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Israele. La guerra all’Iran spacca politici e “servizi”

«Non ho fiducia nell’ attuale leadership di Israele, che deve condurci verso un evento della vastità di una guerra con l’Iran, o una guerra regionale. Non ho fiducia nel premier Benyamin Netanyahu, nè nel ministro della difesa Ehud Barak … Presentano al pubblico un’immagine falsata secondo cui se Israele agirà l’Iran non avrà la bomba atomica. Molti esperti dicono invece che proprio un attacco israeliano accelererà la corsa nucleare dell’Iran e le darà una legittimità internazionale».

Con queste parole, l’ex capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Yuval Diskin ha innescato una furiosa bufera politica in Israele. Dura la prima reazione di Netanyahu e Barak che si chiedono come Diskin abbia potuto lavorare con loro per due anni se quelle sono davvero le sue opinioni. Si tratta, spiegano, di un personaggio «amareggiato» per non essere stato nominato capo del Mossad.

La stampa nota intanto con toni allarmati che in passato aperta sfiducia verso Netanyahu e Barak per la questione iraniana è stata espressa anche dall’ex capo del Mossad Meir Dagan, dall’ex capo di stato maggiore generale Gaby Ashkenazi, dall’ex Consigliere per la sicurezza nazionale Uzi Arad e dall’ex capo dell’intelligence militare, Amos Yadlin.

Nei giorni scorsi anche l’attuale capo di stato maggiore generale Benny Gantz si è distanziato da Barak sostenendo che le sanzioni internazionali stanno avendo primi effetti in Iran e che ancora non è sicuro se i dirigenti di Teheran (a suo parere «razionali») decideranno di passare alla realizzazione di primi ordigni atomici.

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