Menu

Centocelle. Azione di denuncia degli spazi abbandonati, arriva la Celere

Nei mesi successivi alla prima ondata di pandemia, il settore studentesco in città ha dimostrato un’elevata propensione al conflitto politico, nel pieno delle rivendicazioni per un diritto allo studio e all’istruzione da garantire anche in situazioni extra-ordinarie come quelle odierne.

Gli studenti medi e universitari, riuniti nelle varie organizzazioni, movimenti e collettivi romani, sono anche stati in grado di allargare la rosa delle rivendicazioni, inserendo i propri interessi all’interno di un quadro più ampio che sapesse includere elementi come la casa, i trasporti, la salute, tutti ovviamente in stretta connessione nel momento in cui ci si batte sul terreno proprio della politica per una vita degna di essere vissuta, sulla spalle di nulla e di nessuno.

Le ultime azioni sono state una serie di occupazioni simboliche, “lampo”, di denuncia di una serie di spazi abbandonati in città, come la scuola Parini a Montesacro, il Lucernario in città universitaria, l’ex stazione Trastevere.

Il filo rosso è quello dell’incapacità, o della mancanza di volontà, delle amministrazioni su tutti i livelli di utilizzare l’ampio patrimonio pubblico a disposizione (ancora per quanto?) per far fronte in primis alle emergenze in corso – mancanza di posti letto, di aule scolastiche, oltre alla cronica assenza di un piano di edilizia popolare per le fasce meno abbienti –; in secondo luogo, per far ripartire un piano di tutela di dei beni comuni che superi la sacralità dell’“interesse privato” su cui si basa il modello sociale e produttivo odierno.

Tuttavia, ieri mattina a Centocelle in una di queste azioni il Commissariato di zona ha pensato bene di intervenire con un nucleo del reparto mobile, suscitando la protesta degli oltre trenta tra studenti e studentesse, lavoratori e attivisti del quartiere, che immediatamente hanno convocato una partecipata assemblea nel pomeriggio per sottolineare, sì, l’ennesima scelta a dir poco antipopolare delle forze dell’ordine, ma soprattutto il continuo del percorso di lotta intrapreso.

Come scritto nel comunicato che vi riportiamo al termine di queste righe, l’azione all’ex “Teatro nuovo pianeta” aveva l’obiettivo di “denunciare da una parte lo stato di pericolosità e incuria in cui versa lo stabile (sul quale rende dal 2012 un DD di demolizione e oggetto, solo quest’estate, di due incendi con relativi fumi tossici), dall’altra la presenza di molteplici spazi, pubblici e privati, che una politica attenta avrebbe da subito riorganizzato per fare fronte alla crisi economica e pandemica in corso”.

Pura azione politica dunque, nel pieno del termine in quanto messa in moto di interessi di classe per la difesa, o la costruzione, di una precisa visione di mondo, alternativa al fallimento di quella capitalistica.

Senza nessuna illusione sul ruolo che avranno, contro il cambiamento, le forze della reazione.

*****

Nuovo Pianeta, sempre la stessa storia

Oggi studenti, lavoratori e abitanti di zona sono entrati simbolicamente all’ex Teatro Nuovo Pianeta per denunciare da una parte lo stato di pericolosità e incuria in cui versa lo stabile (sul quale rende dal 2012 un DD di demolizione e oggetto, solo quest’estate, di due incendi con relativi fumi tossici), dall’altra la presenza di molteplici spazi, pubblici e privati, che una politica attenta avrebbe da subito riorganizzato per fare fronte alla crisi economica e pandemica in corso ormai da un anno.

La risposta è stata celere e spropositata a riprova della linea intrapresa con lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo e i tentativi del distacco delle utenze alle occupazioni abitative.

Gli spazi ci sono, eppure le giunte che si sono susseguite al comune alla regione, il Prefetto e il Governo tacciono, troppo impegnati a difendere con leggi, scudo e manganello il profitto di pochi, a discapito della sanità, dell’istruzione, della cultura, dello sport e delle potenzialità di reddito e lavoro che il patrimonio pubblico rappresenta.

La metropoli non deve più essere considerata una merce da spartire tra mafie, palazzinari e aguzzini di ogni risma. A partire dal Parco Somaini, nel quale è situato l’ex Nuovo Pianeta, da anni a rischio cementificazione per la costruzione annunciata dell’ennesimo eco mostro-centro commerciale.

È difficile pensare quindi ad un simbolo più evidente della gestione delle Istituzioni dei beni comuni, dell’ambiente e delle nostre vite.

La Resistenza è Vita. La violenza è l’abbandono.

Noi Restiamo

Osa

Collettivo BdN

Leggi anche: Roma. Il mondo della Raggi: commissariati al posto di scuole

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *