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Razzismo, idiozia o lotta di classe?

Molti sono i compagni, anche di grande spessore culturale, teorico ed esperienziale, che, in questi giorni, di fronte al crescente numero di episodi di matrice xenofoba e all’incontestabile inasprirsi di un clima di sostanziale intolleranza ai limiti, diciamolo, del razzismo tendono a ricondurre il tutto all’interno di una lettura più schiettamente marxiana ed economicista, iscrivendo, quegli stessi episodi, nel meno prevedibile e allarmista – rispetto alla coscienza comune, s’intende – schema del conflitto sociale e della Lotta di Classe. Quando non si preferisca, addirittura, ridurre il tutto a mere dimostrazioni di stupidità umana.

Certo, siamo ben consapevoli che non abbiamo il fascismo alle porte; né si vedono in giro personalità del calibro di un Mussolini o di un Farinacci; né si rischia, per il momento, che marcino su Roma i quadrumviri Balbo, De Bono, Bianchi e De Vecchi. Riteniamo, però, ugualmente pericoloso, continuare a gettare acqua sul fuoco di un contesto, politico e sociale, invece altamente infiammabile.

Un contesto dove il seme di un altro “fascismo”, meno grottescamente pomposo, ma forse più pericoloso perché più subdolo e omologante, nella sua sollecitazione dei desideri piccolo-borghesi, per parafrasare Pasolini quello dell’ideologia unica, mercatista e neoliberale, mascherato da democrazia sta, da più di trent’anni, dando frutti tossici, polverizzando ogni sussulto di opposizione sociale e cancellando ogni forma di pensiero critico. Anche con l’ausilio, com‘è spesso accaduto nel corso del ‘900, di organizzazioni e forze di estrema destra, quando non tipicamente neofasciste.

Nonostante ciò, naturalmente, appare chiaro che, in questo momento, non sia prioritario l’antifascismo (inteso come contrapposizione alle piccole organizzazioni che si dichiarano tali, ndr). Mentre appare altrettanto tangibile come l’abbagliante oscurantismo razzista, xenofobo, omofobo, sciovinista e misogino – insomma, tutto lo pseudo armamentario sovrastrutturale e ideologico messo in campo, soprattutto dalla Lega – permetta al governo gialloverde e ai suoi falsi oppositori (Pd e frattaglie varie) di deviare l’attenzione dalla più urgente e tragica questione economico-finanziaria. Dove invece si scontrano le diverse fazioni della borghesia europea e mondiale, le loro articolazioni protezionistiche e globalistiche, i memorandum imposti dalla Troika e le politiche di austerità dettate da FmiUeBce, le delocalizzazioni, le oscillazioni azionarie e i monopoli borsistici, cui vanno ad assommarsi gli assurdi e criminali pagamenti di interessi sul debito.

Ovvero il sistema di poteri e condizionamenti cui devono soggiacere paesi in affanno come l’Italia, ben più determinanti dell’apparentemente meglio “percepito” problema dei flussi migratori e del contiguo integrazionismo. Da cui consegue la progressiva e derubricata compressione di diritti e la riproposizione di rapporti di forza e produzione sbilanciati, al punto da configurare nuove e più atroci forme di sfruttamento, quando non di schiavitù. E proprio, innanzitutto, nei confronti degli immigrati!

D’altronde, i furbi mistificatori del M5S, che avevano lucrato voti a sinistra su reintroduzione dell’art.18, reddito di cittadinanza e altre misure/slogan anti austerità, si stanno -c om’era prevedibile – rimangiando poco a poco tutto quanto. Mentre la Flat Tax, se applicata, rischierà di uccidere – insieme alla retorica neoliberista del taglio del costo del lavoro e della riduzione del cuneo fiscale alle imprese – ancor di più Pil, domanda interna e produttività; oltre che, ovviamente, continuare a schiacciare nella povertà, con sempre maggiore incidenza, gli strati sociali più deboli.

Fatta questa doverosa premessa, trovo, d’altra parte, francamente indigesto continuare ad ascoltare leghisti, destre e soggetti politici apertamente neofascisti e neonazisti, ma soprattutto i grillini, che insistono nel minimizzare episodi dall’eclatante carattere razzista, adducendo la motivazione della propaganda mainstream. Loro, che del propagandismo becero, del pensiero ridotto a slogan e del cliché postideologico e postmodernista, hanno fatto una cultura”!

