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Lituania: prolungata la detenzione di Algirdas Paletskis

Dal momento che non fa notizia, trattandosi di un Paese che è “democratico” per assioma, continuiamo noi a parlare dell’ex vice Sindaco di Vilnius, ex funzionario del Ministero degli esteri lituano presso la UE, esponente del Fronte socialista popolare di Lituania ed ex deputato, Algirdas Paletskis, in carcere da un anno perché sospettato di “spionaggio” (va da sé: a favore di Mosca) e la cui detenzione è stata ora prolungata di altri due mesi dal tribunale di Kaunas, nonostante le sue condizioni di salute: secondo parenti e conoscenti, avrebbe perso qualcosa come 30 chili.

Su appello del Comitato antinazista lettone, in occasione della nuova sentenza, picchetti di solidarietà con Algirdas si sono tenuti nei giorni scorsi a Kaunas e di fronte alle ambasciate lituane a Riga, Tallin, Minsk, Kišinëv.

Tutti i materiali del caso di quello che Vilnius definisce un “ribelle politico”, nota Alla Berezovskaja su baltnews.lt, sono classificati come “assolutamente segreti”, le udienze si sono svolte a porte chiuse e agli avvocati è proibito rilasciare qualsiasi dichiarazione; rimane in isolamento, con un’ora “d’aria” in un locale di quattro metri per tre; proibite le visite di moglie e genitori.

Durante questo anno di reclusione, Paletskis non è stato formalmente accusato, ma solo “sospettato” di spionaggio; non è dato sapere quando avrà luogo il processo e la detenzione viene prorogata ogni tre mesi: gli inquirenti non sono infatti ancora riusciti a trovare prove del reato di spionaggio.

Al caso di Paletskis, sembra per ora non estendersi l’accordo (di cui peraltro si parla solo a mezza voce) tra Mosca e Vilnius sullo scambio di spie, ora che il Parlamento lituano ha all’esame un emendamento al Codice penale, in cui si specifica il diritto del Presidente a graziare condannati per spionaggio. Secondo i media, scrive baltnews.lt, se l’accordo verrà confermato, Vilnius potrebbe liberare il funzionario della FSB russa Nikolaj Filipčenko, mentre Mosca il lituano Aristidas Tamošajtis e il russo-lituano Evgenij Matajtis.

Per quanto riguarda Algirdas Paletskis, potrebbe ripetersi invece il caso del giornalista russo Kirill Vyšinskij, redattore-capo di RIA Novosti Ucraina, rimasto in galera dal maggio 2018 con l’accusa mai dimostrata di “spionaggio” e poi scambiato con detenuti ucraini in Russia, tra cui il “martire” dell’Occidente Oleg Sentsov, accusato dell’organizzazione di un attentato in Crimea. Come Vyšinskij, recluso per tutto il periodo in cui si conducevano le trattative sullo scambio di prigionieri ucraini, così Paletskis potrebbe rappresentare una sorta di moneta di scambio nei negoziati tra Mosca e Vilnius, in corso da un anno.

Nella sostanza della questione, la “colpa” di Paletskis è quella di chiedere ulteriori indagini sui fatti 13 gennaio 1991 alla torre della televisione di Vilnius, allorquando, secondo l’espressione di Paletskis – che è poi quella che suscita l’indignazione dei “democratici” lituani – “i nostri spararono sui nostri”, intendendo che, come nel caso di majdan a Kiev nel 2014, cecchini nazionalisti lituani, e non reparti “Alfa” delle “truppe d’occupazione sovietiche”, fecero fuoco sulla folla e sugli stessi militari.

Andrej Mančuk ricorda su Ukraina.ru che, secondo l’avvocato lituano Kęstutis Čilinskas, lo stesso articolo del Codice per cui Paletskis è accusato, contraddice la convenzione europea per i diritti dell’uomo, laddove stabilisce che “lo Stato non ha il diritto di costringere a pensare soltanto come impone la posizione ufficiale, e tantomeno a condannare per questo”.

L’arresto segreto di Paletskis, continua Mančuk, di cui si è venuti a conoscenza solo alcuni mesi più tardi, così come la continua proroga della detenzione, senza accuse formulate ufficialmente e chiaramente espresse, è un tentativo di zittirlo. “Questa è la vendetta per essermi interessato al caso del 13 gennaio e che continui a interessarmene”, ha scritto Paletskis alla eurodeputata lettone Tatjana Ždanok; “oltre ai miei rapporti coi russi. Tutto qui. Se il 13 gennaio è tabù, allora lo si dichiari apertamente. Se i russi sono lebbrosi, che si dica anche questo”.

L’arresto di Algirdas Paletskis rientra nella nube di follia che sta coprendo i Paesi baltici, dove il numero di prigionieri politici si sta moltiplicando”, ha dichiarato il leader della Sinistra unitaria estone, Sergej Seredenko. Paletskis “ha messo in guardia i lituani del pericolo del risorgere del nazismo nel paese, ha lottato contro la russofobia in Lituania, e per questo è calunniato e accusato di spionaggio”, dichiara ancora Alla Berezovskaja su baltnews.lt.

Ma la Lituania è un Paese “democratico” per assioma e dunque non c’è necessità di alcun grido di dolore per detenuti del tipo di Algerdis Paletskis, come era stato invece per Oleg Sentsov o Nadežda Savčenko. Così democratico che, come ricordava ironicamente il blogger “La voce di Mordor”, la democrazia vi arriva mescolata al gas americano.

Niente altri che Dalja Gribauskajte, fino al luglio scorso Presidente lituana, aveva infatti affermato che il nuovo terminale GNL a Klaipėda, avrebbe protetto la Lituania dall’aggressivo gas russo, mentre, insieme al gas statunitense, avrebbero circolato nei gasdotti lituani le sacre molecole della libertà.

Qualcosa, evidentemente, è andato storto, schernisce Mordor: solo nell’ultima settimana, al terminale di Klaipėda sono giunte due partite di GNL da Vysotsk, sede della “Novatek”, la più grossa compagnia privata russa di gas.

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