Non si accontentano più dell’esenzione dall’ICI e di batter cassa con i vari “per mille alla chiesa cattolica”. Ora i vescovi toscani chiedono pubblicità gratuita sui canali televisivi pubblici, per le loro gite “spirituali”. E, quello che da sempre è nient’altro che un “ufficio stampa” dell’inquilino di turno al comune di Firenze, il TG regionale toscano, si affretta ad accontentarli: lo fa tanto più volentieri, ora che a comandare sono i boy scout cattolici che siedono a Palazzo Vecchio o in trasferta a Palazzo Chigi.
Così ieri sera, la cosiddetta “notizia di copertina” del TG3 toscano delle 19.30 è stata dedicata al viaggio del cardinale Giuseppe Betori e di altri nove vescovi in Terra Santa. Per far cosa? Per rilanciare i pellegrinaggi dei fedeli, in caduta precipitosa negli ultimi mesi, a causa, si dice, dei timori di attentati. Così, per sentirsi più sicura, la comitiva è stata ricevuta al Ministero del Turismo di Israele a Gerusalemme dal direttore generale Amir Halevi. Toscana Oggi, settimanale della conferenza episcopale toscana, scrive che il viaggio dei prelati è stato organizzato dalla Petroniana Viaggi, “vicina” all’arcidiocesi di Bologna, d’accordo con l’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo in Italia il cui direttore, Avital Kotzer Adari, ha sospirato che “un viaggio in questi luoghi riesce a regalare una esperienza irripetibile che arricchisce per sempre la vita di chi qui giunge e chi qui già si trova».
Da parte sua, Betori ha “annunciato la sua intenzione di sensibilizzare i vescovi italiani alla promozione dei pellegrinaggi nella consapevolezza che la loro riduzione è causata fondamentalmente dalla non facile situazione economica in Italia e dalle tensioni internazionali che danneggiano tutti”. Soprattutto gli affari della curia. Il calo dei pellegrini italiani in Terra Santa è stato infatti del 46% rispetto al 2014. Ancora Toscana Oggi scrive che “dappertutto si registra un sentimento di paura per il rischio di violenze, nonostante le rassicurazioni degli operatori e i racconti sereni di chi rientra. Don Mario Lusek, responsabile dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, assicura che “La Cei ha in agenda il rilancio. Il pellegrinaggio è un atto di amore e di carità”: per le casse del turismo israeliano e delle diocesi italiane. Pare infatti che quasi tutti i “pellegrinaggi” facciano capo ad agenzie di viaggi legate alla chiesa, che lamentano il calo vertiginoso di prenotazioni. All’Opera diocesana pellegrinaggi di Napoli parlano di una caduta da 500/600 a 150 pellegrini all’anno. A Bologna si registra un -60% e così pure all’agenzia dell’arcidiocesi ambrosiana, «Duomo viaggi» di Milano. Idem per la diocesi di La Spezia e per la “Brevivet”, tour operator delle diocesi di Brescia, Bergamo, Mantova, Cremona (-35/40%), o l’Opera diocesana pellegrinaggi di Lugano e della Compagnia di San Paolo.
Con afflato cristiano si specifica che “non sono in discussione la fede o le motivazioni personali – la Terra Santa resta una meta ambita dai nostri connazionali – ma è la paura a farla da padrona. Le immagini che arrivano dal Medio Oriente, la guerra in Siria e Iraq, l’Isis, gli scontri di questi giorni e le uccisioni a Gerusalemme e in Cisgiordania allontano i pellegrini che preferiscono attendere tempi migliori”. Detto in lingua laica: se si fosse sicuri che i tagliagole dell’Isis e i bombardamenti turchi si limitassero a far strage di civili nella sola Siria, allora si potrebbe anche andare ad “arricchirsi per sempre la vita” in terra santa; ma poi, anche lì, ci sono i palestinesi… Bisogna dunque che il governo ebraico, tramite il proprio Ministero del turismo, assicuri la propria protezione: non sta falcidiando abbastanza palestinesi! Ne va degli affari, nostri e vostri.
Dunque, scrive don Mario Lusek su Toscana Oggi, “È dalle diocesi che deve partire il rilancio dei pellegrinaggi in Terra Santa”. E un buon aiuto può sempre venire dai servi di dio del TG3 toscano.
FP
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