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Chiomonte: pioggia di lacrimogeni contro i No Tav. E due denunce


Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica – almeno di quella porzione non ipnotizzata dalle primarie del PD e dal ‘conflitto’ tra i partiti sull’election day – si concentra sulle bugie del Questore di Roma e dei responsabili dell’Ordine Pubblico sulle cariche di Roma del 14 novembre, in Val di Susa continua aspro lo scontro sui cantieri dell’Alta Velocità. 
Riesploso dopo che lunedì sera, con un blitz, le ditte che hanno in appalto i lavori, scortate dal solito mastodontico apparato di polizia, hanno portato in valle tre trivelle, trasportate all’Autoporto di Susa.
Ieri sera scaramucce e scontri si sono verificati in vari punti della Val di Susa, in particolare intorno al ponte di Clarea, dove gli agenti con una sortita sono usciti dal loro fortino e hanno attaccato i manifestanti a colpi di lacrimogeni ad altezza d’uomo (niente parabole, stavolta…). Un lancio così massiccio da rendere l’aria irrespirabile in un raggio di parecchie centinaia di metri; il gas ha invaso anche l’ingresso della galleria sotto l’autostrada
Negli ultimi giorni, dal riaccendersi degli scontri, gli abitanti della zona denunciano l’uso spropositato di lacrimogeni, che entra nelle case nonostante porte e finestre appositamente sigillate. I fumi tossici prodotti dai lacrimogeni CS – vietati ma abbondantemente utilizzati in Val Susa contro i manifestanti – si concentrano nel terreno e nell’acqua, contaminando gli orti e rendendo immangiabili i prodotti della terra.

Come ormai da ‘tradizione’, ieri sera centinaia di No Tav avevano cominciato a battere sulle reti intorno al fortino/cantiere di Chiomonte, riuscendo poi a tagliare alcuni metri di rete e di filo spinato nonostante i getti di acqua a pressione sparati dagli idranti e i lacrimogeni che sibilavano sulle teste dei manifestanti.
Intanto proprio ieri si è saputo che sono stati denunciati i due attivisti del movimento No Tav, del Basso Canavese, fermati in mattinata a Chiomonte per quella che è stata definita “l’aggressione” a un agente della polizia stradale in borghese a cui in realtà i due hanno semplicemente cercato di impedire di scattare foto delle proteste. Ma le accuse a carico dei due sono come sempre pesanti e sproporzionate: il primo, di  41 anni, dovrà rispondere di tentata rapina in concorso e resistenza a pubblico ufficiale; il secondo, di 22 anni, di favoreggiamento.

Domani mattina un nuovo corteo/passeggiata è previsto nei boschi fino al ‘cantiere’ di Chiomonte. Il Movimento No Tav non dà decisamente tregua. Così come la repressione, d’altronde.
Il prossimo 21 novembre è atteso infatti l’inizio di un vero e proprio maxiprocesso contro gli attivisti del Movimento arrestati durante la retata del 26 gennaio di quest’anno, ordinata dalla Procura di Torino guidata da Caselli. Di seguito il comunicato degli imputati.

