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Sixty di Chieti Scalo: nessuna risposta dalle istituzioni, gli operai non mollano

“Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare”. Questa frase attribuita a Nelson Mandela (e tanto cara a Vik Utopia Arrigoni, al cui esempio in queste ore volgiamo lo sguardo) potrebbe essere quella giusta, per auspicio e per ammirazione, per le operaie e gli operai della Sixty di Chieti Scalo. I giorni, le settimane, i mesi passano e sempre più si avvicina la data che potrebbe segnare la fine di tutto, il 31 dicembre, ma loro non mollano, vogliono continuare tenacemente a sognare un futuro, per loro, per le loro famiglie e per la Sixty di Chieti Scalo. Si è appena conclusa una settimana emblematica di questa tenacia, scandita da 3 momenti forti.

Lunedì scorso era stato riconvocato il tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico. Ma, qualche giorno prima, è arrivata la notizia che l’incontro era stato rinviato sine die perché al Ministero hanno bisogno di “approfondimenti”. Cosa debbano ancora approfondire i tecnici non lo sappiamo, ma resta il dato che il 31 dicembre la Sixty chiuderà lasciando centinaia di famiglie senza uno stipendio e il “governo dei professori” non sa cosa fare.

Mercoledì scorso le operaie e gli operai sono stati protagonisti del corteo di Pescara in occasione dello sciopero generale europeo. Insieme ad altre vertenze, a tantissime altre famiglie che tremano per il loro futuro o che già se lo vedono rapito (come la marineria di Pescara, letteralmente ostaggio del mancato dragaggio del porto e della mancanza di attenzione e strategia delle Istituzioni).

E non dimentichiamoci che, in questi giorni, il presidio permanente davanti lo stabilimento a Chieti Scalo celebra un anno. Sono passati 365 giorni, di speranze, rabbia, attese, lotta. Giorni passati anche al freddo gelido (pensiamo al febbraio innevato) o al caldo opprimente di quest’estate. Non hanno mai mollato e hanno sempre tenuto ben presente l’obiettivo finale: mantenere aperta la Sixty di Chieti Scalo, questo stabilimento che ha rappresentanto un polo d’eccellenza nazionale, e non perdere il lavoro NESSUNO. Una chiarezza che sicuramente non hanno presente ai vertici della Regione Abruzzo. Mercoledì 7 novembre le operaie e gli operai della Sixty hanno tenuto un sit in di protesta, con la partecipazione di sindacalisti della CGIL e delle segreterie provinciali e regionali del Partito della Rifondazione Comunista, davanti la sede della Regione. Dopo lo scontro del 15 settembre scorso, volevano ricordare al Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi della loro esistenza e che è suo compito istituzionale tutelare anche loro e difenderli nella vertenza che stanno portando avanti. Dovendo entrare negli uffici della Regione, Chiodi è comparso a metà mattinata. Pochi minuti, che non si riesce a giudicare (o, per essere più precisi, lo scrivente preferisce non commentare o giudicare per evitare querele certe…). Il Presidente della Regione Abruzzo, e quindi di tutti e tutte i suoi cittadini e cittadine, ha esordito affermando che ci sono problemi nel costo dell’energia e argomentazioni simili. Alle rimostranze di un operaio, che ha fatto notare come non si parlasse dell’ILVA o dell’ALCOA, Chiodi ha aggiunto (quasi testualmente) “e che posso fare? mica posso andare alle Cayman a parlare con il fondo?”, dicendosi disponibile a ricevere nel suo studio una delegazione alle 16.00 del pomeriggio (eravamo a metà mattinata) e andandosene subito dopo. A questo punto è esplosa la rabbia degli operai e delle operaie che, sentendosi presi in giro da una risposta considerata “ironica”, hanno immediatamente bloccato la circolazione stradale. Un blocco che si è fermato solo che Chiodi ha anticipato l’incontro, ricevendo immediatamente la delegazione. Chiude questo pessimo episodio per le istituzioni abruzzesi e i cittadini e le cittadine, una dichiarazione alla stampa di Riccardo Chiavaroli (gruppo PDL alla Regione Abruzzo) del giorno successivo. La riportiamo semplicemente senza commenti, giudicate voi: “‘Il presidente Chiodi non ha mai dato risposte superficiali o ironiche sulla crisi della Sixty e piu’ in generale sulla crisi che attraversa il mondo del lavoro […] quei sindacalisti facinorosi e presunti avversari politici di Chiodi che pensano di addebitare ad altri responsabilita’ e difficolta’ attribuibili alla crisi mondiale dell’economia. Chiodi, sia umanamente che politicamente, ha sempre mostrato attenzione e rispetto per i lavoratori e con l’assessore al lavoro Gatti è quotidianamente impegnato per sensibilizzare il Governo, un’azione che nel recente passato ha prodotto significativi risultati risolvendo annose questioni malgrado si tratti, come in questo caso, di multinazionali sulle quali puo’ intervenire solo il governo e non certo gli enti locali. Un dato di fatto indiscutibile. Con queste dichiarazioni farneticanti quanto strumentali  questi sindacalisti non soltanto mentono sapendo di mentire, dimostrando di mancare loro per primi di rispetto nei confronti dei lavoratori, ma sembrano ignorare quell’esigenza di fare squadra senza la quale non vince nessuno ma a perdere sono i lavoratori e l’Abruzzo stesso. A questo gioco al massacro non ci prestiamo e risponderemo ancora una volta con i risultati, senza mai usare come scudo i lavoratori”.

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