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Val di Susa. Il movimento No Tav si appresta a resistere al governo

All’indomani dell’annuncio e dei giuramenti dei nuovi Ministri del Governo Meloni possiamo dire di trovarci di fronte a uno dei peggiori Esecutivi che la storia della Repubblica abbia mai partorito: nostalgici del fascismo, razzisti, xenofobi, anti-abortisti e guerrafondai della peggior specie che contano tra le proprie file vecchi militanti del MSI eletti a Presidenti del Senato anche con i voti della cosiddetta “opposizione”, ex presidenti di federazioni delle maggiori aziende produttrici d’armi nominati, sull’orlo della terza guerra mondiale, Ministri della Difesa.

Insomma, un governo di zombie che per quanto raccapricciante, non nasce dal nulla (anche perché alcuni di questi “nuovi” ministri, siedono in Parlamento e portano avanti gli interessi dei grandi capitali da oltre vent’anni) ma che è soprattutto l’esito di governi che hanno massacrato i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, peggiorando le condizioni di vita delle classi popolari e dei giovani: un centro sinistra che in materia di politiche economiche, repressione dei più deboli e guerra ai migranti ha inseguito in tutto e per tutto le destre, sia quando era al Governo da solo, sia quando si è unito nei grandi governi di unità nazionale come il Governo Draghi, con quegli stessi “fascisti” da cui, qualche mese dopo, prometteva di salvarci in cambio di qualche voto (per non parlare della vergognosa facciata “verde” che hanno provato a portare avanti in campagna elettorale, dove TAV, rigassificatori, inceneritori e passanti di mezzo sono stato innalzati a modelli di economia verde che avrebbero garantito migliaia di posti di lavoro).

Uno di questi mostri ha colpito la nostra attenzione ed è quello che è stato nominato ministro delle infrastrutture “con delega sui porti”, vale a dire il segretario della Lega Salvini. A nemmeno quarantotto ore dalla sua nomina Salvini infatti ha già dato indicazioni chiari su quali sono le priorità per il suo mandato: il ponte sullo stretto, la Gronda e l’Alta Velocità (in particolare nel Sud Italia). Se Salvini si fosse “dimenticato” della Torino- Lione, ci ha pensato tempestivamente il capo della delegazione italiana alla Commissione intergovernativa della Torino Lione Paolo Foietta che ha inviato subito un dossier sul tema al responsabile del Mit chiedendo un incontro, visto che entro la fine dell’anno l’Unione Europea dovrà decidere se confermare i fondi per la tratta nazionale tra Orbassano e Bussoleno. Un piano, secondo le stime di Foietta, coperto al momento da “solo” 66 milioni di euro, del tutto insufficiente per la portata mastodontica che l’opera richiede e che rischia, senza una copertura, sia di essere bocciato dal Cipes (nuovo nome del Comitato interministeriale per la programmazione economica) sia di vedere sfumare fantomatici contributi europei. Una mano sul cuore e una sul portafoglio (di fondi pubblici, è chiaro) e subito a inserire 200 milioni all’anno solo per la pianificazione del TAV nella prossima legge di bilancio, o saranno guai.

Ci ricordiamo benissimo le sue sgradevoli visite al cantiere di Chiomonte del 2019, quando sedeva in parlamento a con il Movimento Cinque Stelle, ma anche perché l’opera ci sembra perfettamente in linea con il modello di infrastrutture e di “mobilità sostenibili” che ha in mente questo Ministro: quello cioè delle grandi opere lasciate in mano alle infiltrazioni mafiose con un impatto ambientale devastante dal mare alle montagne (d’altronde stiamo parlando di una forza politica che in campagna elettorale vaticinava di un non ben specificato “nucleare pulito “a cui l’Italia dovrebbe aspirare).

Ma Salvini non è solo un grottesco ministro innamorato delle ruspe e dei cantieri: i decreti sicurezza che portano il suo nome quando era Ministro degli Interni e che si sono andati a sommare a quelli voluti dal PD, sono uno dei principali motivi per cui tanti No Tav, ma non solo, scontano misure repressive pesantissime. Un ulteriore tassello alla criminalizzazione del dissenso, alla perseguibilità come reati di tutta una serie di pratiche politiche e di conflitto che nascono in seno alle mobilitazioni sociali, politiche e agli scioperi sindacali. Vale la pena ricordarlo in tempi di repressione ferocissima e di maxi-processi.

Dall’altro lato quegli stessi decreti Sicurezza- Immigrazione fin dal titolo hanno portato avanti una guerra contro i poveri di questo mondo e coloro che emigrano da teatri di guerra e miseria che lo stesso Occidente contribuisce a creare. A cascata ne derivano le condizioni disumane in cui vengono trattati i migranti: da quando nella traversata verso le terre europee, vengono lasciati morire in mare o sotto la neve arrestando chi cerca di soccorrerli, a quando vengono rinchiusi in quelle prigioni che sono i CPR. La linea di questi decreti è stata attuata concretamente da Matteo Piantedosi, Prefetto fedelissimo di Salvini che oggi ricopre proprio il posto di Ministro degli Interni: due boia che hanno fatto a pezzi i diritti e la dignità dei dannati della terra e di chi si organizza quotidianamente per strappare condizioni di vita e di lavoro migliori.

Siamo quindi di fronte a un governo che, da un lato mantiene totalmente la fedeltà alla linea atlantista e alla Nato e dell’UE dei governi precedenti (rinnovando l’impegno bellicista nella guerra in Ucraina come negli altri conflitti che l’Occidente esporta quotidianamente senza riflettori), dall’altro attinge a piene mani a quel retaggio post- fascista e identitario dell’estrema destra che non lascia equivoci su quello che sarà l’indirizzo in materia di diritti civili e di repressione dei movimenti politici e sociali.

Se questo è lo scenario in cui saremo chiamati ad agire allora non possiamo che continuare a costruire l’opposizione sociale a questo Governo a 360° sul piano politico, sociale ambientale facendo nostri i valori della resistenza, dell’antifascismo e della difesa dell’ambiente.

In tempi di crisi economica e ambientale, di recessione e di inflazione al 9%, quando migliaia di famiglie e di giovani non sanno come arrivare a fine mese né come pagare le bollette, quando i tetti delle scuole e delle aule delle Università crollano, pensare di finanziare con 200 milioni all’anno un’opera come il TAV è semplicemente un furto. Se la scadenza dei fondi europei e la ricerca di una copertura economica che tanto preoccupa Foietta significano un’ulteriore accelerazione sui lavori non ci faremo trovare impreparati.

Ai nostri posti ci troverete per fermare questo treno, il modello di sviluppo che esso rappresenta e i boia che sono pronti a fare macelleria sociale sulla spalle di tutti noi.

ORA E SEMPRE RESISTENZA! AVANTI NOTAV!

 

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