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Senza slot. Il gioco si fa duro

Mentre il governo Letta continua nella sua straordinaria indulgenza fiscale verso le società concessionarie del gioco d’azzardo e delle slot machine, una nota del 26 ottobre 2013 del giornale cattolico “Avvenire” segnala l’ultima dichiarazione di Massimiliano Pucci presidente di Confindustria/Sistema Gioco Italia (http://www.assotrattenimento.it/) in merito ad una normativa regionale e locale.

Il presidente dell’Astro, intervenendo ad una conferenza stampa a Genova sulla legge comunale e regionale in materia di gioco pubblico, nel suo intervento, tra altre cose, afferma che: “… i danni della normativa regionale e locale. L’oggetto del contendere non è tra operatori e Regione o Comune, ma tra legislatore locale (Regione e Comune) e legislatore nazionale, in quanto il gioco è da sempre una riserva statale. Il soggetto competente a dirimere la controversia è la Corte Costituzionale e le azioni legali a questo puntano per affrontare e risolvere il problema per il paese, per gli operatori, per gli utenti. Il punto centrale resta infatti la data del 2017: da questo momento in poi la Liguria sarà la Regione che, in virtù di scelte amministrative locali e di una legislazione regionale in contrasto con la normativa dello Stato, metterà al bando un’intera filiera produttiva legale …” (l’intero intervento è leggibile a questo link: http://www.assotrattenimento.it/2013/10/lintervento-del-vicepresidente-sgi-massimiliano-pucci-alla-conferenza-stampa-genova).

Il commento dell’Avvenire, sotto il titolo “L’azzardo non è un gioco”, afferma che “Ieri il vice presidente della Confindustria dell’azzardo, Massimiliano Pucci, si è spinto a paragonare il regolamento del Comune di Genova per limitare la proliferazione in città delle macchinette mangiasoldi e delle sale che le ospitano – tenetevi forte – alle «leggi razziali imposte nel 1938 contro gli ebrei». Non è uno scherzo. Pucci ha parlato anche di atteggiamento «proibizionista» paragonando ancora l’esposizione di bollini con la scritta «no slot» nei bar senza macchinette, agli «adesivi attaccati nei negozi in Italia nel ’43» per etichettare le attività gestite da ebrei (http://www.avvenire.it/Dossier/lazzardo_non_%C3%A8_un_gioco/Pagine/se-olocausto-%C3%A8-delle-slot-machine.aspx). A questo punto sorge spontanea una domanda che giriamo volentieri ai diretti interessati: in questa vicenda chi sarebbero gli ebrei e chi i nazisti?”. Vuoi vedere che in questo caso i ‘nazisti’ sarebbero coloro che, opponendosi a questo assurdo e vorace mercato, contrassegnano con un adesivo o consegnano un attestato ‘ad honorem’ come fosse un diploma, ai locali e ai loro gestori che dismettono le slot.  

Questi gestori, disobbedendo ai proprietari delle slot-machine, abbandonano o rimuovono le stesse allo scopo di limitare o diminuire il danno economico che una sconsiderata pratica ‘ludica’ comporta, con sperpero di enormi quantità di danaro, che a sua volta determina una reazione autodistruttiva per intere famiglie o singoli soggetti vittime di questa nuova dipendenza patologica definita: “ludopatia”.

 

Rispetto alle incredibili affermazioni del presidente della Confindustria giochi, una ferma presa di posizione è stata presa dal “Collettivo senza slot” di Pavia, il quale è già stato fatto oggetto, a suo tempo, di un’assurda denuncia di “eccessivo antagonismo” come pericolosi “nemici del libero mercato!

“Siamo indignati! Il confindustriale Pucci, lo stesso che ci ha querelato, paragona le slot machine agli ebrei vittime della Shoah. Paragonare milioni di uomini, donne e bambini caduti per mano del nazifascismo a degli oggetti inanimati che sono strumento di impoverimento e oppressione va al di là del buon senso, del rispetto, della civiltà” scrive in un comunicato il Collettivo Senza Slot. 

Iniziative di contrasto dal basso

Dobbiamo infine segnalare un’altra iniziativa che crediamo possa contribuire notevolmente alla comprensione e a un possibile movimento di contrasto del fenomeno tragico del gioco d’azzardo, il quale sta ormai assumendo il problema del “mercato-sistema”, la sua diffusione su larga scala e la voracità e pervasività che sta assumendo nel campo pubblicitario con messaggi e spot sempre più raffinati sull’illusoria possibilità di “vincere” somme astronomiche (sic!).

