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Roma. Le cose che mancano sotto l’albero. Giovedi conferenza stampa sulla casa

“Popoli e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione”, queste le parole di Gualtieri;
“Riqualificazione dei quartieri popolari”, queste le parole di Zingaretti;
“Sgomberi, sfratti, pignoramenti, residenze negate a causa dell’articolo 5, freddo che fa morire, violenza al posto dell’accoglienza”: questa la realtà.

In piazza Venezia l’amministrazione comunale ha piantato un albero di Natale con intorno i regali auspicabili per una città migliore, più inclusiva e rispettosa dell’ambiente e dei diritti. Un messaggio incompleto però, e soprattutto non realistico, a guardare i fatti per come si stanno dipanando.

Le minacce nei confronti degli spazi sociali e abitativi occupati, le esecuzioni dei procedimenti di sfratto e pignoramento, il difficile accesso alla residenza e al permesso di soggiorno, il diritto allo studio lesionato da una gestione della pandemia a dir poco approssimativa, il tentativo di restringere gli spazi di democrazia e partecipazione, la denuncia e la repressione del conflitto sociale come se fosse una forma di associazione a delinquere.

In questi giorni si stanno susseguendo confronti serrati tra il movimento per l’abitare, il sindacalismo di base, le realtà sociali della città con le amministrazioni regionali e comunali, con lo sguardo attento e per niente sereno della Prefettura e della Questura di Roma.

In questi incontri si discute di sgomberi e di emergenza abitativa, ma non solo. Si affronta anche il futuro di una città che troppo spesso è considerata un prodotto finanziario e un mercato, dove la cancellazione dell’edilizia popolare sta creando un vero disastro in termini di disagio sociale ed economico.

Le grandi trasformazioni legate ad eventi come il Giubileo o la candidatura ad Expo 2030 non faranno che aumentare il divario tra chi farà profitti su questo e chi la vive, fino ad arrivare alla totale inaccessibilità dei più poveri ad un’abitazione e una vita degna.

Il cosiddetto housing sociale, a dispetto del nome suggestivo, nasconde la completa privatizzazione dell’abitare, tra vendita del patrimonio pubblico e politiche alloggiative pubbliche sempre più escludenti delle fasce sociali più deboli.

Di fatto, anziché discutere di un piano straordinario sostenuto da risorse certe, si continua ad affrontare il tema della città pubblica sempre in forma emergenziale. Anche l’inverno che arriva puntuale ogni anno viene affrontato nello stesso modo, in ritardo e collocando davanti la parola fredda il termine magico emergenza. Una modalità che favorisce deroghe e malaffare.

Per questo non siamo disponibili a tenere chiuse nelle stanze del Campidoglio e della Regione Lazio le questioni che ci vengono sottoposte, le minacce di sgomberi previsti già da gennaio 2022, le pressioni costanti per realizzare censimenti forzosi e affrettati negli stabili occupati, la vaghezza con la quale si dipinge la possibilità di replicare la positiva soluzione Caravaggio anche per le duecento famiglie delle occupazioni di Torrevecchia e viale delle Province.

Nello stesso modo in cui abbiamo fatto in quell’occasione, invitiamo tutta la città a farsi parte interessata e contraente nel chiedere conto alle amministrazioni del modo in cui intendono “accompagnare e gestire” le esperienze che fughe in avanti rischiano di creare. Come, ad esempio, costringere centinaia di famiglie a lasciare il tetto che le ha protette fino ad oggi entro il prossimo mese di maggio senza nemmeno tenere conto dell’anno scolastico in corso, né tantomeno della pandemia in corso.

A tutto questo si aggiunge l’inadempienza su una serie di impegni presi sui piani di zona, sulle dismissioni degli enti, sulla sanatoria e sulla gestione delle case popolari. Qui è soprattutto la Regione Lazio a dover svolgere un fondamentale ruolo, anche aiutando un’amministrazione comunale appena insediata a non ripetere gli errori di chi l’ha preceduta. Come dire va bene che siete arrivati ora, ma cerchiamo di iniziare bene.

È necessario a questo punto un atto pubblico.

Quindi giovedì 15 alle ore 14 faremo una conferenza stampa in piazza San Marco per illustrare lo stato dell’arte ed il nostro punto di vista. Successivamente depositeremo sotto l’albero di Natale in piazza Venezia gli impegni che mancano per fare sì che la città di sotto non sprofondi sempre di più ed il divario sociale diventi irreversibile.

Giovedì 16/12 h.14
conferenza stampa a Piazza Venezia.

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