Come trovo altrettanto indigeste le reazioni di quel Pd che grida al fascismo e al razzismo, quando il ministro degli interni dem, Marco Minniti, ha praticamente varato misure ed espresso giudizi, circa l’immigrazione, del tutto simili a quelli posti in essere dall’attuale responsabile del Viminale. Quel Matteo Salvini, che proprio a Minniti e alle sue politiche non fece mancare il suo plauso. Mentre trovo rischioso, come già detto più sopra, da parte di molti comunisti, quel continuo esercizio tendente alla minimizzazione del clima d’odio che si sta respirando, con sempre crescente fastidio per l’ossigenazione del pensiero critico, da qualche mese a questa parte.

D’altro canto, Lega, Movimento Cinque Stelle e Pd, pur affannandosi a marcare differenze tra loro, costituiscono, alla fine, facce diverse, ma ugualmente ipocrite ed inquietanti, della stessa medaglia, chiamata Capitale. Quel Capitale che porta, nel suo patrimonio genetico, non solo il classismo ma il colonialismo, l’imperialismo e, dunque, la degenerazione cancerogena del razzismo. Ecco perché trovo rischioso e anche storicamente poco accorto il voler escludere, quasi con fastidio e timore, questo rischio.

Ed ecco anche perché, per concludere, non dimenticherei quanto affermava Malcom X, secondo il quale il razzismo costituiva (e costituisce) lo strumento ideologico, necessario al mantenimento del sistema di oppressione esercitato, sulla comunità nera e povera, dalla classe bianca e ricca, al potere negli Usa.

Non dimenticherei neanche quanto il razzismo – biologico e sociale: ma si può, poi, realmente fare una differenza? – abbia consentito il rafforzamento dello sclerotico assetto socio-economico e politico di tipo coloniale e schiavista, in paesi dell’America Latina (la questione indios) e in Africa.

Insomma, il razzismo ha rappresentato di solito il grimaldello concettuale per il mantenimento delle intollerabili differenze di ceto e per la prosecuzione della Lotta di Classe, fatta dai padroni – solitamente di carnagione bianca e di pretese origini indo-arie – a discapito delle popolazioni del sud del mondo.

Pertanto, pur non avallando isterismi di massa, starei moto attento a ridimensionare in assoluto, come stanno facendo alcuni compagni, il vento della xenofobia che spira, sempre più intenso, da qualche anno in qua, non solo sul nostro paese ma su gran parte dell’Europa.

La Storia ci insegna che da un fiammifero, spesso, può divampare un incendio di proporzioni inimmaginabili.

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1 Commento


  • Manlio Padovan

    Mi dispiace di essere lungo. Ma io la penso così.

    https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_crimini_di_odio_razziale_erano_maggiori_con_il_pd_al_governo_ma_i_media_doverano/82_24912/

    Cari amici, è certamente il tempo delle fache nevs che, ormai, si innestano anche nei sogni turbando il sonno con mondi iperuranici.
    Non passa giorno che non si leggano sui giornali le parole fascismo e fascista riferite agli avvenimenti più vari. Oggi come oggi, in particolare, quelle due parole sono legate al problema del razzismo, vero o presunto, che staremmo vivendo.
    Intanto vi invito a leggere la notizia del link con cui ho aperto che è molto, molto istruttiva.
    In generale è noto a tutti che gli italiani, per formazione culturale ed educazione, sono sempre stati razzisti. Il razzismo è parte costituzionale della cultura occidentale. Odium è parola inventata dai cristiani nell’alto medioevo per definire il rapporto con chi non appartiene alla cerchia dei fedeli di Cristo. L’odio verso gli ebrei non è nato sotto i cavoli, né lo ha partorito il caso.
    Io, però, mi limito alla osservazione degli italiani che, se non fossero stati razzisti non sarebbero andati a fare inenarrabili porcherie in Libia, in Eritrea, in Somalia, in Abissinia, in Grecia: d’altronde non poteva essere che così se Dio nel nostro immaginario è sempre stato bianco; per taluni magari da bestemmiare pesantemente, ma comunque bianco. Un razzismo con cui ci siamo rivolti fin al nostro stesso meridione: chi ha la mia età almeno, ricorderà certamente gli epiteti razzisti con cui dal nord ci si rivolgeva ai nostri terroni e sono nei libri di Storia le porcherie dei piemontesi nella conquista coloniale del sud…che non è mai cessata.
    Correndo però la Storia e modificandosi di conseguenza le condizioni contingenti, mi è parso utile verificare se, al di là del fenomeno storico, sia possibile oggi come oggi dare del fascista a personaggi attuali e alle organizzazioni alle quali appartengono, in base ad effettive ed oggettive caratteristiche. Mi sono divertito perciò a stendere il documento che qui sotto riporto e sul quale, mi pare, nulla ci sia da obiettare così come sulle conclusioni che ne ho tratto.
    Lascio a voi di verificare con l’esperienza giornaliera la validità di quel documento. E se vorrete farmi pervenire note o commenti ve ne sarò grato.
    Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto con immutata amicizia.
    Vostro Manlio Padovan

