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Roma. Occupato il liceo Albertelli

Noi studenti del Collettivo Pilo Albertelli, dopo un anno molto difficile e dopo una decisione presa a seguito di un ragionamento collettivo abbiamo deciso di occupare la nostra scuola in data 9/11/2023, sia per stabilire pubblicamente la nostra posizione sulla situazione attuale del nostro liceo che per avanzare proteste più ampie, continuando un percorso che portiamo avanti da anni.

Più volte siamo stati accusati di essere colpevoli del declino del nostro liceo poiché negli ultimi anni, a seguito di eventi molto gravi, abbiamo alzato la testa e denunciato ciò che accadeva, ma la reale responsabilità è di chi ha permesso che queste situazioni si presentassero e si aggravassero nel nostro istituto.

La nostra intenzione con questa occupazione non è quella di gettare ulteriori ombre sulla reputazione della nostra scuola, ma di esprimere le nostre legittime preoccupazioni e i disagi che coinvolgono l’intera comunità scolastica.

Uno dei principali motivi della nostra protesta riguarda la costante instabilità all’interno dell’istituto, derivata dai continui scontri tra la presidenza e il collegio docenti: la conseguenza è un clima d’incertezza che influisce negativamente sul nostro ambiente.

Abbiamo riscontrato molte problematiche concrete nel nostro istituto, a partire dalla questione DSA-BES (Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Bisogni Educativi Speciali) verso la quale percepiamo un evidente approccio superficiale e discriminatorio, che ha portato alla maggior parte dei nulla osta avuti dal 2022 in poi.

Purtroppo molti di noi hanno assistito a commenti inappropriati e inaccettabili rivolti da parte dei docenti agli alunni con disabilità: questo è un atteggiamento che non possiamo tollerare, poiché riteniamo che ciascuno studente debba ricevere un trattamento equo, rispettoso e inclusivo.

La diversità è un valore che dovrebbe essere promosso e celebrato nella nostra istituzione educativa, e confidiamo nella possibilità di intraprendere misure per aumentare la sensibilizzazione e la formazione all’interno del personale scolastico su questo importante tema.

Inoltre riteniamo che i viaggi di istruzione e tutte le iniziative didattiche debbano essere modificate su misura di ogni studente e rese economicamente accessibili affinché nessuno venga impossibilitato dalle esperienze formative fornite da questo istituto.

Vi è inoltre un’inefficienza evidente riguardo alla gestione delle ore di PCTO svolte, che non risultano correttamente documentate nei fascicoli degli studenti.

Denunciamo anche gli evidenti problemi legati all’edilizia che, sebbene siano per lo più di responsabilità della provincia, devono essere risolti con urgenza (es. bagni, classi pollaio, mancanza di una rampa per disabili, mancanza della palestra, intonaco cadente ecc.).

Oltre alle questioni sopracitate, non possiamo tralasciare l’evidente deterioramento delle relazioni tra professori e studenti.

La disattenzione di alcuni professori riguardo il disagio psicologico degli studenti e la continua pressione sulle valutazioni causano una situazione di stress e competizione che ha portato conseguenze molto gravi sulla salute mentale degli alunni: siamo stanchi di una scuola che dà importanza alla valutazione senza curarsi dell’approfondimento.

Pretendiamo che tutte le persone coinvolte lavorino insieme per ripristinare un clima di fiducia e collaborazione all’interno della scuola; è pertanto necessario un impegno serio da parte della presidenza, del corpo docenti e da parte dell’USR che nonostante i numerosi richiami ha deciso di chiudere gli occhi e di abbandonare una situazione molto critica e delicata per secondi fini che vanno contro gli studenti.

È nostra volontà intendere questa protesta come un punto di partenza per un dialogo aperto e costruttivo, al fine di migliorare la nostra scuola e garantire un ambiente di apprendimento più positivo e inclusivo.

Perciò terremo durante l’occupazione corsi formativi che l’istituzione non propone, con l’intento di approfondire delle tematiche fondamentali per gli studenti trascurate nell’ambiente scolastico.

Tuttavia siamo coscienti che la situazione in cui si trova la nostra scuola non sia un caso isolato e strettamente interno: è bensì la conseguenza di un governo e di un Ministero dell’Istruzione E DEL MERITO, che creano da sempre, e da quest’anno più che mai, disagi e disparità, alimentando l’idea che esistano studenti di serie A e studenti di serie B e non tenendo conto che la concezione di “merito” esiste solo dal momento in cui il punto di partenza è comune a tutti.

Sono infatti molteplici le dimostrazioni di quanto in questo paese ci siano tantissime categorie penalizzate, e di come questo problema venga sempre arginato piuttosto che sradicato: vediamo un esempio lampante negli studenti di seconda generazione o stranieri, a cui non vengono garantiti diritti fondamentali e strumenti adeguati a usufruire realmente dell’istruzione pubblica.

In un periodo in cui ai giovani non è concesso prendere parola, noi alziamo ancora di più la voce e finché non saremo ascoltati continueremo a ribadire che la scuola deve essere una priorità in cui investire.

Non tolleriamo che i fondi pubblici siano indirizzati al finanziamento di armi e di guerre che vedono all’ordine del giorno giochi di potere al prezzo di vite di civili.

Proprio per questo non possiamo lasciar cadere un velo sulle persecuzioni che avvengono da decenni in Palestina e che stanno sfociando in un vero e proprio genocidio; tutto questo ai danni di donne, bambini, uomini e nostri coetanei le cui scuole vengono bombardate quotidianamente e a cui mandiamo un abbraccio solidale.

Proprio questi ci spingono a rendere la nostra occupazione anche un grido più forte e generale, per dare voce a tutti gli studenti che in questo momento subiscono guerre e occupazioni militari.

Infine, siamo decisi a non fermare la nostra protesta qui e ad incanalare la nostra rabbia nelle piazze, in particolare quella del 17 novembre in occasione della giornata Mondiale dello Studente, per riprenderci in mano il nostro presente ed il nostro futuro.

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