Nel febbraio del 2013 è nato il sito internet senzaslot.it. Che un’iniziativa del genere parta da Pavia è tutto tranne che un caso. La città è soprattutto nota per la notevole percentuale di slot-machine per abitante: un ben poco lusinghiero primato quello di avere la più alta densità di macchinette mangiasoldi in rapporto al numero degli abitanti: una ogni centodieci abitanti alla fine del 2012!

Il progetto è partito da un’idea semplice ed efficace: tentare di creare una mappa, possibilmente a livello nazionale o almeno delle grandi metropoli dove per l’installazione e la costruzione delle “cattedrali del gioco” si sono investiti enormi capitali, con la messa in opera anche di speculazioni edilizie evidenti, senza contare che a tutto ciò va aggiunta quantomeno una presenza di ambigui personaggi a loro volta legati a organizzazioni criminali se non a vere e proprie associazioni di carattere mafioso-camorristico.

Uno degli obiettivi di questa iniziativa, oltre ad un intervento diretto con manifestazioni molto partecipate di “colazioni o aperitivi analcolici” di fronte ai luoghi incriminati (bar, sale gioco, neo-Las Vegas ecc…), consiste soprattutto nella creazione di una mappa. Mappa che viene aggiornata con le segnalazioni che arrivano al sito, dei locali in cui non sono installate slot machine, con l’ambizione di arrivare a coprire in modo ragionevolmente dettagliato tutto il territorio italiano. A questi locali e ai relativi gestori o proprietari vengono consegnati gli attestati e applicati gli adesivi prima menzionati che segnalano che in quel bar si serve solo caffè. A tutt’oggi nel database sono segnalati più di milleseicento locali. A fondare Senzaslot.it sono state quattro persone di Pavia, due ragazze e due ragazzi.

Della questione del gioco d’azzardo e la diffusione della nuova patologia “ludopatia” esiste ormai una rassegna stampa a dir poco eterogenea che va dal Fatto quotidiano a Famiglia cristiana. Se n’è sta occupando ora con ampi servizi anche la televisione con programmi e inchieste di notevole fattura e documentazione. In tutto ciò sta però emergendo una specificità che distoglie l’interesse e lo sguardo dal problema che noi riteniamo fondamentale. Si passa dalla enorme quantità di capitali investiti in questo settore ad opera di società, non sempre in possesso di “specchiata” onestà, che va dal “riciclaggio” del danaro “sporco” possibile attraverso uno spregiudicato uso delle enormi somme che passano da una mano all’altra frutto di “scommesse o vincite” non sempre pulite o verificabili.

Dall’altra parte si mette sempre più in evidenza la ricaduta “sanitaria e tossicodipendente” che sta assumendo questo comportamento. Si vorrebbe così fornire una soluzione attraverso una ricetta di tipo “ospedaliero”, attrezzando relativi “centri di recupero” con personale ad hoc e finanziamenti, tutto ciò sulla stregua di quanto avvenne, e ancora accade, con l’intervento statale sulla vicenda legata alla tossicodipendenza da eroina e sulla sua relativa ricaduta socio-sanitaria.

Stante queste diversità di vedute e analisi, diverse sono, ovviamente, anche le soluzioni messe in campo. Per semplificare si può anche dire che si va da una visione radicalmente proibizionista (diffusa soprattutto nell’area cattolica), fino ad una posizione favorevole alla regolamentazione, ma ferrea, dei luoghi e delle modalità di accesso ai giochi d’azzardo: slot machine, video lottery e dispositivi affini.

Indicativi della dimensione tutta “politica” del problema sono gli attacchi della Confindustria contro il collettivo Senzaslot di Pavia. In un comunicato il Collettivo Senzaslot chiarisce che: “Assotrattenimento è un sindacato padronale che fa parte di Confindustria e rappresenta gli interessi degli imprenditori del settore dell’azzardo legale: il 22 maggio deposita, presso la procura della Repubblica di Pavia, un esposto contro Senza Slot. Nel documento tra l’altro si legge che i manifestanti avrebbero tenuto comportamenti tali da mettere in pericolo l’incolumità fisica e morale degli operatori del settore”. Sembra di leggere le denunce dei giornali padronali o della Procura di Torino contro i No Tav. Dividere un movimento d’opinione che stava incontrando parecchi consensi tentando di mettere così da una parte i no slot radicali “cattivi”, dall’altra i no slot moderati “buoni”. Anche se poi i buoni e i cattivi hanno posizioni convergenti.

