C’è un limite persino in Pakistan. Che resta un claudicante alleato “di ferro” dell’imperialismo “democratico”.
Un gruppo di sette detenuti, tutti in deplorevoli condizioni di salute e abbigliamento, sono stati presentati ieri ad una sezione speciale della Corte suprema di Islamabad in un contesto che ha spinto il presidente della stessa Corte, Iftikhar Muhammad Chaudhry, a rimproverare platealmente i servizi di intelligence militari (Isi) che li avevano arrestati.
Riferendo la vicenda, il quotidiano The News International descrive i prigionieri come «scheletri umani» sporchi e malvestiti che hanno suscitato «timore e pianto nei parenti». «Uno di loro era claudicante, mentre un altro, giovane, sosteneva una borsa che raccoglieva la sua urina».
È la prima volta che i servizi di informazione dell’esercito sono chiamati a rendere conto in Pakistan del trattamento dei suoi prigionieri, e questo ha fatto scalpore nei media locali. La descrizione della scena fatta dal giornale è impietosa: «Uno di loro, Dr Niaz, ha perso 42 chili in carcere. Le pelli marroni dei detenuti sono diventate più scure e segnate da molteplici malattie. La loro orribile condizione è un ricordo del trattamento inumano ricevuto dai detenuti iracheni ad Abu Ghraib».
A quanto si è appreso, i sette facevano parte di un gruppo di undici persone arrestate nel 2007 e 2008 perchè sospettate di terrorismo. Furono prosciolte nel 2010 ma nuovamente arrestate dall’Isi sulla base dell’Army Act. Quattro di esse sono morte durante la carcerazione. Il tribunale, aggiornando il processo al primo marzo, ha chiesto a governo e Isi di presentare tutta la documentazione esistente per ricostruire la storia di ciascun imputato.
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