Il  mattino del 26 gennaio 2012 un’enorme retata preconfezionata dalla Procura di Torino e condotta da centinaia di agenti delle forze dell’ordine con svariate perquisizioni in tutta Italia, ha portato a 26 custodie cautelari in carcere, svariate denunce e pesanti restrizioni per le imponenti manifestazioni di dissenso al TAV avvenute 6 mesi prima. La sproporzione delle dure restrizioni rispetto ai fatti di cui siamo accusati, è solo uno degli aspetti che ha svelato dall’inizio la natura dell’attacco politico! Le imputazioni sono varie ma genericamente quelle di “ lesioni, resistenza, violenza ecc”: i crimini che la magistratura e polizia utilizzano quando attaccano per reprimere manifestazioni e scioperi, come è avvenuto per esempio dalle mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001 al “non” cantiere di Chiomonte. Tra gli scopi dell’inchiesta vi è il tentativo di indebolire il movimento No Tav (visto da sempre con timore dai vari Governi e padroni), dividere i manifestanti in buoni e cattivi e cercare di impaurire chiunque protesti date le ampie mobilitazioni in corso: per questo  un attacco a uno è un attacco a tutti! Infatti, il periodo degli arresti avviene in un momento di varie lotte nel paese: in particolare le resistenze di operai e lavoratori, il movimento dei cosiddetti forconi e dei pastori sardi, le manifestazioni dei tassisti, agricoltori e vasti settori sociali contro le proposte di strangolamento economico e tassazioni varie del Governo. Momenti di lotta che potrebbero rafforzarsi reciprocamente ed è perciò che attacchi repressivi come questo vorrebbero fungere da monito per qualunque forma di dissenso scomoda. Parallelamente, inizia una campagna politico-mediatica denigratoria e mistificatoria a senso unico, dando spazio quasi interamente agli accusatori, contro noi imputati-e, raffigurati-e addirittura come infiltrati nel movimento No Tav e tesa a personalizzare  insistendo sul fatto che molti-e di noi non siamo della Valsusa e che vi sono imputazioni per fatti specifici e circoscritti ma noi tutti sappiamo bene che “gli infiltrati” sono le forze di polizia che hanno occupato la Valsusa e li riteniamo responsabili della devastazione della valle e delle torture ai danni dei manifestanti no tav.” Dalle prime ora degli arresti e fermi inizia una risposta in solidarietà al pesante attacco a noi e al movimento No Tav riassunta nel bellissimo slogan: “ La Valle non si arresta: liberi tutti “. Dalle assemblee in Valsusa, negli spazi sociali e nelle scuole, ai presidi fuori dalle carceri, ai cortei e blocchi stradali in tutta Italia con alcuni casi anche all’estero. Oltre a mostrare la vicinanza a tutti-e noi ( e non è poco) ha fatto e continua a far rivivere le ragioni della protesta.
Da anni il movimento No Tav si batte contro questa opera costosa, dannosa, nociva e utile solo ai padroni: la devastazione ambientale che provocano i lavori per l’opera è enorme,tra l’altro le montagne della zona sono amiantifere ; la linea sorge sui terreni  espropriati ai contadini dove la non accettazione di compensazioni economiche (comunque sempre al ribasso ) dei valligiani dimostra ancora una volta la compatta contrarietà all’opera e la non rassegnazione;  la tanto propagandata necessità di una mobilità più fluida è una finzione infatti è provato che quelle tratte viaggerebbero a treni semi vuoti oltre che a costi enormi, mentre  l’esigenza di mobilità per i pendolari in tutto il paese rimangono come sempre inascoltate; i fondi necessari per la realizzazione sono sottratti alla sanità, alle scuole, al risanamento ambientale mentre vengono imposti tagli ulteriori al sociale (si stima che l’opera verrebbe a costare circa 1300 euro per ogni famiglia);  il tutto in un territorio sempre più militarizzato che ricorda gli scenari propri dell’occupazione militare nei teatri di guerra come nel moderno apartheid della Palestina. Nel concreto,   l’ampiezza di questa lotta continua a dimostrare che non è solo un treno in questione. Di fatto, viene messo in discussione, nelle più svariate forme, il modello criminale economico sociale in cui viviamo che crea guerre,miseria e  sfruttamento, razzismo, disastri ambientali ecc. Inoltre le decisioni prese sempre sulla testa delle persone lasciando sempre più inascoltate le esigenze reali della popolazione per garantire come sempre il tornaconto ad una cricca di speculatori e affaristi. Nell’infinità di processi e forme di repressione, come le centinaia di fogli di via che continuano ad arrivare ed attuati contro le varie forme di resistenza in Valsusa e non solo, il 21 novembre ci sarà l’apertura del processo ,visto da tutti-e noi come un processo politico!
Abbiamo scelto il rito ordinario e quindi di andare al dibattimento ( ad eccezione di uno solo), per non concedere nessun arretramento sulle nostre posizioni e motivazioni che come molti altri ci portano a lottare con e per la Valsusa abbracciando il movimento No Tav. Siamo consapevoli che questa posizione non beneficerà di alcuno sconto dalla controparte, che anzi, manterrà vivo l’accanimento dimostrato fino ad oggi. Nonostante la nostra eterogeneità ( elemento proprio delle lotte di massa e potenzialmente una ricchezza ) e le varie “impostazioni” che useremo  in Tribunale, difenderemo il carattere unitario e condiviso di quelle giornate e la legittimità delle varie pratiche di lotta adottate così come ha sempre fatto il movimento No Tav.
Allo stato attuale tre di noi si trovano ancora in stato di detenzione: due in carcere e uno ai domiciliari. Queste differenziazioni e accanimenti continui li riteniamo inacettabili dato che le loro condotte non sono sicuro state diverse da quelle adottate da tutti-e.
Si parte e si torna insieme! Ora e sempre Notav! Ora e sempre resistenza!

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