Ieri siamo stati alla porta di Mirafiori per portare un messaggio ai lavoratori e alle lavoratrici della FCA.
Il prestito miliardario a FCA è il passaggio attraverso il quale si va a chiudere entro il prossimo anno la fusione con PSA, ma dopo le prime polemiche fittizie non se ne parla quasi più. Forse proprio per lo stretto rapporto che intercorre tra quel prestito e quella fusione, che viene spacciata come utile e necessaria per rafforzare FCA. Noi non pensiamo però che questo rafforzamento avverrà, anzi pensiamo che quella fusione sia in realtà una svendita di FCA ai francesi.
Lo stato francese infatti è nel capitale di Peugeot proprio per difendere gli stabilimenti francesi. Da questo punto di vista, delle due l’una: o facciamo anche noi come i francesi, e allora salta il “matrimonio” tra i due gruppi industriali, oppure accettiamo la fusione senza intervenire nel merito delle scelte industriali di ex FIAT, e quindi i licenziamenti ce li becchiamo noi.
L’alternativa è una sola, e si chiama nazionalizzazione: chi potrebbe infatti sviluppare l’infrastruttura adeguata su tutto il territorio nazionale per la ricarica dei veicoli elettrici, se non direttamente lo stato? Ed è ovvio che finché questa innovazione in Italia sarà relegata alla produzione simbolica della 500 elettrica tutto questo non avverrà; ma nello stesso tempo, per ampliare la gamma occorre appunto che gli investimenti in questa direzione li faccia lo stato, per supportare però la produzione dell’industria italiana in quanto tale.
Perché altrimenti nel settore europeo dell’auto l’Italia ormai è solo subfornitrice, e la svendita di FCA sancirebbe definitivamente questa subordinazione, con le conseguenze inevitabili per gli stabilimenti italiani.
La lotta non è tra lavoratori e lavoratrici francesi contro lavoratori e lavoratrici italian*, anzi è una lotta comune contro la competizione economica e la rigida divisione del lavoro all’interno dell’Unione Europea.
Chi ha detto infatti che questo sia l’unico quadro in cui l’Italia possa avere un ruolo nella transizione ecologica? La stessa dinamica capitalistica è molto più articolata di quanto risulti appiattendosi sugli interessi del capitale tedesco o di quello francese.
Comunque, oggi si tratta intanto di lottare qui ed ora contro la deindustrializzazione imposta all’Italia dai rapporti interni all’UE e dalle multinazionali.
La partita si gioca in questi mesi, non ci sarà un secondo tempo: bisogna opporsi al prestito miliardario per FCA e quindi schierarsi apertamente contro la fusione con PSA, perché non garantisce un futuro a lavoratrici e lavoratori nel nostro paese. E bisogna mettere in campo con forza, in alternativa, l’ingresso del capitale pubblico italiano in FCA, sul versante della salvaguardia dell’industria nazionale.
Potere al Popolo ieri è stata ai cancelli di Mirafiori con un volantino in cui sviluppiamo questo ragionamento, ed uno striscione che rilancia sulla necessità di nazionalizzazioni vere, anche per ex Ilva ed Alitalia, a proposito di aeronautica come altro comparto industriale nel torinese.
Come sappiamo bene, il momento è molto difficile, si è ripreso a lavorare forzando sui tempi di una fine dell’emergenza che non è affatto ancora compiuta. Tuttavia, chi entrava ed usciva oggi dalle carrozzerie di Mirafiori capiva bene che parlavamo del loro presente e del loro futuro; spesso accettava il volantino, a volte si fermava a leggere o, in qualche caso, a scambiare due parole, nonostante la stanchezza di un primo turno in fabbrica con il supplemento di fatica dovuto ai DPI.
È un buon inizio, torneremo presto davanti a quei cancelli: Agnelli, Bonomi, Conte, ma anche il sindacato confederale, hanno fatto troppo presto i conti senza l’oste.
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