“Il più costoso degli aerei militari statunitensi si rivela peggiore dei caccia dell’epoca sovietica” titolava ieri la russa RT, riportando la sintesi di un rapporto dell’americana National Security Network (NSN). L’aereo più costoso in questione è ovviamente l’americano F-35, velivolo da guerra di ultima generazione, detto anche “computer volante”, costosissimo, di cui il Pentagono fa acquistare all’Italia 90 esemplari a un prezzo che un anno fa andava dai 100 ai 107 milioni di euro cadauno, in relazione al modello e che stime più attendibili si fermano (per ora), a 140 milioni di euro.
L’argomento di quanti F-35 l’Italia sia stata impegnata a compare è ormai noto: quale fosse il numero iniziale previsto dal Pentagono per il nostro Paese; quale il quantitativo a cui il governo Renzi avrebbe detto a gran voce di voler ridurre quel primo numero; quanti aerei, infine, ancora una volta il Pentagono ha semplicemente scritto che verranno acquistati dall’Italia, cui il Ministro della difesa Roberta Pinotti ha ben volentieri risposto “obbedisco”. 90 erano e 90 rimangono, con buona pace di alcune mozioni parlamentari rimaste inascoltate.
Gli USA, scrive la RT, riponevano grosse speranze sul F-35, caccia di quinta generazione, considerandolo, per le sue caratteristiche supertecnologiche, superiore a qualunque velivolo contemporaneo. Soprattutto la produttrice Lockhed Martin lo reclamizzava come “l’aereo più affidabile e letale”, con capacità di eludere la sorveglianza dei radar e andare a velocità molto elevate.
Ora, la National Security Network (NSN) ha pubblicato un rapporto secondo cui il F-35 rimane indietro anche ai caccia sovietici della generazione precedente, i Su-27 (entrata in servizio: 1985) e i MiG-29 (entrata in servizio: 1983) dell’epoca della guerra fredda e oggi in servizio alle aviazioni russa e cinese. E, guarda caso, il F-35 dovrebbe garantire, secondo la pubblicità made in USA, il primato atlantico proprio sulla moderna aviazione russa, con cui il F-35 si troverebbe ad avere a che fare sul teatro di guerra ucraino, dove, evidentemente, il Dipartimento di stato non ha mai veramente inteso giungere a una soluzione pacifica. Ma l’ingegnere aeronautico Pierre Sprey, che aveva messo a punto il F-16, dichiara che il F-35 è talmente inaffidabile che, nel combattimento aereo, può essere tranquillamente distrutto dal MiG-21, la cui prima entrata in servizio, è bene ricordarlo, è del 1959.
Ora dunque, pare che, per la lievitazione dei costi, le spese di fabbricazione del F-35 – considerato fin dall’inizio del progetto l’aereo più costoso mai messo in produzione – abbiano già superato il trilione e mezzo di $ (la stima era di 400 miliardi di $ ancora nel 2013), senza per questo siano stati completamente risolti i problemi tecnici via via incontrati durante icollaudi, quali quelli manifestatisi in fase di atterraggio o l’efficienza delle armi di bordo. E’ così che, secondo la NSN, il caccia sovietico Su-27, messo a punto più di 30 anni fa, nonostante l’età può ancora vantare maggior manovrabilità e più lungo raggio di volo, a costi di produzione due volte minori. La NSN ritiene che, in combattimento, per ogni Su-27 abbattuto, tre F-35 subirebbero la stessa sorte e, comunque, tutta una serie di aerei contemporanei sarebbero superiori al F-35.
In particolare, a parere di Pierre Sprey, “questo velivolo ha ali troppo piccole, un peso eccessivo e oppone una resistenza all’aria troppo alta. In sostanza, si tratta di un caccia assolutamente non in grado di manovrare e di accelerare in poco tempo: un grosso difetto in caso di scontro con altri velivoli che, in combattimento, possono facilmente avere la meglio“. Al contrario, continua Sprey, “il Su-27 e addirittura il MiG-29, in rapporto alla massa hanno grande superficie alare e grande potenza e dispongono di maggior armamento sia per il combattimento aria-aria che aria-terra. Il F-35 è talmente cattivo, che non ha assolutamente speranze nel combattimento con tali aerei e, in fin dei conti, sarebbe fatto a pezzi addirittura dall’antiquato MiG-21”.
Anche un altro analista della stessa NSN, Bill French, considera il F-35 peggiore, per manovrabilità, rispetto al predecessore di quarta generazione F-16 e sopravanza di pochissimo gli ancora più vecchi F-18 e AV-8B Harrier. Confrontato coi MiG-29 e Su-27, il F-35 avrebbe “minori capacità di carico alare (con l’eccezione della versione destinata alla marina), accelerazione transonica e peso specifico di spinta” e si avvicinerebbe forse, a detta degli esperti cinesi, al loro Shanyan J-31. A parere dell’esperto della rivista Aviation Week, Bill Sweetman, il F-35 non regge il confronto col vecchio F-16.
“Il combattimento aereo non è certo il suo lato forte” avrebbe dichiarato un pilota-collaudatore del F-16D Block 40 Fighting Falcon dopo una prova di combattimento contro il vecchio F-16, in servizio dagli anni ’70; soprattutto nello scontro ravvicinato, il velivolo sarebbe inferiore al F-16 per tutta una serie di aspetti: efficacia dell’uso dei missili, capacità di evitare i colpi, velocità di reazione e precisione di spostamento. E anche il tanto decantato casco del pilota, che permetterebbe di avere una visione a 360 gradi dell’intero spazio attorno al velivolo, a detta del collaudatore costituirebbe un ingombro nella piccola cabina di pilotaggio.
Si diceva: 90 F-35 all’Italia al prezzo di 140 milioni di euro cadauno. Ma, al di là delle qualità tecniche dei velivoli, i disoccupati, i cassintegrati, i pensionati italiani si limiteranno, come Odisseo, a “essere amareggiati per le armi di Achille”, o avranno qualcosa di più da ridire?
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