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In ricordo di Roberto Sassi

Non dimenticarlo mai: ora non è il momento adatto per vincere, ma per combattere le sconfitte.

Bertold Brecht

Nella seconda metà degli anni Ottanta provai, insieme con alcuni compagni bolognesi, ad organizzare una frazione marxista-leninista all’interno di DP. Quest’ultima era nata come un partito politico della sinistra extraparlamentare, ma, guidata da un Pifferaio di lontana origine sessantottesca, profondeva allora buona parte delle sue energie (se non tutte) nel tentativo di diventare un piccolo partito parlamentare della sinistra ambientalista e neoriformista, più o meno radicaleggiante.

Naturalmente, quel tentativo, per quanto animato dalle migliori intenzioni, non poteva che fallire, poiché i marxisti-leninisti erano ormai visti, all’interno di una formazione semi-trozkista e revisionista quale era DP, come il fumo negli occhi.

Quella esperienza fu però importante nella mia formazione politica e intellettuale, perché potei conoscere e frequentare Roberto Sassi e apprendere così da lui, che li seppe illustrare e documentare da par suo, tre insegnamenti fondamentali:

1) la centralità della contraddizione tra capitalismo e socialismo/comunismo (che io tendevo ad oscurare, influenzato come ero da una visione terzomondista e dall’abuso della nozione vaga ed eclettica di ‘anticapitalismo’, che circolava negli ambienti politico-ideologici di DP e della cosiddetta ‘nuova sinistra’);

2) lo stile di lavoro comunista, fatto di passione, serietà e rigore, ma anche amore per la vita, solidarietà pratica e rispetto umano, che caratterizzava Roberto;

3) la conoscenza del pensiero materialistico e comunista di Eval’d Il’enkov, un filosofo sovietico di grande spicco, alla ricerca teorica del quale Roberto Sassi dedicò la sua tesi di laurea, che meriterebbe di essere pubblicata per la chiarezza e la profondità con cui il pensiero di questo autore fu da lui sviscerato e riproposto.

Forse, varrebbe la pena di aggiungere che nelle nostre peregrinazioni tra varie città italiane, alla ricerca di gruppi politico-intellettuali che fossero mobilitabili nella formazione (se non di un nuovo partito) di una frazione comunista capace di irradiarsi in più direzioni, intercettammo anche il gruppo del critico dell’economia politica Gianfranco Pala, il quale, dopo aver preso parte all’esperienza della rivista “Lineamenti”, aveva avviato con la rivista “La Contraddizione” quella che, a mio giudizio, è stata la più importante esperienza di restaurazione, rilancio e approfondimento del marxismo che abbia prodotto il movimento comunista italiano nei quattro decenni intercorsi da allora.

Negli anni successivi agli anni Ottanta io e Roberto seguimmo itinerari differenti, ma il ricordo della stagione bella, generosa e feconda che vissi a contatto con lui e con gli altri compagni bolognesi non mi ha più abbandonato.

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