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Unione Popolare Lazio rilancia l’alternativa alla giunta Rocca

Si è svolta ieri mattina, presso il Cantiere a Trastevere, l’assemblea pubblica di Unione Popolare Lazio. Il primo appuntamento regionale dopo le elezioni dello scorso febbraio ha visto la stanza piena e la lista di interventi portare nella discussione tante voci e bisogni diversi, uniti dalla necessità di una alternativa politica.

Partiamo dallo striscione che ha accompagnata tutto l’incontro: Lazio terra di pace. Fuori dalla guerra, fuori dalla NATO. La scelta di queste parole da parte di Unione Popolare rende chiaro subito che il precipizio della guerra è un pericolo concreto e il nodo fondamentale su cui una reale forza di rottura deve esprimere la sua differenza dalla classe dirigente attuale.

Il primo intervento di Rosa Rinaldi, che è stata candidata presidente alle regionali, ha sottolineato come Unione Popolare stia continuando il suo percorso, mostrando come chi l’accusava di essere un semplice cartello elettorale ad uso e consumo deve ricredersi. La strada per il suo sviluppo è ancora lunga, ma il piano elettorale non esaurisce l’esperienza.

Il progetto politico deve confrontarsi con ciò che le elezioni hanno reso evidente: le forze politiche principali non rappresentano ampie fette della popolazione. Lo si vede nell’astensione, con solo un elettore su tre che si è recato alle urne nel Lazio.

Non ci sono percorsi unitari disegnati a tavolino né scorciatoie elettorali per recuperare alla politica i settori popolari e gli abitanti delle periferie. Solo lo sviluppo del conflitto e la costruzione di organizzazione tra e degli sfruttati, sui vari versanti della lotta di classe, consente di tornare a pesare sugli indirizzi politici generali del paese e della regione.

L’esempio che viene dalla Francia, di un’opposizione sociale diffusa che rifiuta ogni sorta di compatibilità con le scelte reazionarie del governo, è stato ricordato da più interventi. Una rappresentante della stessa France Insoumise è intervenuta all’assemblea, ricordando come Unione Popolare sia l’unica forza politica che ha espresso solidarietà alle proteste oltralpe.

Insomma, Unione Popolare continua ad esistere, nonostante tutto. Esiste, come è stato detto, in controtendenza e su punti di rottura chiari rispetto a un modello che corre verso il disastro militare e ambientale. E non può che farlo come forza indipendente dal centrosinistra, tra i principali fautori della macelleria sociale degli ultimi decenni, esprimendo solidarietà alle lotte esistenti, ma anche facendosi protagonista di esse cercando internità al conflitto di classe.

Beatrice Gamberini, candidata capolista alla tornata elettorale di febbraio e coordinatrice nazionale di Potere al Popolo, ha tirato le conclusioni a partire da questa consapevolezza. Nel suo intervento ha unito con un filo rosso le tante lotte che si stanno sviluppando in tutta Europa, che però stentano a generalizzarsi anche in Italia.

La cosa che emerge con evidenza da queste rivendicazioni è come i conflitti sociali si spostino immediatamente sul piano politico, perché nella crisi i margini di contrattazione sono erosi. In questo quadro le opportunità di un campo alternativo per raccogliere forze nuove tra chi non ha rappresentanza diventa chiaro, ma come più persone hanno sottolineato non bastano comunicati e solidarietà. Serve rilanciare l’iniziativa politica.

Per questo Unione Popolare Lazio non ha concluso la giornata con sole parole, ma proponendo anche due momenti di mobilitazione. Il 6 maggio prossimo, contro l’autonomia differenziata, contro le disuguaglianze territoriali e la continua privatizzazione dei servizi, e il 2 giugno per un anniversario antimilitarista della nascita della Repubblica.

Il passaggio intermedio della manifestazione lanciata per il 28 aprile dal movimento rifugiati napoletani e dai sindacati conflittuali dovrà diventare uno snodo per rafforzare l’opposizione e Unione Popolare Lazio in vista di quelle date. L’assemblea è stato un punto di inizio di questo percorso, o forse meglio dire di ri-inizio dopo e oltre le elezioni… e come si suol dire, “buona la prima”!

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