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Attivista italiana della Flytilla denuncia: “Israele ci ha trattato come criminali”

Siamo stati trattati come criminali, abbiamo subito perquisizioni corporee e atteggiamenti minacciosi e a lungo ci sono stati negati i contatti con l’esterno”. E’ quanto denuncia Stefania Russo, una dei quattro attivisti italiani della “Flytilla”, fermati ieri allo scalo internazionale di Ben Gurion e rimpatriati questa mattina a Roma. Stefania Russo ha raccontato all’Ansa le concitate ore che sono seguite al fermo degli attivisti da parte delle autorità israeliane a Tel Aviv. “Alla dogana abbiamo dichiarato dove andavamo e perchè: a Betlemme per un meeting con altri palestinesi e attivisti. È stato allora ci hanno fermato, perquisiti e sequestrato i cellulari”, spiega l’italiana, secondo la quale, tuttavia, “la tensione è sopraggiunta quando noi 4 abbiamo rifiutato di essere immediatamente rimpatriati”. A quel punto “ci hanno portato su una camionetta, a breve distanza da un aereo diretto in Italia. Una di noi, Marie, ha ceduto, mentre io sono stata trascinata con la forza sulla scaletta del velivolo fin quando anche il comandante non si è reso conto che mi avrebbero imbarcato contro la mia volontà”, racconta Stefania. I tre italiani sono stati quindi trasferiti in un centro di detenzione temporanea, in stato di fermo amministrativo. Lì “il nostro avvocato ci ha spiegato che avremmo anche potuto scegliere di affrontare un’udienza in via direttissima, ma con poche possibilità di vincere. E abbiamo incontrato anche il console Nicola Orlando, che è stato molto attento e presente e che ringraziamo”, afferma Stefania Russo, la quale insieme ai fratelli Joshua e Valerio Evangelista, alla fine ha accettato il rimpatrio. Anche se “è inammissibile – spiega – abbiamo una lettera in cui siamo definiti “persone non gradite” per i prossimi 10 anni, senza un motivo. Solo perchè così è stato deciso”.

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