L’esercito turco sta conducendo quella che alcuni media italiani definiscono una ‘esercitazione’ ma che in realtà è una operazione militare aggressiva su vasta scala contro la guerriglia kurda.
Una operazione che impegna circa 2000 soldati turchi e anche caccia combardieri ed elicotteri da combattimento nel sud est del Paese, nei territori kurdi alla frontiera con Siria e Iraq, bombardati più volte nelle ultime ore a caccia di postazioni del Pkk.
L’attacco è stato rappresentato come una rappresaglia contro l’attacco di alcuni giorni fa durante il quale i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) hanno ingaggiato una vera e propria battaglia con l’esercito turco in 4 avamposti contemporaneamente, provocando la morte di 10 militari di Ankara (secondo cui i caduti kurdi sarebbero stati una ventina).
Al di là della voglia di vendetta di Ankara contro il Pkk, è anche vero che negli ultimi mesi le operazioni militari turche nei territori al confine con la Siria e con l’Iraq si sono moltiplicate in previsione di uno sconfinamento al fine di creare, in Siria, una cosiddetta ‘zona cuscinetto’ in sostegno all’opposizione armata al regime di Bashar Assad, osteggiata anche dalle forze della guerriglia kurda operanti in Siria e alleate del Pkk.
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