Da mesi Liberu segue con attenzione, le vicende relative al progetto di trasformazione degli immobili dell’Ex Artiglieria, presenti a Punta Giglio, in struttura ricettiva con ristorante, foresteria con 20 posti letto e una piscina, eufemisticamente chiamato “rifugio di mare” con contorno di museo a cielo aperto.
A noi non piacciono gli eufemismi, e ci pare invece incontestabile l’azione devastatrice in atto nel SIC/ZPS di Punta Giglio, perla incontaminata del parco di Porto Conte, camuffata da operazione ambientalistica e sostenuta da burocrati la cui interpretazione delle norme di salvaguardia, scritte nero su bianco in forma chiarissima, farà sparire Punta Giglio sia come bene comune che come perla incontaminata.
Già da febbraio denunciavamo la nostra contrarietà nel prendere atto della leggerezza con cui erano state concesse le autorizzazioni per tale progetto, a partire dal primo errore commesso nel 2017 dal Demanio, dagli uffici regionali e dal Comune di Alghero di inserire le strutture militari presenti in in un SIC/ZPS in un bando nazionale, lasciando alla società vincitrice l’onere di ottenere le autorizzazioni necessarie e agli enti preposti la responsabilità di rilasciarle.
A marzo abbiamo realizzato a Porto Ferro una iniziativa molto partecipata sul caso. Insieme a competenti e partecipi relatori, abbiamo voluto ripercorrere la storia della nascita del Parco, parlare di come sia possibile una gestione virtuosa degli stessi, aprire un dibattito sul significato di ambiente e paesaggio e sul risvolto che possono generare, dal punto di vista socio economico se pensati e vissuti in termini di risorsa delle comunità e non di speculazione privata e di rapina.
Proprio in quella giornata il neonato Comitato “Alghero per Punta Giglio” iniziò la raccolta di firme di cittadini contrari al progetto, con l’obiettivo di informare e coinvolgere più gente possibile, e chiedere lo stop dei lavori. Il Comitato forte dell’indagine minuziosa e articolata su normative, regolamenti e piani di gestione condotta da esperti professionisti, recentemente ha inviato un fascicolo all’attenzione della procura.
Fino ad allora sono state poche, flebili e giustificatorie le prese di posizione da parte dei politici locali e della politica sarda in genere.
Dopo tante insistenze e richieste formulate da più parti, finalmente si è svolta l’assemblea del Parco che coincide con il consiglio comunale di Alghero.
Ciò a cui abbiamo assistito nella diretta sul canale internet del Parco ci ha indignato per il comportamento del Presidente, che ha minacciato querele a chi critica su internet l’operato del Parco e denigrato una consigliera in quanto animatrice del comitato che si oppone al progetto, senza per altro darle la possibilità di replica.
Ma ancor più grave dal punto di vista politico è quanto emerso per voce del direttore che, dopo aver ripercorso l’iter della vicenda, difeso e fatto proprio il progetto “rifugio di mare”, incalzato da un consigliere, ammetteva che il Piano di Gestione del Parco di Porto Conte, era stato istruito ed approvato alla fine del 2020 senza la discussione assembleare tanto che i consiglieri neanche lo conoscevano.
Inoltre nel Piano di Gestione non è stato inserito il progetto “rifugio di mare”, e la Valutazione di Incidenza Ambientale del progetto è giudicata dall’I.S.P.R.A. come fortemente carente e imprecisa nella fase istruttoria in merito ai punti fondamentali delle normative regionali italiane ed europee.
Il potere spesso si esprime con arroganza e supposta onnipotenza.
Di fronte a questo vulnus statutario e posto che le norme prevedono che i progetti di intervento in area SIC/ZPS debbano essere discussi alla presenza dei cittadini e di tutti i portatori di interesse, pensiamo che lo stesso Piano sia da ritenersi giuridicamente nullo, così come nulli debbano essere dichiarati gli atti autorizzativi precedenti e successivi, e rinnoviamo l’invito di dimissioni di chi ha dimostrato di non essere in grado di onorare i compiti per i quali è stato nominato.
Come denunciato in altre occasioni, una classe politica avulsa dal confronto con un mondo che cambia, incapace di progettare altro che non sia l’affidamento di beni pubblici a privati e la cementificazione delle coste, ha in questo momento nelle sue mani il futuro della Sardegna e del popolo che ci vive 12 mesi all’anno.
Un popolo che chiede politiche di salvaguardia, conservazione di bellezze naturali ed economie relazionate al territorio e a misura d’uomo. Un popolo che chiede a gran voce di abbandonare i Piani e le Misure che trasformerebbero altre parti della Sardegna da universo di bellezze naturali in discarica a cielo aperto.
Grazie a questa classe politica noi Sardi ci ritroviamo sempre più poveri e con territorio in meno a disposizione delle nostre intraprese, e sempre di più sfruttato da operatori senza scrupolo alcuno.
Con forza Liberu continuerà a ribadire a piena voce “Custa terra est sa nostra” promuovendo e partecipando alle battaglie per la difesa del territorio e sostenendo le associazioni e comitati che in tal senso si muovono.
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