La solidarietà internazionale scende in piazza a fianco delle resistenza popolare curda!
Il 24 settembre a Roma si terrà la Manifestazione nazionale per il Kurdistan, convocata dall’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia e da Rete Kurdistan Italia, le realtà solidali con la resistenza kurda. Una manifestazione in solidarietà con le esperienze di autogoverno e in sostegno alla sinistra kurda, in lotta contro l’oppressione turca da oltre 40 anni. Anche noi da Firenze saremo in piazza a Roma, per denunciare la repressione del regime di Erdogan, l’invasione turca della Siria e i legami militari ed economici di Italia e UE con lo stato turco, e allo stesso tempo in sostegno alla sinistra rivoluzionaria kurda e turca, contro la guerra alimentata dagli interessi dei paesi occidentali nell’area.
Già all'indomani delle elezioni, con l’affermazione del partito kurdo/turco dell’HDP, e ancor di più dopo il fallito tentativo di colpo di stato, dopo la prima fase di attacco ai presunti sostenitori del conservatore Gulen, le attenzioni del regime si sono rivolte verso le forze della sinistra turca e kurda. La già durissima repressione si è addirittura inasprita: oltre 30.000 arresti, 90.000 licenziamenti tra dipendenti pubblici, magistrati, e militari, la chiusura di tutti i giornali di opposizione turchi e kurdi, la repressione di sindaci nei comuni kurdi guidati dall’HDP, attivisti politici, intellettuali, assedi nei quartieri di Istanbul e i ripetuti coprifuoco nelle città a maggioranza kurda del sudest del paese sono ancora all’ordine del giorno, in un vero e proprio scenario di purghe in stile fascista. Nel frattempo le operazioni contro il PKK proseguono senza tregua, con frequenti sconfinamenti in Iraq per colpire i campi della guerriglia. Erdogan sta dunque di fatto utilizzando il fallito golpe per colpire ancor più impunemente tutte le componenti che non si allineano al suo progetto clerico-fascista, mentre nella sua proiezione esterna ha “finalmente” potuto invadere la Siria, sgomberando il campo dalle incertezze e dagli imbarazzi degli Usa (e della Nato), accusati di tiepide reazioni, se non connivenze, durante le ore del tentato golpe. In questo scenario appare chiaro che l’intervento in Siria è mirato non certo a combattere l’ISIS, quanto le forze kurde per impedire l’unità territoriale dei tre cantoni del Rojava ed il consolidamento della loro esperienza di autogoverno. E dentro questo scenario la sinistra kurda e turca continua la sua lotta quotidiana, che non trova spazio sui nostri media, ma che tanti colpi assesta al regime turco.
Il contesto generale, nell’area mediterranea e medio orientale, è oggi sempre più caratterizzato da profondi conflitti, in una guerra aperta che vede molteplici attori, regionali ed internazionali, coinvolti in un continuo mutamento di scenari ed equilibri. Cercano di affermarsi gli interessi delle borghesie arabe islamiche e gli interessi delle potenze imperialiste, a volte coincidenti, a volte confliggenti, in un continuo gioco di ruoli in cui a rimetterci è sempre il proletariato arabo e medio orientale, stretto tra confessionalismo e componenti borghesi e filo capitaliste. Dentro questo conflitto l’ISIS, appoggiato, finanziato ed armato fino a ieri da Usa, Turchia, petromonarchie del Golfo e UE in funzione anti Assad, e più in generale come strumento di controllo religioso ed ideologico per le masse arabe sunnite represse, rappresenta, insieme alle altre varie milizie islamiche come Al Nusra e la stessa Fratellanza, una tendenza reazionaria e fascista, dipinta strumentalmente come il Nemico della civiltà, verso cui tutti convergere, specchietto per le allodole di fronte ai tentativi di rinnovata spartizione di quei territori.
Dentro questo teatro le forze della sinistra rivoluzionaria kurda, del PKK in Turchia e del PYD in Siria, sono alla guida di un movimento popolare che da oltre 4 anni, sia pure dentro le contraddizioni che attraversano quest’area e stringendo alleanze tattiche che potrebbero anche minarne le basi, trova nell'autogoverno dei Cantoni del Rojava un’esperienza pratica di lotta, sulla base della proposta di Confederalismo Democratico del PKK. Una proposta di rottura dei paradigmi del capitale in questi territori, segnati dal colonialismo, basata su anticapitalismo, ecologismo, emancipazione di genere e rifiuto della società gerarchica e patriarcale, superamento dello stato-nazione ed abbattimento delle frontiere nazionali, etniche e religiose.
La lotta delle milizie kurde, spesso blandite dai nostri media, sostenute militarmente da Usa e Russia, mitizzate dall’Occidente durante e dopo l’assedio di Kobane, oggi passa sotto silenzio, ben attenti a non concedere alcuno spazio politico all’alternativa rappresentata della sinistra kurda nel conflitto aperto con il regime di Erdogan, dentro e fuori i confini turchi. I nostri governi preferiscono continuare a vendere tranquillamente armi, a legittimare il regime turco nell’ottica di controllo dei flussi migratori creati dalle stesse guerre, a garantire lucrosi profitti alle aziende italiane ed europee che fanno affari in Turchia ed in tutto il Medio Oriente.
Non stupisce dunque che la solidarietà internazionalista venga repressa e criminalizzata, come accaduto per i compagni torinesi sotto processo per aver denunciato i crimini del governo di Ankara occupando la sede della Turkish Airlines, o per il compagno andato a combattere con le Ypg sottoposto ad attacchi sia dai media che da squallidi politicanti nostrani (gli stessi che poi, nella schizofrenia di questo sistema, a Venezia incensano i film sugli “eroi” occidentali che combattono l’ISIS e allo stesso tempo banalizzano e coprono con un soprannome da star del cinema le ragioni della lotta di liberazione da capitalismo e patriarcato delle guerrigliere curde, tradendo così una lettura tutta sessista che considera la donna solo se -a detta loro- ha un volto da copertina, come accaduto alla combattente Asia Ramazan Antar). La stessa strategia di criminalizzazione impone ai nostri governi di continuare ad includere il PKK fra le organizzazioni considerate terroriste, per impedire ai kurdi di fare attività politica in sostegno al Partito dei Lavoratori kurdo ed al suo progetto di liberazione, anche in Europa, così come in Italia, dove i suoi militanti sono tutt’ora sottoposti ad arresti ed inchieste funzionali a mantenere l’intera comunità kurda sotto pressione.
Come militanti internazionalisti saremo dunque in tanti, da Firenze e dalla Toscana, a scendere in piazza insieme alla Comunità kurda, per rompere il silenzio, contro la repressione del regime turco, contro la guerra in Medio Oriente, a sostegno delle forze della sinistra rivoluzionaria in Kurdistan, in Turchia e in tutto il Medio Oriente, per la libertà di Ocalan e tutt* i/le prigionier* politic*, per il riconoscimento internazionale del PKK, con l’esempio della partigiana curda Bese nel cuore, partita da Firenze per combattere per la libertà e il socialismo al fianco del suo popolo!
Info e prenotazioni pullman da Firenze info@cpafisud.org, tel: 3487219228/3284878717
Centro Popolare Autogestito Fi*Sud
Cantiere Sociale Camillo Cienfuegos – Campi Bisenzio
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