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Francia. La destra vuol “far tacere” una deputata di France Insoumise

Nata 37 anni fa in Gabon da una famiglia di oppositori dell’allora dittatore Omar Bongo, Danièle Obono, è arrivata in Francia adolescente e ha ottenuto nel 2011 la cittadinanza d’Oltralpe.

Militante anticapitalista, antirazzista,“afrofemminista” e “bolscio-trotsko-marxista” (come ama farsi definire), ha militato per anni nella corrente Convergences et alternative del Nuovo Partito Anticapitalista, che ha lasciato qualche anno fa per aderire al movimento diretto da Jean-Luc Mélenchon, presentandosi come candidata della “France Insoumise” per le elezioni dell’Assemblea nazionale nella 17ª circoscrizione di Parigi, nella periferia popolare nordorientale della capitale francese.

Pochi giorni fa, ha sobbalzato, vedendo esposto nell’edicola in cui è solita acquistare i giornali, l’ultimo numero del settimanale di estrema destra “Minute”, un giornalaccio semifascista piuttosto diffuso in Francia.

La copertina raffigurava il suo viso con sopra la scritta minacciosa “La si faccia tacere!”, e all’interno in tre fitte pagine di articoli si cercava grottescamente di spiegare come e perché occorrerebbe tacitare Danièle.

E non si tratta neanche di una sorpresa, dato che da giugno, subito dopo l’annuncio dei risultati e la dichiarazione degli eletti e delle elette, non appena la stampa e il mondo politico si sono resi conto di chi fosse la deputata di Paris-17, l’offensiva si era subito scatenata.

Per certi ambienti scoprire che era stata eletta una donna, nera, comunista, femminista, internazionalista, beh, era francamente troppo.

E Danièle è immediatamente diventata il bersaglio preferito dell’estrema destra ma anche di tanti “benpensanti”, compresi alcuni esponenti “socialisti” o ex-socialisti, come l’ex primo ministro Manuel Valls, che l’ha accusata di “connivenza con l’Islam radicale” solo perché ha sostenuto che certi comportamenti misogini sono frutto di una cultura sessista e maschilista e non automaticamente segno di fondamentalismo religioso. Già Valls ed altri avevano accusato Mélenchon di lasciare troppo spazio a Danièle, di averla lasciata intervenire nell’Assemblea nazionale con il capo coperto dal turbante tradizionale delle donne africane. A luglio era stata duramente messa sotto accusa per aver rivendicato il sostegno offerto qualche anno fa ad un rapper e alla sua canzone antisciovinista “Nique la France” e di non essersi voluta emendare durante una trasmissione radiofonica (un po’ il corrispondente della nostra “Un giorno da pecora”) gridando “Viva la Francia”, come le chiedeva il conduttore.

Ma Danièle è dura da intimorire. Ha acquistato una copia di “Minute”, se l’è messa sotto il braccio, e si è diretta, come aveva già programmato, a Place de la République, alla manifestazione per lo sciopero nazionale dei dipendenti pubblici.

 

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2 Commenti


  • buratino

    Beh, e un po come qui quando si fa un appello per fare tacere e picchiare Fusaro


    • Redazione Contropiano

      Il tuo commento è profondamente disonesto (ad esser buoni).
      Il nostro giornale non butta via un solo articolo, dunque ti sfidiamo a trovare una sola frase che inviti a “fare tacere e picchiare Fusaro”.
      Il suddetto è un “dissidente di comodo” del potere, che si trova molto più a suo agio con i fascisti. Invitiamo perciò tutta la “compagneria” a diffidarne, a non seguirlo, a non ascoltarlo. Punto.
      E’ normalissima battaglia culturale e politica.
      L’invito a “tacitarlo” sarebbe del tutto inutile, visto chi è a dargli parola…
      Le botte sono un’altra cosa (e ne sappiamo abbastanza…)

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