    Manlio Padovan via Parco del Delta, 1 45010 Papozze RO tel. 3460625845

    Caratteri del fascismo che non si possono negare perché storicamente fondati

    1. -esasperato patriarcato nel rapporto degli uomini con le donne e nella società;

    2. -idealismo come filosofia ispiratrice: dio, patria, famiglia, civiltà superiore, ecc.;

    3. -imperialismo come rapporto con l’estero, alimentato da vero e proprio razzismo; ma il militarismo è in forma
    di tragica e/o farsesca teatralità e, di conseguenza, con risultati in guerra da cialtroni e/o da criminali;

    4. -negazione della laicità dello Stato e delle sue istituzioni
    – accettazione della volontà della chiesa, sovrastruttura idealistica per eccellenza, fino alla firma di un concordato; la chiesa ricambia con la stima esplicita ai gerarchi;
    – la scuola è sottomessa alla chiesa e lo è la formazione -il plagio- dei giovani in generale;

    5. -abbandono a sé delle masse popolari con conseguente mancata emancipazione di esse:
    • nessuna attenzione al divario tra città e campagna (bisogna averne esperienza per sapere cosa significa);
    • il regime negli anni venti attuò la sua politica familiare; nel 1925 venne fondata l’Opera Nazionale Maternità che incontrò l’appoggio entusiastico dei cattolici sempre in prima linea a fare i ruffiani del potere, e furono decise riduzioni fiscali per il capofamiglia con moglie e figli, assegni familiari, ecc., mentre nel contempo l’aborto assurgeva a crimine contro lo Stato e venivano proibite educazione sessuale e controllo delle nascite. Ma le innovazioni riguardarono i borghesi e le classi medie; le famiglie contadine, invece, furono lasciate a sé, senza aiuti di alcun genere, abbandonate al sottosviluppo, lasciate nella ignoranza più gretta cui sopperiva l’opera mistificatrice dei preti, nella miseria più degradante per cui l’unico modo che esse avevano per aumentare il livello materiale di vita era quello di aumentare la forza lavoro generando più figli i quali alimentavano anche la manodopera di basso livello direttamente spendibile per la colonizzazione di nuove terre in patria o oltremare (da M. Zucca Storia delle donne/ da Eva a domani);

    6. -preferenza della forma sulla sostanza il fascista, in genere e come diretta conseguenza dell’idealismo cui si
    abbandona, si avvale più di parole d’ordine, di propaganda, che di analisi dei fatti reali: cosa e perché è
    successo; i personaggi del fascismo sono in genere sbruffoni e tracotanti; poi, nella Storia, si possono
    riscontrare in loro pose da buffoni;

    7. -linguaggio forse la cosa più difficile da definire perché, se l’aggressività delle parole può
    essere parte vitale della polemica politica, il linguaggio del fascista può essere definito solo
    assegnandogli vari attributi: volutamente sboccato, spudorato, strafottente, sfacciato,
    sfrontato, bellicoso e irruente, aggressivo e volgare, i quali sono presenti più o meno tutti,
    in modo più o meno appariscente, nella stessa occasione.

    Quei caratteri sono, ovviamente, storicamente ben determinati e, di conseguenza, appartenenti ad una data epoca storica. Essi riflettono certamente il carattere dell’uomo fascista e del suo regime. Mi pare opportuna qui una citazione di personaggio non secondario che ha vissuto quell’esperienza: “…approfondendo l’argomento, oggi mi sono dovuto convincere che la soluzione di tutti i problemi -anche di quelli che riteniamo più spiccatamente economici e tecnici- della convivenza civile, è funzione del modo in cui si riesce risolvere il problema della libertà di coscienza, cioè del modo in cui vengono regolati i rapporti fra lo Stato e la Chiesa” (E. Rossi Il manganello e l’aspersorio);

