Sabato 27 gennaio saremo in piazza a Roma a sostegno della Resistenza palestinese e contro il genocidio perpetrato dallo stato fascista israeliano ed appoggiato dalle cosiddette democrazie occidentali.
Nessun divieto di manifestare potrà impedire di portare nelle piazze la condanna del genocidio in corso perché il Giorno della Memoria deve servire a ricordare i genocidi di ieri per impedire quelli di oggi.
Non avremmo comunque partecipato alla manifestazione convocata a Terni dalle opposizioni di centrosinistra, rispetto alle dichiarazioni fatte dal sindaco nel corso dell’ultimo consiglio comunale.
In primo luogo, ci sembra una scelta quantomeno discutibile quella di convocare una manifestazione proprio in concomitanza di un corteo nazionale di solidarietà al popolo palestinese, già in calendario.
Ma, d’altronde, queste forze politiche non hanno mai mostrato grande interesse per la questione palestinese, anzi, sono note sostenitrici dello stato criminale israeliano, che hanno ampiamente rifornito di armi nel corso degli anni.
Come espresso in un precedente comunicato, consideriamo estremamente gravi le affermazioni del sindaco, lesive della dignità delle donne: le parole del “primo cittadino”, proprio per la carica pubblica che esso ricopre, contribuiscono ad affermare quella cultura patriarcale che si fatica enormemente a sradicare e, per il cui sradicamento, la politica dovrebbe avere un ruolo centrale.
Tuttavia, abbiamo il dovere di sottolineare che le ultime battute da osteria, uscite dalla bocca del primo cittadino, non rappresentano le uniche brutture del suo repertorio.
Quando lo stesso Bandecchi, lo scorso ottobre, ha pesantemente offeso gli atleti della scherma paraolimpica, al di là di qualche dichiarazione di facciata, nessuna forza politica ne ha chiesto le dimissioni o promosso raccolte firme per cacciarlo; nella stessa intervista dichiarò anche che per lui non era minimamente un problema il possibile sterminio di centinaia di migliaia di donne e di bambini palestinesi nella Striscia di Gaza.
Ma neanche su questo ci sembrò allora di riscontrare un particolare sdegno dalle parti delle sinistre borghesi e istituzionali.
Sabato pomeriggio, probabilmente, in piazza a Terni ci saranno anche dirigenti sindacali, politici e partiti che questo sindaco lo hanno votato e fatto votare al ballottaggio, “per non far vincere la destra“.
Ci saranno gli stessi partiti che, invece di avergli chiuso ogni spiraglio di carriera politica, lo hanno presentato come credibile alla cittadinanza, stendendogli il tappeto rosso da bravi zerbini coi potenti, facendo la gara a chi arrivava prima a battere i pugni in Regione per l’apertura della sua clinica privata convenzionata, irrealizzabile perché illegale e soprattutto dannosa per la sanità pubblica perché favorirebbe lauti profitti al proprietario con soldi sottratti a una sanità pubblica già devastata.
All’unanimità, orgogliosi, lo hanno nominato cittadino onorario della nostra città. Gli stessi hanno favorito l’ascesa di Bandecchi anche indirettamente, contribuendo a far perdere di credibilità la politica cittadina col loro passato malgoverno.
Potere al Popolo è stata l’unica forza politica che ha denunciato tutto questo.
Coloro che hanno delle responsabilità politiche serie, invece, non solo non fanno minimamente autocritica, ma continuano a proporsi alla cittadinanza (forse in vista delle prossime elezioni regionali?) come salvatori della città dalle storture che essi stessi hanno contribuito a produrre.
Per tutte queste ragioni, e perché crediamo che fare politica significhi tutelare, sempre e coerentemente, le donne e gli uomini, i bambini, gli abitanti delle case popolari, i lavoratori e le lavoratrici, i malati che hanno bisogno di una sanità pubblica efficiente, i palestinesi e tutti i popoli che muoiono oggi sotto le bombe, non saremo in piazza a Terni.
Saremo dove siamo sempre stati: dalla parte del popolo palestinese, come di tutti i popoli oppressi. Ed a debita distanza dagli indignati a targhe alterne, dagli opportunisti, dagli ipocriti.
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Pasquale
Bisogna rinvigorire la coscienza collettiva, mandata in letargo da decenni di malapolitica, complice anche una certa pseudosinistra, affinchè personaggi del genere non vadano più ad amministrare risorse pubbliche e dirigere comunità perbene e laboriose che politicamente nulla hanno da condividere.