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“Non sulla nostra pelle”, né qui né altrove!

Il governo Meloni ancora una volta ha dimostrato la più totale disumanità nel togliere i diritti di chi lavora, ma non ha voce in questo paese.

L’esecutivo di destra infatti ha votato una nuova legge, in questo non troppo differente dai precedenti governi della finta sinistra, che impedisce ai migranti lavoratori di vivere e lavorare legalmente in Italia.

Questa comunità, fatta di madri e padri di famiglia, lavoratori e lavoratrici, ragazzi fuggiti dal disastro creato dall’imperialismo occidentale in Africa e in Medio Oriente, rimane lontana dalla luce dei riflettori della “grande informazione”, ma si spacca la schiena a pochi euro l’ora nei campi o nei servizi peggio pagati.

Questa comunità produce reddito per il paese e alcuni prodotti basilari della dieta mediterranea, come il pomodoro che tanto fa vanto della cucina italiana nel mondo. Ma è ancora considerata illegale in questa terra. Siamo considerati illegali in questa terra.

Eppure, i prodotti o i servizi che produciamo con il nostro lavoro sono regolarmente venduti nel mercato. Quello che invece è meno conosciuto è che questi sono il frutto dello sfruttamento di chi, secondo il governo Meloni e della maggior parte di quelli occidentali, è un essere umano di Serie B.

L’imperialismo occidentale ruba e uccide nelle nostre terre d’origine, ma sappiamo che non può far a meno di sfruttare i lavoratori anche all’interno dei propri territori.

Per questo, “Giù le mani dall’Africa” aderisce alla mobilitazione “Non sulla nostra pelle” per la regolarizzazione di tutti i fratelli e le sorelle migranti costretti in un presente di sfruttamento senza futuro.

Scenderemo in piazza il 28 di aprile al fianco dei nostri compagni e delle nostre compagne per ribadire a questo governo che rispediamo al mittente la continua disumanizzazione dell’essere umano.

Consapevoli che il riconoscimento dei nostri diritti basilari in questo paese non è altro che un primo passo verso un futuro di emancipazione personale e collettiva e di liberazione dallo sfruttamento del capitalismo e dalle guerre che questo genera per i profitti della classe dei padroni.

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