Lo zenit della miseria morale è stato ufficialmente raggiunto da taluni osservatori finto progressisti, quelli che in questi giorni stanno avendo il notevole coraggio di ribaltare la realtà, di ribaltare la ratio del dilemma cognitivo e morale, sostenendo che esisterebbe una fantomatica generale tendenza ad indignarsi e protestare per i morti di Gaza, e farlo molto meno per quelli ucraini.
Uno stupro delle evidenze.
Per gli ucraini si è manifestato e neanche poco. Per gli ucraini è stata attivata una campagna di boicottaggio e divieti d’ingresso che ha coinvolto inspiegabilmente anche cuochi o violinisti russi.
Per gli ucraini si è arrivati a discutere la logica d’intervento della Nato (di cui Kiev non fa parte), sono state donate armi nell’ordine di miliardi di euro all’Esercito regolare di un paese sovrano sotto attacco dal 2022.
Per gli ucraini si continua a parlare degli estremi di un riarmo europeo anche senza un eventuale scudo americano, per gli ucraini abbiamo accolto come ospiti fissi nei talk show dei mitomani imbarazzanti, senza arte né parte, privi di senso se non quello di convincere gli ignoranti che i russi siano geneticamente inclini al sopruso.
Per gli ucraini abbiamo anche giustamente messo in discussione degli aspetti del nostro stile di vita, a cominciare dall’approvvigionamento energetico, e per gli ucraini, al fronte dal 2022, parliamo comprensibilmente di “Resistenza”.
Per i palestinesi?
Le timide, sporadiche e assai poco reclamizzate manifestazioni in loro sostegno sono state menzionate solo per sciacallare su questo o quel coro, per sindacare su questa o quella bandiera, per parlare di manifestanti ‘pro-pal’ anziché ‘pro diritto internazionale’.
Oppure per reprimere e denunciare i loro protagonisti e un farsesco antisemitismo, come accaduto in varie università americane.
Per i palestinesi discutiamo tuttora dell’opportunità di rifiutarci di arrestare un criminale di guerra come Netanyahu, continuiamo a ricevere turisti israeliani, permettiamo che si infanghino a livello istituzionale iniziative popolari immensamente civili e non violente come BDS.
Ai palestinesi privi di un esercito sovrano non forniamo nemmeno le fionde e come sola Italia abbiamo deciso di dare anche noi 2 miliardi di armi alle IDF che li sterminano;
Per i palestinesi ci rifiutiamo sempre a livello istituzionale di riconoscere l’ovvietà e l’evidenza di una pulizia etnica e di un progetto chiarissimo di deportazione collettiva, così come facciamo una enorme fatica a riconoscere ai palestinesi il diritto sacrosanto di resistere all’occupazione pluridecennale con le armi, come fanno gli ucraini da qualche anno, ma senza i mezzi che Noi forniamo agli ucraini, e con mezzi quindi perlopiù rudimentali, penetrati a Gaza nelle modalità clandestine più disparate, non in grado di competere con la macchina da guerra di Tsahal.
Per i palestinesi, mentre permettiamo ad ucraini a caso di confidare al pubblico italiano che i russi sono geneticamente cattivi, permettiamo anche al presidente israeliano Herzog (che sarebbe pure quasi di “sinistra”) di venire a salutare Mattarella poco dopo aver scandito pubblicamente che “a Gaza non ci sono innocenti“.
Per i palestinesi non mettiamo in discussione nulla, nemmeno gli avocado, anzi qualunque tipo di boicottaggio viene identificato come “antisemitismo”, sorretto dalla filastrocca per cui se non ci fosse il governo di Netanyahu i palestinesi avrebbero giustizia e terra.
Per i palestinesi non accettiamo solo lo sterminio, non accettiamo solo un numero di morti ammazzati multiplo rispetto agli ucraini, non accettiamo solo gli annunci genocidiari delle autorità israeliane, che accompagnano e offrono una pubblica didascalia a queste stragi.
No, arriviamo anche a chiederci se una pulizia etnica sponsorizzata da uno sciacallo malato di mente non sia tutto sommato una soluzione ragionevole, insomma se non sia alla fine una opzione, magari un po’ ambigua eh, per carità, ma insomma mica è tutto da buttare.
La riviera…. Che possiate svegliarvi gelidi.
