15 miliardi di euro per poco più di 3 km, contro 5,4 miliardi investiti nella realizzazione di 250 km di nuove linee tranviarie in 11 città italiane. Basta poco a riassumere le evidenze raccolte nella 20esima edizione del Rapporto Pendolaria di Legambiente: un pozzo senza fondo di soldi pubblici per una grande opera inutile, se non per gli speculatori, e le briciole per un trasporto locale su cui devono fare affidamento milioni di lavoratori.
I numeri del rapporto certificano una scelta politica precisa, quella del sottofinanziamento cronico del Fondo Nazionale Trasporti. “In valori assoluti – si legge sul sito di Legambiente – si è passati da 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 4,9 miliardi nel 2020, con un lieve recupero a 5,18 miliardi nel 2024. Ma se si considera l’inflazione, il Fondo vale oggi il 35% in meno rispetto al 2009 e, senza interventi correttivi, nel 2026 la perdita salirà al 38%”.
Servirebbero altri 3 miliardi solo per tornare ai livelli di spesa reali di quindici anni fa. Il risultato è che nel 2024, ad esempio, hanno circolato 185 treni regionali in meno rispetto all’anno precedente. Il confronto col resto d’Europa è impietoso: in Italia le reti metropolitane si fermano a 271,7 km totali, contro i 680 km del Regno Unito, i 657 della Germania e i 620 della Spagna. Nel nostro paese si costruiscono appena 2,85 km di metro e 1,28 km di tranvie l’anno.
Un grande favore ai produttori di veicoli privati, a cui, con danno per l’ambiente e per la vivibilità delle città, è garantito un mercato sicuro, nonostante i prezzi ormai proibitivi. Inoltre, con la legge di bilancio 2026 la situazione peggiorerà: tra gli articoli della finanziaria di guerra c’è infatti la sottrazione di 425 milioni alla Metro C di Roma (tratta Piazzale Clodio–Farnesina), lo stop al prolungamento della M4 di Milano fino a Segrate, e il blocco del collegamento ferroviario Afragola–Napoli.
La carenza di servizi non è solo un disagio, ma trasforma il diritto alla mobilità in un fattore di esclusione sociale. Legambiente usa il concetto di transport poverty per spiegare che, in Italia, la spesa media per i trasporti incide per il 10,8% sul budget familiare, ben oltre la soglia sintomo di vulnerabilità economica del 6%, indicata dalla Commissione Europea.
Bisogna allora chiedere conto al governo, così come a quelli regionali, delle loro politiche antipopolari. Sostenere il trasporto pubblico significa sostenere la lotta alla crisi climatica, la salute dei cittadini e facilitare gli spostamenti dei lavoratori. Tre cose a cui, evidentemente, questo sistema pensa di poter rinunciare, al contrario dell’enorme speculazione del Ponte sullo Stretto.
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