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Abe riaccende Fukushima, proteste in Giappone

Un primo reattore nucleare è stato riattivato oggi in Giappone a oltre quattro anni dal gravissimo incidente di Fukushima, che aveva portato alla graduale chiusura di tutte le centrali atomiche del Paese. Un provvedimento che il governo del nazionalista Abe sta gradualmente rivedendo suscitando polemiche e proteste.

“Il reattore numero 1 della centrale di Sendai (1.000 chilometri a Sud-Ovest di Tokyo) è stato riavviato alle 10.30 (3.30 in Italia)”, ha detto alla France presse un portavoce dell’azienda Kyushu Electric Power, precisando che venerdì comincerà a produrre elettricità che sarà poi sfruttata a livello commerciale a partire dai primi di settembre.

“Vorrei che il riavvio avvenga in piena sicurezza, che deve essere la nostra priorità”, ha detto ieri sera il premier Shinzo Abe. Al grido di “saikado hantai” (“contro il riavvio”), circa 200 persone, provenienti da diverse regioni del Giappone dove si trovano altri impianti nucleari, hanno protestato davanti alla centrale e oggi è prevista una manifestazione davanti alla residenza del premier a Tokyo. 

Proteste hanno anche segnato nei giorni scorsi le commemorazioni del bombardamento atomico statunitense su Hiroshima e Nagasaki, prendendo di mira il primo ministro Shinzo Abe, che ha partecipato alla cerimonia: a chi ha ancora addosso le ferite dell’apocalisse nucleare la riforma da lui promossa per accrescere l’operatività dei militari, non piace affatto. Abe ha deposto una corona di fiori e ha ribadito l’impegno alla liberazione del mondo dalle armi nucleari. “Come unico paese attaccato con la bomba atomica in guerra, io rinnovo la nostra determinazione a guidare lo sforzo globale per il disarmo nucleare, a creare un mondo senza quelle armi”, ha detto il capo del governo. Inoltre ha fatto riferimento ai “tre principi non nucleari”, che guidano l’approccio nipponico del dopoguerra alla non proliferazione: non produrre, non possedere, non introdurre nel territorio nazionale armi atomiche. Questo non ha tuttavia risparmiato al primo ministro le critiche sulla sua riforma della difesa. Il governo vorrebbe poter utilizzare le Forze di autodifesa per missioni di “peacekeeping” e per correre in aiuto di eventuali alleati attaccati (difesa collettiva) e, per questo, sta facendo approvare dalla Dieta una reinterpretazione della Costituzione pacifista. Abe, incontrando in seguito i giornalisti ha difeso le sue riforme, sostenendo che sono necessarie per la pace: “Invieranno un forte messaggio al mondo che l’alleanza Giappone-Stati uniti funziona perfettamente e renderanno meno probabile che il Giappone possa finire sotto attacco”.

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