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Non lasciamo il campo libero a Draghi come presidente della Repubblica

L’assemblea di ieri con i firmatari dell’appello contro l’ipotesi che Draghi diventi anche Presidente della Repubblica, si è confermata un ottimo punto per un necessario posizionamento e una conseguente azione politica anche su questo terreno. (Qui il video dell’assemblea con tutti gli interventi)

Potere al Popolo, all’indomani del No Draghi Day  ha ritenuto opportuno chiamare a questo momento di confronto per non lasciare campo libero all’idea di una trasformazione del paese in una repubblica presidenziale de facto ancora prima che costituzionale, né di lasciarlo al progetto incarnato da Draghi come plenipotenziario indiscusso degli interessi di banche, Confindustria e tecnocrazia europea.

Il senso dell’appello è stato illustrato in apertura da Giorgio Cremaschi che ha messo in guardia dalle derive anticostituzionali in materia politica, sociale e di politica militare/internazionale che l’esecutivo Draghi sta realizzando senza incontrare le dovute resistenze.

Un appello che un bellissimo intervento di Moni Ovadia ha declinato anche sul piano della ricostruzione di una identità e di un pensiero forte da contrapporre all’egemonia di chi consegna l’umanità, l’ambiente e la stessa democrazia nelle mani di poteri forti che ne hanno fatto carta straccia.

Guido Lutrario ha valorizzato la riuscita e il senso della giornata nazionale del No Draghi Day che ha visto manifestazioni in una trentina di città, ma ha anche incrociato il senso della mobilitazione con la fotografia di un paese “danneggiato” in profondità emerso dall’ultimo rapporto del Censis.

La deputata Simona Suriani si è messa a disposizione di questa battaglia contro Draghi Presidente della Repubblica anche e perché le sedi democratiche ormai sono state svuotate da ogni possibilità e significato.

Un allarme ripreso anche da Giovanni Russo Spena che ha auspicato la costruzione di un terreno di incontro comune per le forze della sinistra che si oppongono all’attuale quadro autoritario. Fabiola Bravi si è soffermata sulle misure contenute nel Pnrr e nella Legge di bilancio approntati dal governo Draghi e sul loro segno antisociale, mentre il prof. Guido Ortona ha insistito sulla necessità di entrare apertamente in campo con proposte di alternativa alle misure imposte dal governo.

Giuliano Granato ha invitato a respingere la strettoia in cui vorrebbero costringerci sulle elezioni del Presidente del Consiglio con il solito giochetto “se non volete Berlusconi beccatevi Draghi”. E’ un gioco che va rotto, anche avanzando una nostra proposta per la Presidenza della Repubblica da far crescere magari nella società più che nelle stanze parlamentari. Il governo procede ma è evidente che hanno un timore crescente sulle impossibilità di procedere con una governance che alimenta le disuguaglianze sociali.

Nicoletta Dosio ha testimoniato concretamente il segno della deriva autoritaria in corso soffermandosi sulla incredibile forzatura politica e giudiziaria sul caso di Emilio, storico militante No Tav arrestato e in attesa di essere estradato in Francia.

Marta Collot ha sottolineato che, di fronte a quello che sul piano sociale ha messo in campo questo governo, immaginiamoci cosa metterebbero in campo con Draghi come presidente della Repubblica. In tal senso, anche di fronte al tentativo dei ricchi di mettersi al riparo con ogni mezzo dalla crescente ostilità sociale, va intensificato il conflitto sociale, anche alla luce della giornata di lotta del No Draghi Day.

Tirando le conclusioni, Chiara Pollio, ha in qualche modo dichiarato che con l’appello e l’assemblea di ieri il dado è tratto e adesso occorre costruire e prendersi tutto lo spazio necessario per una azione politica anche su questo terreno. La proposta è quella di una mobilitazione a gennaio quando il dibattito sull’elezione del Presidente della Repubblica comincerà a delinearsi apertamente.

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