Un libro collettaneo di prossima uscita

Un’altra iniziativa in via di realizzazione consiste nella pubblicazione di un volume realizzato a più mani, come prima risposta anche all’attacco cui è sottoposta l’iniziativa del collettivo Senzaslot da parte dei settori padronali presenti nel mercato del gioco d’azzardo legalizzato.

La mappatura dei locali liberi da slot ha così iniziato a riportare un certo successo, si sono raggiunti anche collegamenti con altri settori che intendono muoversi in questa direzione, esperienze come la comunità di S. Benedetto al Porto (quella di don Gallo) a Genova e il Nuovo Cinema Palazzo di Roma. Ma anche altre soggettività si stanno raccogliendo attorno a queste richieste: comunità terapeutiche e di mutuo aiuto tra ex giocatori patologici, presidi di Libera, sindacati, osservatori, collettivi e attivisti vari.

A fronte di un quadro che vede una crescita esponenziale del volume d’affari prodotto dal gioco d’azzardo legale negli ultimi anni (che pare essere diminuito a partire dal 2012, ma i profitti sono rimasti comunque ingentissimi), si rende credibile una piattaforma che pretende una maggiore attenzione nella regolamentazione, sia al livello legislativo che a quello degli enti locali e l’abolizione delle pubblicità legate al gioco d’azzardo, veicolo privilegiato per invogliare gli “sprovveduti giocatori”!

Esempio di questo marchingegno è il noto slogan con cui da anni è pubblicizzata la più famosa lotteria istantanea italiana: “ti piace vincere facile etc.…”.

Nei giorni in cui Assotrattenimento reagiva alla campagna iniziata dal collettivo Senzaslot, una casa editrice (Nuovadimensione/Ediciclo) ha lanciato la proposta di mettere nero su bianco queste esperienze, per raccogliere anche le testimonianze di quanti (singole soggettività, collettivi, giornali etc.) svolgono questa battaglia contro il gioco d’azzardo e le sue ricadute socio-economiche. Ediciclo è una casa editrice indipendente di Portogruaro. Tra le cose che ha pubblicato c’è anche Il sentiero degli dei di Wu Ming 2, “guida turistica romanzata” della via che collega Bologna a Firenze.

Il titolo provvisorio, assai tendente al definitivo, è: Vivere Senza Slot. Storie sul gioco d’azzardo tra ossessione e resistenza. Libro scritto a più mani dove hanno contribuito altri attivisti no slot, psicoterapeuti, ludologi, avvocati, autori di videogame (c’è anche un contributo redazionale di Contropiano). Alcuni di questi contributi sono scritti in prima persona, altri raccolti in forma d’intervista o di scambio di email. Si è voluto così fare un esperimento di scrittura collettiva applicato alla saggistica.

Scrive nella recensione/presentazione il Collettivo Senzaslot: “Una ragione che caratterizza questa pubblicazione è data dalla necessità di attivare uno sguardo sagittale (cioè in modo da dividere l’argomento in due metà simmetriche, una sinistra e una destra) sul problema del gioco d’azzardo. Non lo inquadra da un solo punto di vista (quello dell’attivista, dello psicoterapeuta, del giurista), ma restituisce uno sguardo d’insieme, uno spettro piuttosto ampio di tutte queste specificità.

Occorre domandarsi come modificare alla radice una regolamentazione del settore che lascia troppo spazio al profitto e mano libera agli imprenditori. Occorre districare l’intreccio tra questi e la criminalità organizzata, intreccio che ha ragioni storiche che vanno comprese. Occorre chiedersi in che modo il nostro immaginario sia stato influenzato, anzi colonizzato, da campagne pubblicitarie – imperversanti da anni sui media mainstream e non- che promuovono lotterie istantanee, giochi online e scommesse sportive: campagne ben costruite, perciò pericolose. Occorre conoscere l’opinione di coloro che i giochi li creano: si vedrà che di slot machine e compagnia brutta non hanno gran stima.

E poi scrivere a più mani è l’unico modo che conosciamo per dar conto di tutte le connessioni che si sono create tra i vari soggetti, nei mesi di stesura del libro. Una su tutte: quella tra Senza Slot e la comunità di S. Benedetto al Porto di Genova. La lotta contro l’apertura selvaggia di sale giochi a Pegli è stata l’ultima che don Gallo ha seguito in prima persona. Ecco, salvo sorprese dell’ultimo minuto, Vivere Senza Slot non avrà prefazioni deflagranti di autori più o meno famosi ma, tant’è: ( …i motivi per cui è stato scritto sono quelle di analizzare e smontare criticamente le narrazioni tossiche dominanti)”.

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