Il premier libico Abdullah al Thani, insediato a Tobruk e capo del governo riconosciuto da Ue, Usa e paesi arabi ma destinato a passare la mano se i negoziati per un governo di unità nazionale avranno successo, ha annunciato che «la Libia domanderà alla Lega araba un intervento in Libia per il ritorno della legittimità», esattamente sul modello di quanto avvenuto in Yemen dove Arabia Saudita, Egitto e un’altra decina di paesi stanno bombardando i ribelli sciiti per riportare al potere il governo fantoccio guidato dal sunnita Hadi. La dichiarazione di Al Thani è stata pronunciata nel corso di un’intervista ad Al Arabiya Al Hadath, una tv della catena satellitare saudita, in cui il premier di Tobruk ha sostenuto che lo Yemen ha gli stessi problemi della Libia e si è domandato perché «sia impossibile sostenere la legittimità nello Yemen e non fare lo stesso in Libia dove si è verificata la stessa situazione di attentato all’ordine democratico». Del resto, ha detto ancora il premier mentre sono in corso in queste settimane negoziati Onu in Marocco, «le risoluzioni del vertice arabo conclusosi il 29 marzo, sono tutte nell’interesse della Libia».
Il capo di una delle tre fazioni presenti in Libia ha ha comunque lodato la decisione – adottata dai paesi membri della Lega araba riuniti a Sharm el Sheikh lo scorso fine settimana – di togliere il bando alle armi e fornire pieno sostegno politico e materiale al “governo legittimo” della Libia, sostenendo l’esercito nazionale.
Intanto il Congresso nazionale generale libico “ha licenziato” Omar Hassi, il premier del governo parallelo autoproclamato a Tripoli, espressione della Fratellanza Musulmana e di altre fazioni islamiste e tribali. Lo ha riferito la Tv del Qatar Al Jazeera. A chiedere le dimissioni di Hassi sarebbero stati 70 parlamentari dell’Assemblea parallela che minacciavano a loro volta di dimettersi, ha riferito il portavoce Omar Hemidan annunciando che l’esecutivo in carica sarà guidato provvisoriamente dal “primo vicepremier”, Khalifa el-Ghowail. A reclamare il siluramento erano anche “quasi 14 ministri e sottosegretari”, ha riferito il portavoce annunciando che “alcuni ministri potrebbero cambiare”.
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