Usa e Gb pianificano attacco all’Iran per neutralizzare gli impianti nucleari
3 novembre 2011
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sarebbero pronti a colpire l’Iran di Mahmud Ahmadinejad per neutralizzare gli impianti nucleari. L’indiscrezione è stata pubblicata sul sito del quotidiano britannico “The Guardian”. L’operazione militare potrebbe essere lanciata in primavera con missili da crociera, jet e piccoli nuclei di forze speciali.
Il premier israeliano Netanyahu ha più volte sollecitato un intervento militare contro l’Iran. Secondo alcuni analisti e osservatori americani le possibilità di un attacco sarebbero remote, a meno che Israele decida di passare all’azione e a quel punto per gli Stati Uniti sarebbe complicato restare neutrali.
Molto ha influito l’attentato (sventato) organizzato da due uomini collegati alle agenzie di sicurezza iraniane nei confronti dell’ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir. In quella occasione il vicepresidente americano, Joe Biden, dichiarò che “sul tavolo ci sono tutte le opzioni e non si può escludere anche un intervento militare”.
Avviso a Teheran: Barak conferma la fuga di notizie
Nucleare iraniano; I piani segreti di Usa e Israele
«Pronti a colpire con l’ aiuto inglese»
di Battistini Francesco
3 novembre 2011 – Corriere della Sera
Dal nostro corrispondente a Gerusalemme –
Domanda-bomba: «Bibi Netanyahu e Ehud Barak hanno già deciso, in segreto, d’attaccare i siti nucleari iraniani?».
Venerdì scorso Nahum Barnea, informatissimo giornalista israeliano, aveva giocato di retorica in prima pagina: sì, s’era risposto, premier e ministro della Difesa sono pronti alla guerra. Molto presto. Prima dell’inverno o in primavera.
Per qualche giorno, lo scoop era stato smentito, cancellato dal baccano sull’ammissione della Palestina nell’Unesco. Fino a ieri. Quando una fonte militare inglese l’ha confermato al Guardian: un vasto piano d’attacco preparato dal Pentagono è già pronto, anche il governo inglese ha garantito a Obama sottomarini e Tomahawk, senza escludere forze speciali sul terreno.
«Non possiamo escludere opzioni – ha dovuto alla fine riconoscere Barak, irritato dalla fuga di notizie -. E non vogliamo nascondere le nostre intenzioni. Ma certe cose non possono essere discusse sotto i riflettori». Qualcuno ha voluto che si sapesse.
Ci sono segnali di fumo e fiumi di parole, a spiegare che qualcosa si prepara.
Il fumo del nuovo missile a lungo raggio che gli Israeliani hanno testato ieri mattina dalla base di Palmahim, vicino a Tel Aviv, una scia bianca che ha tagliato il cielo e scatenato i telefonini di molta gente spaventata.
Il fumo dei caccia che nel cielo di Sardegna, base NATO di Decimomannu, in questi giorni hanno simulato un attacco a distanza, sei squadroni con la stella di David e gli Eurofighters italiani, i Tornado tedeschi, gli F-16 olandesi a fare da sparring partner.
* segnalazione da Curzio Bettio
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