    Tanto più essi sono importanti oggi se si riscontrano in persone o organizzazioni dell’epoca attuale, in quanto non solo rimandano al fascismo storico ma individuano nelle persone di oggi e/o nelle organizzazioni cui esse appartengono, la permanenza di un carattere fascista che va oltre le strutture economiche o sociopolitiche non sempre note appieno da parte delle masse popolari. Ma i punti 1- 2- 3- 4- 5 sono forme sostanziali dell’economia e della politica.
    Quindi dare del fascista, in base a quelle caratteristiche, a persone o organizzazioni di oggi non è proprio fuori luogo. A fini più ampiamente politici, si possono considerare come determinanti nella definizione del grado di fascismo che caratterizza un regime: i rapporti con la chiesa, nonché la mancata considerazione per l’evoluzione delle masse sul piano culturale ed esistenziale: punti 4 e 5…vi sovvien, disse Alberto di Giussano, la DC, cui seguirono i diessini ed il PD? E la LEGA, messer Alberto? Oggi, con la LEGA possiamo anche notare come, nella sua abituale ipocrisia di adattamento ai tempi, la chiesa operi demonizzando i personaggi più in vista per teatralizzare un presunto scontro di cui si nota l’artificiosità nell’uso da sceneggiata che entrambe le parti fanno degli stessi identici amuleti senza smettere di scambiarsi reciproci favori. (1)

    A mio avviso già la posizione 4 da sola è più che sufficiente a determinare il grado di fascismo di un regime in quanto la chiesa come istituzione è sempre stata fascista, non lo ha mai nascosto e lo è stata con i fatti nel suo dispiegarsi nella Storia. Infatti è dalla sudditanza alla chiesa, cui consegue la mancata laicità dello Stato, che derivano l’abbandono a sé della masse popolari cui supplisce l’azione mistificatrice dei preti che annulla lo spirito critico sulla realtà distraendolo con panzane idealistiche. Si tratta, insomma, dell’eterno fascismo italiano che va al di là dello specifico regime politico totalitario che abbiano buttato dalla porta ma che abbiamo fatto rientrare dalla finestra con una consolidata prassi politica che disprezza ogni vero percorso di democrazia, di laicità delle istituzioni, di cultura nelle periferie, di emancipazione delle masse popolari. Quello che Marx chiamava l’idiotismo della vita di campagna: un isolamento che abbruttisce ed annoia chi vive in campagna e fino a quando non risolveremo realmente, nei fatti, drasticamente, il rapporto tra lo Stato e la chiesa cattolica (CCAR e Stato della città del Vaticano; ma pure con le religioni tutte perché qualunque religione è un’arma letale per la società, perché il prete a qualunque religione appartenga è comunque un mistificatore) resteremo un paese fascista nei fatti perché è là la cancrena, è da là che viene la metastasi.
    O facciamo della laicità dello Stato e delle sue istituzioni, almeno questo!, la frontiera dirimente oppure nulla di buono c’è da aspettarsi, da qualunque parte provengano le idee e le proposte. Non è onesto attendere che sia la Storia a risolvere il problema.
    Un proverbio cinese recita: “Se vedi un puntino nero all’orizzonte, spara senza indugio perché potrebbe essere un prete”: è da quella esperienza che nasce in Cina la prassi secondo la quale i vescovi nominati dal Vaticano debbono essere approvati dallo Stato…è ben nota colà la vigliaccheria dei preti, la loro subdola azione…e la religione sopravvive grazie alla diffusa ignoranza in un mondo di squallore sociale.

    31 luglio 2018 Manlio Padovan

    (1) Mentre deputati leghisti poche settimane dopo le elezioni hanno depositato una proposta di legge per rendere obbligatorio il crocifisso in tutte le scuole e negli uffici pubblici per farci tornare la fascismo storico, che alla chiesa tanto piacerebbe, in Ungheria ed in Polonia la chiesa ha approvato l’introduzione del riferimento a Dio nelle Costituzioni di quei paesi, ecco che nel gioco delle parti la chiesa, che è riuscita persino a dichiarare santi impenitenti criminali quando la cosa le ha fatto comodo, avverte, con messaggi a noi incomprensibili ma ben comprensibili da parte dei politici interessati, che nell’odio verso le ONG di Salvini non ci deve essere quello per la sua maggiore ONG che è la CARITAS (che opera anche a livello internazionale e non disdegna di riciclare preti condannati o accusati di infami porcherie) che le assicura guadagni ai quali non intende rinunciare…e fino ad ora Salvini la CARITAS si è guardato bene financo dal pronunciarla: alla chiesa Salvini non dispiace, a quelle condizioni; tutt’al più lo troverà un po’ rozzo, poco seminarista. Nel contempo il cosiddetto ministro Lorenzo Fontana fa il reazionario d’ordinanza e da buon fideista semina zizzania tenendo in caldo temi cari alla chiesa per sviare l’attenzione dai problemi reali. E tutti ad agitare identici amuleti.

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