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I medici in formazione si mobilitano venerdi 29 maggio

Uniti per il Servizio Sanitario Nazionale. L’appello per la partecipazione dei medici in formazione alla mobilitazione di venerdi 29 maggio.

Il mondo della formazione medica è in agitazione. Il 29 maggio sarà una data che vedrà studenti, medici neoabilitati, camici grigi, medici in formazione specialistica e corsisti di medicina generale impegnati in una mobilitazione per rivendicare una riforma della formazione medica, che risolva l’imbuto formativo, riconosca maggiori diritti e tutele ai medici in formazione specialistica e garantisca l’immissione di specialisti nel SSN quanto prima, a favore della difesa del diritto alla salute per tutta la popolazione.

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha portato alle estreme conseguenze le criticità di un servizio sanitario già disastrato da decenni di politiche di definanziamento pubblico.

Come medici abbiamo vissuto in prima persona tali difficoltà ed abbiamo dimostrato, innegabilmente, quanto il nostro ruolo sia fondamentale per la tenuta del SSN, sia in condizioni di emergenza che in condizioni ordinarie.

Quotidianamente ci troviamo a sorreggere interi reparti e a portare avanti interi ambulatori da soli. Il nostro monte ore eccede regolarmente l’orario settimanale previsto di 34 ore di formazione pratica e 4 di formazione teorica, senza che queste vengano riconosciute come straordinari.

Svolgiamo attività di guardia, notti o festivi, spesso in sostituzione del medico strutturato, senza poter accedere ad alcuna forma di remunerazione aggiuntiva. Siamo costretti a coprire le mancanze di organico degli ospedali e troppo spesso ci assumiamo responsabilità che non ci competono.

Nel momento in cui accediamo alla scuola di specializzazione, firmiamo un contratto con l’Università e con la Regione che ci inquadra come una figura ibrida, a cavallo fra uno studente ed un lavoratore, spesso con i difetti dell’uno e dell’altro. Possiamo usufruire al massimo di 40 giorni di malattia consecutivi, superati i quali viene sospesa la formazione e la borsa parzialmente decurtata. In molti casi non godiamo dello stesso trattamento del resto del personale: non possiamo parcheggiare nei posti per dipendenti, non possiamo usufruire dei servizi di ristorazione, non possiamo utilizzare i nidi aziendali.

Paghiamo le tasse universitarie ed in cambio riceviamo servizi minimi, o addirittura inesistenti, una formazione teorica inadeguata comunque sempre subordinata all’attività assistenziale.

Siamo stati tutti coinvolti nell’emergenza: chi si è trovato in prima linea da subito nei reparti COVID19, chi si è unito dopo da volontario, chi è dovuto rimanere a casa e chi si è ammalato. Chi ha lavorato, ha sostenuto ritmi e turni massacranti esposto ad un altissimo rischio biologico, spesso senza ricevere i DPI adeguati. Chi è rimasto fuori dalla rete COVID19 ha visto ridotta l’attività assistenziale e cancellata quella didattica.

Il mancato riconoscimento economico regionale per i medici in formazione, le gravissime affermazioni del Direttore Sanitario dell’Ospedale di Padova sono solo la punta dell’iceberg della condizione di sistematica svalutazione del nostro lavoro. Siamo considerati lavoratori quando dobbiamo sopperire alle carenze di organico del SSN, siamo considerati studenti quando si tratta di riconoscere i nostri diritti ed il nostro impegno di lavoratori. Siamo medici ma spesso“ invisibili”. Tenuti nell’ombra, ma coscienti di essere la spina dorsale del SSN. La misura è colma!

Non siamo più disposti a vedere il nostro lavoro costantemente svilito.

Non siamo più disposti  ad essere esclusi dai tavoli di contrattazione che riguardano anche il nostro lavoro.

Non siamo più disposti ad essere soggetti all’arbitrarietà delle università e dei direttori di scuola.

Non siamo più disposti a pagare le tasse universitarie senza avere formazione e servizi adeguati.

Vogliamo invece poter accedere, tutte e tutti, ad una formazione medica generalista e specialistica di qualità. Vogliamo poter offrire le nostre competenze, acquisite progressivamente, per rispondere alle esigenze di salute della popolazione. Vogliamo continuare, come già facciamo, a garantire il funzionamento del nostro SSN, pubblico, universalistico e solidale, per i prossimi decenni. Ma vogliamo farlo con le tutele, le garanzie e i diritti necessari a questo ruolo.

 

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