Il diritto universale alla salute sta andando in soffitta a passi da gigante. E non c’è modo “migliore” di ridurre la spesa per la sanità dell'”eutanasia” degli anziani.
Ricordate con quanta energia bigotti e servi della sanità privata hanno battagliato contro l’eutanasia volontaria (la scelta libera d un essere umano di non essere tenuto in vita a tutti i costi)? Bene. Ora stanno facendo l’esatto opposto, realizzando una sorta di eutanasia programmata contro la volontà dei malati. Intanto di quelli più anziani (concetto “mobile”, visto che si parla sempre del quintile più alto della popolazione che c’è; ma se si abbassa l’età media, ci si potrà ritrovarsi definiti “anziani” mentre ci si sente ancora nel pieno delle forze e magari si va ancora a lavorare…).
L‘Osservatorio malattie rare denuncia questa tendenza definendola ageism. In pratica, nelle cure oncologiche i malati soprai 70 anni ricevono trattamenti meno efficaci, tecnologicamente avanzati, e quindi costosi, dei pazienti più giovani. A volte perché si ritiene che certe terapie “d’urto” non siano “tollerabili” da un fisico indebolito dagli anni. Ma d’altro canto il 60é di tutte le forme tumorali si manifesta nella cosiddetta “terza età”.
Questo articolo da Repubblica cita diversi dati alquanto interessanti:
Un’analisi di eCancer Medical Science, che ha valutato l’impatto dell’ageism sugli standard diagnostici e terapeutici in 12 studi, rivela che solo la metà dei pazienti di età compresa tra i 71 e gli 80 anni riceve trattamenti all’avanguardia rispetto al numero di pazienti con meno di 40 anni che ne hanno, invece, accesso. Una discriminazione che si estende anche ai protocolli sperimentali: stando ai risultati raccolti nell’indagine, chi partecipa ha almeno 10 anni in meno rispetto all’età effettiva dei pazienti affetti da tumore ematologico fornendo, di conseguenza, dati non rappresentativi e limitati.
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