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Roma. Il “decoro” è l’altra faccia della repressione. Per una città più inclusiva

È notizia di questi giorni che alcuni militari avrebbero circondato una persona senza dimora per farlo allontanare dalla stazione Termini, il tutto dopo le recenti azioni dei vigilantes che hanno vietato ai volontari di portare da mangiare a persone in difficoltà che si trovavano in stazione.
Atteggiamenti inaccettabili, che ci raccontano una realtà della gestione del centro città che criminalizza la povertà tramite misure repressive a tutela del “decoro”.

La situazione delle persone senza dimora, a Roma come in tutta Italia, è drammatica e strutturale. Dagli ultimi dati che abbiamo a disposizione, in Italia più del 60% dei senzatetto vive nelle aree metropolitane, e la parte del leone la fanno ovviamente Milano e poi Roma, che “ospita” circa il 15% di tutta la popolazione nazionale, per un totale di circa 8000 persone – numeri che non tengono conto né dell’impatto della pandemia- né dell’incombente situazione di disagio che si verificherà con le migliaia di sfratti e sgomberi che si annunciano nel 2022.

Per altro, la situazione dei servizi alle persone senza dimora di Roma fa registrare un pessimo record negativo: mentre ha un numero di senza casa pari all’incirca alla metà di quelli di Milano, i servizi a disposizione sono meno della metà (700 circa contro 200).

Parallelamente, la gentrificazione e la Roma “città vetrina” si abbattono prima di tutto sulle fasce più fragili, con atti come la “pulizia” dei marciapiedi di Termini (per non far dormire le persone). Il Daspo urbano lanciato dall’ex ministro Minniti è un provvedimento che nega l’accesso alla città a chi non rientra nel circuito del profitto, criminalizzano la marginalità e impongono una gestione tutta securitaria delle zone centrali.

Il Comune negli anni ha risposto reprimendo ed esternalizzando la gestione del fenomeno presso associazioni di volontariato, che, per quanto si impegnino in un lavoro di assoluta importanza e di solidarietà, non pensiamo possa costituire la soluzione del problema: a un problema sistemico non si risponde con la buona volontà dei cittadini, ma con un intervento delle istituzioni a tutela delle fasce più deboli.

L’anno scorso eravamo a Piazza Vittorio in risposta alla vergognosa petizione per il “decoro urbano” contro i senza dimora che occupavano e occupano i portici della piazza. È purtroppo un appuntamento di ogni inverno, e anche quest’anno ahimè l’accaduto di questi giorni ci chiama a prendere una posizione di netta opposizione.

Bisogna mettere a disposizione allora i grandi edifici sfitti e in disuso della Capitale come le tante caserme chiuse per dare un alloggio a chi non ce l’ha; bisogna costruire una filiera dell’intervento che sia in mano pubblica, che impieghi lavoratori assunti a tempo pieno, con contratti a tempo indeterminato e retribuzioni dignitose. Bisogna prevedere programmi di reinserimento lavorativo e di assegnazione di case popolari. Bisogna che il servizio sanitario venga adeguatamente fornito di mezzi e strutture per prendersi in carico le persone in stato di bisogno, specie durante l’inverno.

Saremo quindi venerdì 4 febbraio alla stazione Termini alle ore 16:30 (piazza dei Cinquecento) per denunciare tutto questo: per una città più inclusiva, per un amministrazione comunale presente e che non si nasconda dietro volontariato e forze dell’ordine, che non nasconda più le marginalità sotto il tappeto ma le affronti, senza criminalizzare i più poveri ma ridando loro dignità.

Potere al Popolo Roma
Movimento per il diritto all’abitare
ASIA USB Roma

 

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