In termini di percezioni, per i palestinesi parlare di “Resistenza”, di sacrosanta resistenza settantennale contro un mostro, resistenza con qualunque (limitato) mezzo e sotto qualunque banner o egida politica, sembra diventato, quando va bene, l’equivalente di un appello alla devastazione urbana, l’equivalente – sempre quando va bene – di un ciclo di bestemmie in chiesa, l’equivalente dello slogan di liceali turbolenti ed acerbi.
Una roba, se va bene da ‘centri sociali‘, se va bene da ‘idealisti’ irresponsabili‘, da “bambini ignoranti sulla Storia” (come affermato leoninamente da un Calenda qualunque), da scalmanati, sotto sotto un po’ “antisemiti”, ovviamente.
Quando piangiamo i morti ucraini lo facciamo e lo fanno sempre in funzione di una reazione costruttiva (non sempre) e consequenziale, in direzione di un canale col quale fermare questo ciclo, se necessario anche rischiando di nostro, anche se dieci anni fa non sembravamo così motivati a considerare la Russia uno Stato pariah (mentre dovremmo considerare tale Israele, da una cinquantina).
Quando muoiono i palestinesi per mano di Israele, come succede da 80 anni sullo sfondo di una occupazione disumana e di un regime di splendente apartheid, nel migliore dei casi anche gli stessi citati e presunti progressisti a là Bottura piangono lacrime artificiali, finte; lacrime che ci raccontano della tristezza della guerra, delle bombe tendenzialmente orfane, prive di paternità, della perfidia degli operativi di Hamas che anziché raggrupparsi in mezzo al deserto a favore di radar si ostinano a vivere dove sono sempre vissuti.
Della in un certo senso (quello dei giornalisti pigri) salvifica ‘complessitá del medioriente‘, dei dilemmi di una “grande democrazia”, alleata anche delle principali autocrazie, munite a loro volta dei principali eserciti regionali, che deve difendersi con le telecamere termiche, le bombe termobariche, i più avanzati modelli di Jet, l’IA e i missili coi sistemi di guida più avanzati, da miliziani con droni dji, RPG degli anni ’90, rampe mobili per razzi artigianali e fucili sovietici.
È un altro aspetto fastidioso di questa tragedia morale di cui siamo protagonisti assoluti: l’appropriazione indebita delle narrazioni, il loro ribaltamento preventivo da parte di fanatici dell'” Occidente”, quel segmento di beoti che, al di là di proclamarsi di destra o di sinistra, mediamente orfani della Fallaci, sembra condividere il vuoto cosmico e grottesco di una qualche imprecisata, autoreferenziale e tossica “superiorità“, precedenza, eccezionalità occidentale, tenuta malamente insieme da un filo rosso di ipocrisia, passivo aggressivitá, coda di paglia, coscienza sporca, giganteschi malintesi sulla immobilità e sulla purezza delle “culture” o civiltà, sulla loro mai esistita incontaminabilitá, e quindi sul complessivo fraintendimento della Storia umana.
Usciamo da questa schifezza e facciamolo anche da soli, in quattro gatti, se chi fino a ieri si riempiva la bocca di principi e moralità, oggi galleggia placido in questa salsa maleodorante, piena di doppi standard che a loro volta scontano un razzismo latente, spesso inconsapevole, a là Riotta, del tipo di quelli che “perché gli ucraini sono come noi, ascoltano la nostra musica“, e volendoci pure far notare che la posizione coerente, umana, sarebbe la sua.
Meglio in una grotta infestata dai pipistrelli velenosi che con i residui e i materiali di risulta del vostro colonialismo mentale.
* da Facebook
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Anna
Bravissimo! Per gli ucraini abbiamo anche i TG nella loro lingua, e hanno anche la faccia di venirci a imporre le loro scelte, e a criticare quelle del Papa. Se diciamo qualcosa in favore dei palestinesi siamo bollati come antisemiti.Meglio la grotta infestata da pipistrelli velenosi
Andrea
‘ndò stà ‘sta grotta che chiedo subito asilo politico
Mauro
Si,ma niente resterà impunito…
Gab
un ottimo articolo; chiarissima la situazione vergognosa a gaza e in ucraina ; per la russia, ben focalizzato il sistema demenziale dell’occidente di voler vedere putin come alla perenne ricerca di territori e relativi nemici da sopraffare