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Scandalo dei “servizi” in Lussemburgo, Juncker vicino alle dimissioni

Potrebbe chiudersi oggi in Lussemburgo l’era di Jean-Claude Juncker. Il premier del Granducato, alla guida del governo da 18 anni, è atteso in Parlamento dove sarà discusso il rapporto della commissione d’inchiesta sulla condotta dei servizi segreti Srel, che per anni avrebbero spiato e intercettato illegalmente un gran numero di cittadini.
Il rapporto imputa a Juncker la “responsabilità politica” per quelli che vengono definiti gravi malfunzionamenti dell’intelligence lussemburghese. “Il primo ministro deciderà se affrontare un voto di fiducia o dimettersi”, ha fatto sapere il suo portavoce, Guy Schuller.
La possibilità di lasciare la guida del governo era stata evocata dallo stesso Juncker lo scorso fine settimana, quando, in occasione di una cerimonia per la fine dell’anno scolastico, aveva detto: “Questa è la mia ultima apparizione nelle attuali funzioni”.
Dopo la pubblicazione del rapporto di 140 pagine, venerdì scorso, i socialdemocratici al governo con i cristiano democratici di Juncker avevano fatto sapere di voler ritirare il sostegno al premier. Si va dunque verso elezioni ancipate, che potrebbero tenersi il prossimo 20 ottobre: a prendere il suo posto, come candidata dei cristiano democratici, potrebbe essere la commissaria europea alla Giustizia Viviane Reding.
Soprannominato “Ubervater”, padre della nazione, 59 anni a dicembre, Juncker è premier dal 20 gennaio del 1995. Dal 2005 al gennaio scorso, è stato presidente dell’Eurogruppo.
Addio senza alcun rimpianto. Se persino in uno staterello da operetta come quello i “servizi” sono addetti soprattutto allo spionaggio dei propri cittadini (e non certo per trovarci dei possibili “terroristi”, sembra ovvio), allora dobbiamo prender atto che questa è la vera natura degli “stati nazionali” dopo l’avvio dell'”area monetaria” comune.

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