Prima la sede dei gruppi consigliari del PDL, poi ieri l’aula Giulio Cesare, ed oggi direttamente Piazza del Campidoglio con tanto di attivisti all’interno dei Musei Capitolini. Visto che Alemanno e la sua maggioranza continuano a perseguire la svendita dell’Acea e vogliono impedire ai movimenti sociali, politici e sindacali che si battono per l’acqua pubblica di concludere sabato la loro manifestazione in Piazza del Campidoglio, oggi i movimenti se la sono presa. Occupata.
Questo dopo che già stamattina i cosiddetti ‘minisindaci’, cioè i presidenti di alcuni dei Municipi di Roma governati dal centrosinistra, avevano manifestato con tanto di fascia giallorossa a tracolla contro la privatizzazione, sotto alla sede dell’Acea in Piazzale Ostiense, a due passi dalla Piramide.
Poco prima dell’una un centinaio di attivisti del Coordinamento Romano Acqua Pubblica e di quella che i manifestanti hanno ribattezzato “Libera Repubblica Romana” hanno riempito la antica Piazza che ospita la sede dell’amministrazione comunale ed hanno srotolato vari striscioni, uno da un balcone dei Musei Capitolini – un fuoriprogramma inatteso per i turisti – e uno dall’ingresso principale del palazzo comunale, la famosa scalinata di fronte alla statua del Marco Aurelio. ‘Roma non si vende’ recitava il primo – lo slogan che aprirà la manifestazione cittadina di sabato – e ‘In difesa dell’acqua e dei servizi pubblici locali’ il secondo. Un altro ancora diceva ‘No alla vendita di Acea. Non si vende la democrazia’, sistemato proprio accanto a quello che chiede “Salviamo i nostri Marò” (nostri di chi? e se sono colpevoli?).
Principi, quelli rappresentati durante la ennesima protesta di oggi, che non dovrebbero essere di parte, o comunque non lo sono più visto che 1,2 milioni di romani hanno detto chiaramente votando ‘si’ ai referendum della scorsa estate che acqua e servizi locali devono rimanere pubblici. E che anzi semmai andrebbero ripubblicizzati quelli privatizzati e svenduti in questi anni.
Ma Alemanno non ci sente, e nonostante l’escalation di iniziative che i movimenti per l’acqua pubblica stanno mettendo in campo si vuole sbrigare a far approvare dall’Assemblea Capitolina una delibera – la 32/2012 – che svende un fondamentale 21% del capitale dell’Acea in mano al Comune di Roma. E che fa gola a personaggi come il palazzinaro-monopolista della stampa Caltagirone e alla multinazionale francese dell’oro blu ‘Suez de France’. Squali privati che da tempo controllano la ex municipalizzata che gestisce acqua ed elettricità nella Capitale, nonostante il 51% del pacchetto azionario sia formalmente controllato ancora dal Campidoglio. Cosa accadrà quando i privati si prenderanno il 70%? Aumenteranno le tariffe, caleranno gli investimenti sulla rete e sulla manutenzione, chi avrà difficoltà a pagare le bollette sempre più gonfie verrà taglieggiato, i lavoratori diventeranno di meno e più precari, avvertono i movimenti e i sindacati di base che ormai da anni hanno ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con l’amministrazione capitolina.
Alemanno è nervoso e se da una parte si giustifica dicendo che la vendita del pacchetto azionario è imposta dalle leggi nazionali – e non è esattamente così – dall’altra ha addirittura registrato e messo in rete un video che afferma il contrario, cioè che nessuno starebbe vendendo l’Acea. E intanto la piazza del Comune continua ad essere interdetta ai cittadini, ai movimenti politici – ma non ai radicali – sociali, sindacali che vogliono difendere ciò che i referendum hanno stabilito.
Intorno alle 14.15 l’occupazione della piazza – che nel frattempo si era riempita di esponenti di ogni tipo di apparto di sicurezza esistente nella Capitale – è stata tolta, e gli attivisti che a lungo hanno gridato ‘dimissioni, dimissioni’ all’indirizzo del sindaco hanno sbaraccato.
Ora si preparano a far riuscire la manifestazione di sabato: appuntamento alle 15 per un corteo che partirà da Piazza Vittorio e che c’è da auspicarsi si concluda in Piazza del Campidoglio, nonostante gli inaccetabili divieti del primo cittadino.
Nel frattempo i comitati hanno scritto al prefetto Pecoraro e al ministro dell’Interno Cancellieri per chiedere che «siano rimossi gli ostacoli formali e sia concesso al corteo di raggiungere come richiesto la piazza del Campidoglio».
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