È una storia di “ordinario” straordinario sfruttamento quella dei facchini della catena di supermercati Tuo dì, in un settore come quello della Grande Distribuzione che vive ormai di continui fallimenti ed acquisizioni che concentrano in una manciata di grandi multinazionali tutta la distribuzione commerciale. Andiamo con ordine.
I supermercati Tuo dì sono una catena di supermercati a basso costo nata nel 2013 dalla fusione del gruppo Dico (legato alla Lega delle Cooperative) e del gruppo Tuo (dell’imprenditore Faranda già indagato per una truffa ai danni dello Stato) che utilizza cooperative che gestiscono in appalto un enorme magazzino a Tor Cervara. Il clima che regna nel magazzino è quello creato sotto l’attenta direzione del responsabile logistica del gruppo Tuo. Il quale è un noto dirigente di Casa Pound del X Municipio, ma che non trova nessuna contraddizione –evidentemente- nell’assumere forza lavoro migrante e sottoporla, insieme ai loro colleghi italiani privi di ogni difesa, ad ogni tipo di abuso verbale e di violazione del Contratto Nazionale.
Livelli di anzianità fissati per anni a quello di apprendista, notturni e straordinari non pagati (neanche a parlare dell’indennità frigo dovuta ai lavoratori che conservano l’ortofrutta)…ma soprattutto decine di ore di lavoro non retribuite, per colpa delle quali si arriva a fine mese anche con 400 € in busta paga dopo 8, 10 ore giornaliere.
Non è chiaro come la proprietà di Tuo dì sia riuscita a far fallire la catena viste le condizioni di lavoro praticate, ma in pochi anni si accumulano una montagna di debiti a quelli già esistenti e le voci si rincorrono insistenti su una vendita dei negozi. Gli stipendi iniziano ad essere pagati con qualche giorno di ritardo anche ai commessi dipendenti diretti della catena, ma soprattutto la merce sugli scaffali non viene più rifornita, generando un ulteriore abbandono della clientela. Ormai la certezza dell’acquisizione da parte di qualche gruppo straniero o della liquidazione in favore dei creditori, ma neanche ai sindacati confederali viene detta una parola ufficiale di verità ed ogni comunicazione viene rimandata fino al giorno 6 Luglio a giochi già fatti.
Contro questo sfruttamento e per la preoccupazione per il loro futuro si sono rivoltati i facchini del magazzino organizzatisi nel Si Cobas. Il 16 ed il 17 Giugno, e poi ancora il 30 dello stesso mese hanno scioperato picchettando il magazzino. Per tutta risposta i dirigenti del gruppo Tuo Di li hanno allontanati dal posto di lavoro. Nei giorni seguenti si sono susseguiti ricatti e richieste di abbandonare il sindacato per poter conservare il posto di lavoro, nel puro stile autoritario che ha contraddistinto questo pezzo di territorio extra-legem nella periferia di Roma. I facchini però hanno aperto una campagna di contro informazione tentando di coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici dei punti vendita, perché il nuovo inizio del gruppo corrisponda alla conservazione del posto di lavoro per tutti/e e perchè finisca il clima per il quale ad una semplice osservazione sulla propria busta paga ci si debba sentire intimare il silenzio “perché questo posto non è il tuo!”.
A tutti i consumatori e le consumatrici il dovere della solidarietà perché il risparmio non può essere fatto sul sudore di qualcun altro.
da http://clashcityworkers.org
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