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Sardigna: si apre una nuova fase per il Popolo Lavoratore Sardo


Il 14 settembre si è svolta a Tramatza la presentazione pubblica della Consulta Rivoluzionaria. Centinaia di lavoratori hanno partecipato all’iniziativa, animando il dibattito con numerosi interventi, spesso infuocati a causa della situazione di estrema ingiustizia e delle angherie coloniali che sono costretti a subire.
Gli organismi che compongono questo “contenitore” di idee, esperienze spesso avanzate di lotte di classe, propositività e reale voglia di cambiamento, sono le associazioni di lotta di pastori, agricoltori, operai, artigiani, piccoli commercianti, lavoratori di vasti settori dell’economia sarda messi in ginocchio da quella crisi che nella nostra terra ha un solo nome di triste e vecchia memoria: Italia.
Nel corso del dibattito sono intervenuti i rappresentanti del movimento dei pastori sardi (MPS), ponendo l’accento sulla necessità di sfruttare questo momento storico di immenso disagio per cementare le alleanze tra diverse categorie lavorative, per unirsi tutti contro il comune nemico, per programmare insieme le risposte da dare a tutto il popolo sardo. Parlano della situazione disastrosa delle campagne, dei mille inganni orditi dai politici coloniali, gridano a gran voce che è giunta l’ora di tagliare i fili che li legano come marionette a Roma. Gli hanno fatto eco i rappresentanti degli artigiani (Artigiani Liberi) e del cosiddetto “popolo delle partite iva” che hanno ricordato quanta enfasi venga data dalla stampa alle vertenze come l’Alcoa (ai cui lavoratori va comunque la completa solidarietà) e quanto invece venga sottaciuto il problema mortale dei piccoli commercianti e degli artigiani. Lavoratori essi stessi nella propria azienda, con altri lavoratori dipendenti, numericamente – è stato fatto notare – corrispondenti a “decine di Alcoa”, ma dimenticati da tutti e lasciati in balia delle logiche di banche e equitalia. Si è parlato anche sull’aumento addirittura del 70% del consumo di antidepressivi specialmente nel Sulcis (fonti farmaceutiche), a sottolineare come oramai chi non si sta gettando nella lotta si sta dedicando a forme di autoannichilimento o ad un suicidio più o meno lento. Con grande energia questa gente, lavoratori che prima vivevano nell’anonimato, convinti di essere i soli a subire queste ingiustizie, riscoprono sé stessi, rivendicano la propria dignità, si organizzano, chiamano in maniera travolgente alla lotta per un futuro migliore!
Per le cose che sono state dette da parte di tanti lavoratori intervenuti nell’assemblea, si sarebbe dovuto credere di essere davanti alla recita di un dramma. Eppure, nonostante la drammaticità delle situazioni descritte, l’entusiasmo per la lotta, la furia popolare che attende impaziente di fare i conti con gli affamatori sovrastava tutto, la descrizione della situazione lavorativa più tragica non provocava lacrime ma rabbia, rabbia che vuole solo capire come organizzarsi meglio e sfogarsi con maggiore energia.

I costituenti della Consulta Rivoluzionaria hanno, con incontri precedenti, stabilito l’apertura dell’organismo alle forze indipendentiste e sovraniste, uniche organizzazioni politiche presenti, riconoscendole come le “uniche organizzazioni politiche che mai nel tempo si sono macchiate di opere di tradimento dei lavoratori e di responsabilità in quello che è lo sfacelo generale della Sardegna”. Le organizzazioni chiamate a rappresentare la componente indipendentista sono A Manca pro s’Indipendentzia, Sardigna Natzione Indipendentzia e Indipendentzia Repubrica de Sardigna. Bustianu Cumpostu ha ricordato un detto popolare sardo “cando si tenet su bentu est prezisu bentulare” sottolineando il clima di cambiamento e il “vento nuovo” che questo nuovo blocco sociale può determinare a patto che si riesca a coinvolgere una quota significativa della nazione sarda. Gavino Sale di IRS ha invece ribadito che la loro nuova linea consiste nel passaggio dall’autonomia alla sovranità, mentre l’indipendenza rappresenta una tappa successiva. Sale ha poi manifstato scetticismo verso le forme di una grande manifestazione popolare, perché oggi più che protestare serve governare.
Pedru Frantziscu Devias, per A Manca pro s’Indipendentzia, (la sinistra indipendentista sarda), ha posto l’accento sulla gravità della situazione, chiarificando – tra il consenso generale dei lavoratori – che il nemico contro cui è necessario fare fronte comune è innanzitutto il colonialismo italiano. E’ stato spiegato infatti che esso si appoggia su una vasta rete di clientele politiche, saldamente legato agli interessi politico economici che vengono sintetizzati nei programmi delle segreterie partitiche italiane che non fanno certo gli interessi dei lavoratori sardi, né portebbero, del resto, proprio perché obbediscono ad interessi e direttive estranee ai bisogni e alle necessità dei lavoratori sardi.
Devias ha anche sottolineato come la classe politica unionista non sia “pelandrona”, “sonnecchiante”, “disonesta”, “illegale”, come da più parti si vorrebbe far credere. Essa è invece altamente professionale e attivissima, ma nel fare gli interessi del colonialismo contro gli interessi dei lavoratori sardi.
Devias ha concluso dichiarando che A Manca accorda la propria disponibilità a partecipare alla grande manifestazione del popolo lavoratore sardo, che si prospetta per la metà di ottobre, occasione nella quale la Consulta Rivoluzionaria, a capo di migliaia di lavoratori sardi, cingerà d’assedio il palazzo della Regione Autonoma pretendendo a gran voce le dimissioni di questa classe politica asservita e nemica degli interessi dei Sardi e scandendo all’unisono lo slogan “A fora tottus” (via tutti).
In una prospettiva di avviamento della Consulta Rivoluzionaria verso un soggetto politico disponibile a presentare propri candidature alle prossime elezioni sarde, A Manca pro s’Indipendentzia ha dato il proprio appoggio richiedendo che venga mantenuta la discriminante attuale di fare terra bruciata attorno ai partiti colonialisti e ai loro alleati collaborazionisti, e che le liste della Consulta Rivoluzionaria siano effettivamente composte da lavoratori sardi e non da ex presidenti di consorzi, mestieranti della politica d’altri tempi e squali di ogni altro genere.

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