La scorsa estate ho partecipato ad un incontro a Villacidro con Raul Zibechi sul tema dell’autodeterminazione.
Ho apprezzato l’originalità di un pensiero modellato su esperienze importanti come quelle delle comunità chiapateche e dei Sem terra. Ho anche intervistato Zibechi e comprato un suo libro, oltre che condividere con lui e altri cari amici di Villacidro il mare e la buona compagnia.
Discutendo con lui e leggendo le sue cose ho notato diversi punti di discontinuità con il mio pensiero, come per esempio il rifiuto anarchico del potere. Portare ad esempio l’esperienza dei Sem terra brasiliani e dell’auto gestione delle terre come unica modalità vincente e bastante a sé stessa cozza con l’amara realtà che il potere ora sia nelle mani di un terrorista di ultra destra come Bolsonaro.
Se non ti poni il problema del potere, il potere va nelle mani del nemico e non basta gestire terre, fabbriche o rifugiarsi in un dorato sistema di collettivi e gruppi di acquisto, perché lo stato, l’esercito, i media, l’economia, la burocrazia sono poi controllati da chi va in direzione contraria.
Sto rintracciando le medesime contraddizioni nel pensiero di Ocalan, ma questo è un discorso che merita una riflessione a parte.
Ora ho letto un articolo agghiacciante pubblicato su Infoaut proprio di Zibechi a proposito del golpe fascista a guida USA in Bolivia.
Fondamentalmente il taglio è questo: “siccome il potere è sempre cattivo, siccome lo stato è sempre gerarchico, siccome Morales ha fatto molti sbagli, allora il popolo non deve prendere parte allo scontro tra legittimo governo bolivariana e fascisti e militari golpisti, bensì rifugiarsi nel fantastico mondo autogestionario, femminista e libertario”.
Cito Zibechi: “L’immensa maggioranza delle persone che abitano la Bolivia non è entrata nel gioco della guerra che hanno voluto imporre Morales e García Linera quando hanno rinunciato e lanciato i propri sostenitori alla distruzione e al saccheggio (in particolare a La Paz e a El Alto), probabilmente per forzare l’intervento militare e giustificare così la loro denuncia di un golpe che non è mai esistito. Quella maggioranza di Boliviani non è neppure entrata nel gioco dell’ultradestra, che agisce in forma violenta e razzista contro i settori popolari“.
Vi consiglio di leggere l’articolo integralmente per capire come un certo utopismo autogestionario, femminista e libertario, per molti versi interessante e condivisibile nelle buone pratiche dell’autorganizzazione popolare, poi metta capo ad una ideologia ponziopilatesca, superpartes e di rifiuto della realtà proprio nei momenti decisivi dello scontro di classe e di popolo.
L’autogestione e l’autorganizzazione vanno bene come esperienze di crescita e di potere popolare, ma non fini a se stesse. Questo è un errore che porta dritti dritti ai deliri contenuti in questo articolo.
* Per chi vuole informazione, anziché deliri, sulla Bolivia, la redazione di Contropiano consiglia, tra i molti articoli sull’argomento:
https://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/11/20/bolivia-il-golpe-postumo-0120971
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