La repressione contro i movimenti di opposizione al regime che governa il piccolo ma importante paese del golfo Persico annovera una nuova, ‘fantasiosa’ misura.
Le autorità di Manama hanno infatti revocato la cittadinanza a 31 attivisti appartenenti alla minoranza sciita, per “attentato alla sicurezza dello Stato”.
Secondo un comunicato del governo, tra gli attivisti privati della cittadinanza figurano Jalal e Jawad Fairouz, ex deputati del principale partito di opposizione Al Wefaq e Ali Mashaima, figlio del capofila del movimento radicale sciita Haq, condannato all’ergastolo per complotto contro la monarchia.
Immediata la reazione dei partiti di opposizione che hanno rivolto un appello alla comunità internazionale perché “reagisca” contro questo tipo di misure repressive volte a sradicare anche fisicamente ogni forma di dissenso nel paese.
Teatro di una delle meno mediatizzate proteste antigovernative del mondo arabo, il Bahrain è scosso da febbraio 2011 da movimenti di contestazione che reclamano maggior equità sociale, riforme democratiche e la nomina di un primo ministro espressione della maggioranza parlamentare e non degli interessi della petromonarchia al potere.
Dall’inizio delle proteste – represse anche grazie all’invio di carri armati e mezzi militari dalla vicina Arabia Saudita e dagli Emirati arabi uniti – decine di persone sono rimaste uccise e parecchie centinaia sono state incarcerate.
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