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La differenza tra la data di una ricorrenza e il dato della Storia

Il 25 Aprile non è un autobus su cui salire senza pagare il biglietto alla Storia.

La lotta di liberazione fu, nell’ordine, contro il fascismo, contro le truppe tedesche e il governo fantoccio di Salò e contro il sistema politico-economico che aveva utilizzato per vent’anni il fascismo e la guerra per fare profitti e sfruttare i lavoratori.

Il fascismo fu dittatura non solo antiliberale, ma ferocemente di classe, fu guerrafondaio e colonizzatore.

Se proprio cercate similitudini credibili, che rispettino le tre condizioni, l’invasione dell’Ucraina non combacia se non forse di uno dei tre aspetti, cioè l’occupazione. Che per ora sembra un’invasione localizzata ai confini sudorientali.

Una similitudine storica credibile è la lotta di liberazione del popolo curdo, ma imporrebbe meno chiacchiere e più impegno politico e diplomatico per fermare la Turchia. Che però è nella Nato.

E qui vanno in frantumi le teorie patriottarde, proprio perché la lotta di liberazione ha come primo nemico giurato e agguerrito l’imperialismo, allora quello nazista, fascista e nipponico, oggi sia quello Russo che quello Usa, mentre cresce quello cinese.

Chi sceglie uno contro l’altro non crede nella liberazione dei popoli, solo nell’egemonia di una superpotenza sull’altra, ha l’illusione, cioè, di potersi scegliere il sovrano cui baciare l‘anello. In definitiva, è un “suddito Nato”.

Quando si usano eccessive quantità di retorica, mistica e propaganda si inciampa nel fanatismo politico. Il fanatismo fu il camerata del fascismo.

Dunque, lasciamo perdere inutili e insopportabili analogie storiche che servono solo a fare grande confusione sui veri motivi della guerra in Ucraina, e a giustificare quell’immenso traffico d’armi, che alimenta illusioni oltre che i combattimenti, mentre favorisce speculazioni sui costi delle fonti energetiche.

Tutte queste chiacchiere sono complici dell’allungamento dei tempi del conflitto, cioè di allungamento dell’elenco dei morti, dei profughi, delle macerie. Comprese le macerie della nostra democrazia ridotta ai minimi termini, costretta a subire scelte che vengono imposte da centri di potere politico, economico e militare fuori dal perimetro istituzionale della Repubblica.

Altro che di paragoni che non coincidono con la verità storica: in Italia ci sarebbe bisogno di un altro 25 Aprile, un nuovo corso della democrazia che aumentasse i salari e diminuisse le spese militari; che aumentasse la difesa dell’ambiente, e diminuisse l‘inquinamento; che aumentasse i diritti, e diminuisse privilegi, speculazioni e arricchimenti a spese dello stato sociale e dei beni comuni.

È a quelli che hanno scatenato una nuova guerra in Europa che tocca il compito di fermarla, subito. Non abbiamo più né tempo né voglia di chiacchiericci inconsistenti: quelli muoiono e noi già sappiamo quello che ci toccherà con le conseguenza economiche.

La differenza tra la data di una ricorrenza e il dato della Storia è che allora gli italiani dissero “pietà l’è morta“.

Da oggi, 25 aprile sia chiaro che “pazienza è finita”.

* la foto di apertura è di Patrizia Cortellessa

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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2 Commenti


  • Vannini Andrea

    CENSURATO


    • Redazione Roma

      Se invece di rovesciare slogan e contumelie proprorrà commenti decenti, non verrà censurato. Non siamo costretti a dover digerire tutto, ce lo ha sconsigliato il medico

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