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Roma. Sgombero del campo rom alla Monachina. Canitano: “Più che uno sgombero è una deportazione”

Questa mattina stanno sgomberando il campo rom della Monachina, sulla via Aurelia. La motivazione – buona negli intenti ma fallace nella pratica – è che il Campidoglio vuole superare le “strutture ghettizzanti”. Il problema è che oltre gli sgomberi dei campi c’è poco o niente.

Nel campo, dopo che era stato annunciato lo sgombero per oggi, sono rimaste una settantina di persone, tutti rom. Tra quelli rimasti in pochi hanno firmato il Patto con il Comune. Bisognava firmarlo due volte, ed era riservato a chi ha i documenti in regola, per avere la promessa di una casa per 18 mesi . E dopo? Al Comune non sembra interessare.

Sul posto da questa mattina presto c’è la candidata sindaca di Potere al Popolo Lisa Canitano che ha raccontato passo passo tutti gli eventi della mattinata.

È arrivato il blindato. I poliziotti scendono per trascinarli fuori. Non possiamo fare niente se non raccontare. La sindaca è venuta, ha fatto l’ intervista che loro sono a posto con la coscienza e se ne è andata. Non è rimasta a vedere quando arrivava la polizia” racconta Lisa Canitano, sottolineando come “Tutti noi potremmo trovarci come gli abitanti del campo della Monachina stamattina. Perché veniamo licenziati, perché non abbiamo i soldi per curarci, perché ci troviamo coinvolti in una questione legale e non abbiamo i soldi per difenderci. In una società che dimentica che “tutti” siamo persone nessuno è al sicuro. Non pensiamo di essere immuni. Il vento cambia in un attimo”.

 

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