Flash mob al Miur, vogliamo educazione alla sessualità e all’affettività. Costruiamo una nuova società!
Sabato 16 novembre assemblea pubblica e aperta di confronto, verso la manifestazione nazionale di sabato 23 contro la violenza di genere a Roma
Il 31 ottobre eravamo sotto al Ministero dell’Istruzione e del “Merito” con una presenza importante e variegata per costruire un muro tra noi e la violenza della società.
Eravamo studentesse e studenti che da settimane si agitano e portano avanti raccolte firme nei loro Istituti, lavoratrici e lavoratori del mondo della scuola precari, che ieri erano in sciopero.
Eravamo in piazza come equipe di ginecologhe, personale socio-sanitario, educatrici, psicologhe, pedagogiste, che da più di un anno portano avanti e organizzano iniziative e percorsi di educazione alla sessualità e all’affettività dentro le scuole e nei quartieri popolari, ma eravamo anche tante singole, attiviste, genitori, donne, ragazze e libere soggettività delle borgate, collettivi studenteschi e realtà politiche, sociali e sindacali.
Da una parte del muro ci siamo noi. Chi rivendica il diritto alla vita di Aurora, cessata a soli 13 anni, di Michelle, a 17 anni, e di tutte le donne e le libere soggettività che ogni giorno rischiano di essere ammazzate, molestate o discriminate.
Quindi ribadiamo chiaramente: l’educazione alla sessualità deve essere garantita in ogni istituto, ma non vogliamo un’educazione fantoccio per lavare le coscienze delle Istituzioni.
Vogliamo degli strumenti che incidano realmente sulla scuola pubblica e sulle condizioni dei nostri quartieri, come un primo passo, e non come unico obbiettivo, nel contrastare la violenza di ogni genere prodotta dall’attuale società malata.
Da questa parte ci sta chi vuole costruire un altro modello di società, dove i luoghi del sapere e dell’istruzione siano realmente finalizzati al formare ed emancipare le studentesse e gli studenti.
Dall’altra parte del muro troviamo la società della violenza, delle discriminazioni, dell’individualismo, della prevaricazione, dell’imbarbarimento culturale e sociale, dello sfruttamento e della guerre.
Alimentata dal governo meloni e dal Ministro Valditara, con le loro politiche di smantellamento del sociale e i loro provvedimenti in merito alla scuola pubblica a partire dall’educazione alle relazioni con forze dell’ordine, influencer, avvocati e “associazioni” (immaginiamo con un occhio di riguardo verso quelle anti-scelta, detti pro-vita, che qualche giorno fa stavano in senato).
Affiancata da altri provvedimenti e azioni come la schifosa risoluzione “Anti-Gender”, il mancato stanziamento di fondi per progetti sulla sessuo-affettività, ed infine le vergognose linee guida di educazione civica incentrate su “impresa” e “patria”.
A seguito di questa classe politica troviamo chi organizza percorsi di PCTO all’insegna del sessismo e dell’uso del manganello con le forze dell’ordine, come abbiamo visto pochi giorni fa a Genova.
Ma soprattutto dietro di loro vediamo chi ha reso possibile tutto ciò negli ultimi anni, iniziando il progetto di distruzione della funzione della scuola pubblica, purtroppo già da molto prima del Governo Meloni.
Tutto ciò non può rimanere inascoltato. Gli episodi di violenza, abusi e femminicidi sono all’ordine del giorno e sono anni che studenti, lavoratrici e le comunità educanti mostrano di volere l’educazione alla sessualità e all’affettività inserita in maniera strutturale del sistema scolastico.
Non si può più aspettare, ci vediamo sabato 16 per un’assemblea pubblica di discussione e il 23 novembre alla manifestazione nazionale a Roma chiamata da Non Una Di Meno contro la violenza di genere.
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