è stata data agli studenti che chiedevano spiegazioni dei tagli ai fondi, alla didattica, ai corsi, se non che “l’Università deve risparmiare”. 

Tutto ciò non ci stupisce, ma anzi lo denunciamo da tempo, e sappiamo essere un ulteriore passo repressivo contro chi in università si mobilita, come hanno testimoniato i lavoratori di USB, a cui vengono chiusi continuamente gli spazi di democrazia, al contrario delle sigle concertative. Inoltre, si tratta di un passo in avanti della repressione nella città di Bologna e nel nostro Paese, soprattutto dopo quanto successo con gli studenti del Minghetti questa primavera e con gli sgomberi degli studenti e solidali incatenati sotto la prefettura, esattamente un giorno dopo l’approvazione del nuovo DL Sicurezza.

Con questa consapevolezza continuiamo la mobilitazione contro la repressione a partire da una rappresentanza di rottura, d’alternativa e a servizio degli studenti, che sappia rimettere al centro le loro rivendicazioni e aprire sempre più gli spazi democratici in ateneo, senza nascondersi negli organi. Con questo spirito diciamo chiaramente che un voto a Cambiare Rotta significa un voto contro la repressione, contro la chiusura degli spazi democratici in Università, sia a Bologna che in tutta Italia, cogliendo la sfida del CNSU. Un voto a Cambiare Rotta significa un voto ai diritti degli studenti e alla soliderietà a chi tutti i giorni si mobilita e lotta per cambiare l’Università e conquistare un futuro!

Con questo spirito, lanciamo un appello a tutta la cittadinanza, a tutti gli studenti, a tutti i lavoratori dentro e fuori l’università, per il ritiro immediato delle denunce contro gli studenti candidati che lottano! 

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