Da parte loro israeliani bombardano in continuazione e preparano un’offensiva anche terrestre. Il razzo che ha colpito Tel Aviv è caduto «di fronte alla costa di Giaffa senza provocare vittime». Lo riferiscono i servizi di emergenza. È la prima volta dal 1991 che un razzo colpisce Tel Aviv.
Anche la progettata invasione di Gaza, o una riedizione dell’operazione “piombo fuso” si scontra ora con una situazione mediorientale molto mutata.
Leggere per credere, dal quotidiano di Confindustria.
Il nuovo Egitto di Morsi non resterà a guardare
Ugo Tramballi
Nel suo sito web Libertà e giustizia, il partito dei Fratelli musulmani egiziani, pubblica la foto del corpo semi-carbonizzato di Omar, 11 mesi. È una delle vittime palestinesi dei raid aerei israeliani su Gaza. Dice il testo che accompagna la foto: «L’ingiustificata aggressione dimostra che Israele non ha ancora capito che l’Egitto è cambiato e che il popolo egiziano, ribellatosi all’oppressione, non accetterà l’assalto di Gaza».
L’ennesimo scontro della faida tra Hamas e Israele è ancora lontano dalla violenza di “Piombo fuso”, l’operazione di quattro anni fa nella quale gli israeliani non si limitarono a bombardare Gaza ma la invasero con la fanteria. Qualsiasi cosa accada nelle prossime ore, comunque la vicenda si sviluppi, il sito di Libertà e giustizia, il partito di Mohamed Morsi, il presidente del nuovo Egitto, ricorda a Israele che niente sarà più come prima. Non accadrà, come quattro anni fa, che il più importante dei Paesi arabi, resti in silenzio. E con lui tutti gli altri. Ora hanno quasi tutti un’opinione pubblica e un elettorato cui rispondere, ogni volta che tacciono sulla vicenda palestinese.
Se prima Barack Obama e poi Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, hanno telefonato preoccupati sia a Bibi Netanyahu che a Mohamed Morsi, è perché la diplomazia internazionale ha individuato i veri soggetti della crisi. Evidentemente il primo ministro israeliano, al quale è riconosciuto l’obbligo di proteggere il suo Paese dal lancio dei razzi di Hamas, ricordandogli tuttavia che la linea fra la difesa e l’aggressione è sottile e facile da valicare. Ora però c’è anche il presidente del nuovo Egitto guidato dalla fratellanza islamica dalla cui costola è nato Hamas palestinese. Se per le sue ragioni interne – per esempio le elezioni politiche a gennaio – Israele ignorasse il mutamento, il problema non riguarderebbe più solo Gaza ma l’intero Medio Oriente. Lo ha esplicitamente detto Morsi in un messaggio televisivo.
L’operazione militare israeliana sta ottenendo gli effetti che cercava. Secondo l’Idf, le forze armate, sono stati distrutti gli arsenali nei quali Hamas nascondeva i razzi più preziosi, quelli con una gittata superiore ai 30 chilometri: possono raggiungere molte città israeliane e arrivare quasi alla periferia di Tel Aviv. È stato ucciso il capo dell’ala militare del movimento islamico palestinese e alcuni suoi importanti luogotenenti. È stato inflitto, dice l’Idf, «un colpo significativo all’organizzazione terroristica sotterranea».
Sono risultati importanti. Ma non è la prima volta che vengono raggiunti nella più che ventennale faida con Hamas. Eppure ogni volta, anche subito dopo la devastante operazione “Piombo fuso”, i razzi di Gaza ripartono in direzione di Israele, continuando a trasformare in una prima linea un’area nella quale vivono più di un milione di israeliani.
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