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La corruzione… degli altri

Ai sostenitori di questo governo puoi raccontare di tutto, sono disposti a credere, anzi, sono allevati a credere.

Dopo aver abolito la povertà, i pentafascioleghisti strombazzano una “vera” legge contro la corruzione e come in una televendita, raccontano agli italiani esattamente ciò che gli italiani vogliono sentirsi dire, ovvero che prima di loro una legge così non era mai stata fatta.

Però qualcuno dovrà pur dirglielo che non è proprio così.

Tralasciamo il dettaglio che le prime leggi contro la corruzione risalgono al primo secolo a.C., arriviamo ai tempi più recenti.

L’Assemblea generale dell’ONU il 31 ottobre 2003 ha adottato la risoluzione n. 58/4 contro la corruzione, elaborando indicazioni per misure di prevenzione e contrasto.

E’ piuttosto divertente sapere che lo Stato italiano ha firmato la Convenzione il 9 dicembre 2003 quando era Presidente del Consiglio Berlusconi, e poi la legge di ratifica della Convenzione è stata emanata il 3 agosto 2009 quando era di nuovo in carica Berlusconi, e a seguire, con Legge 13 agosto 2010, n. 136 il Parlamento ha adottato un Piano straordinario contro le mafie con delega al Governo in materia di normativa antimafia, e anche questa volta al governo c’era Berlusconi.

Insomma, l’uomo giusto nei momenti giusti.

Con la Legge 28 giugno 2012, n. 110, venne ratificata la Convenzione penale di Strasburgo del 1999, mentre con la legge 28 giugno 2012, n. 112 venne ratificata la Convenzione civile di Strasburgo sulla corruzione, fino ad arrivare alla legge 6 novembre 2012, n. 190 con la quale furono adottate le “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” e fu individuata l’Autorità nazionale anticorruzione, e nel 2012 il Presidente del Consiglio era Mario Monti.

Con il decreto legge n. 90/2014 convertito in legge n. 114/2014, sono state trasferite all’ANAC le competenze in materia di vigilanza dei contratti pubblici e nel 2014 il Presidente del Consiglio era Matteo Renzi.

A ben vedere, dunque, il quadro normativo contro la corruzione, in Italia, era già delineato, e non certo in virtù di una articolazione legislativa autonomamente prodotta, quanto piuttosto in ratifica ed esecuzione di convenzioni internazionali, perché se fosse dipeso da alcune delle forze politiche coinvolte, staremo fermi alle orazioni di Cicerone contro Verre.

Agli “italianielettori”, che corromperebbero con naturalezza pure l’impiegato dell’anagrafe per un certificato di residenza, gli devi far credere che la corruzione non riguarda loro, ma riguarda solamente una categoria di persone esattamente individuata, della quale loro non fanno parte.

Maggiore è la distanza sociale ed economica dei presunti destinatari delle norme sanzionatorie anticorruzione, e maggiore è la convinzione, per gli “italianielettori”, che la corruzione, che in realtà è una tra le più solide abitudini italiche, non gli appartenga.

Lo “spazza-corrotti” è stato presentato come un disegno di legge che segna l’inizio di una nuova era, di un anno zero, l’incipit di una nuova fase storica, come se i magistrati che hanno investigato, processato e condannato fino ad oggi, avessero agito privi di un quadro normativo di riferimento.

Rafforzano questa convinzione esaltando delle novità, come ad esempio la possibilità di utilizzare agenti sotto copertura, che è stata presentata come una ideona pentafascioleghista, mentre invece già era prevista dalla Convenzione ONU del 2003, e meno male che non si è più ripresentata la bizzarra idea degli agenti provocatori che danno l’innesco a pericolose situazioni già sanzionate dalla Corte dei Diritti dell’Uomo.

Ovviamente, rispetto alle pene già previste, hanno disposto un inasprimento, perché chi non è in grado di promuove la cultura della legalità in via preveniva, è scontato che ripieghi sulla fase repressiva, convinto che possa aumentare l’effetto di deterrenza, e nel contempo, in perfetta contraddizione con la dichiarata intenzione di combattere la corruzione, hanno inserito un emendamento che permetterà ai Comuni l’affidamento dei lavori in via diretta, senza gare d’appalto, per importi inferiori a 150.000 euro.

Nessuno dovrà dire che stanno deprimendo l’economia legata agli appalti concessi agli “amici degli amici”, e 150.000 euro garantiranno proprio questo.

Non è importante creare una cultura anticorruzione, l’importante è darla a bere agli “italianielettori”.

Almeno fino alle europee.

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