Il 25 aprile del 1974 una rivolta militare – sostenuta da un’ampia mobilitazione popolare – mettevo un deciso stop al regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar e del suo delfino Marcelo Caeteno che durava da decenni nel paese lusitano. La fine di questa dittatura provocò anche l’implosione del sistema coloniale portoghese (Guinea Bissau, Mozambico, Angola, Capo Verde, Sao Tomè e Principe).
Il 25 aprile, a mezzanotte, dalle frequenze di Radio Renascença viene trasmessa una canzone proibita dal regime: Grândola Vila Morena, di Zeca Afonso. Questo atto è il segnale di inizio di una delle più epiche rivoluzioni della storia europea.
Incitati dalle note di uno chansonnier i militari escono dalle caserme, questa volta non per marciare contra o povo – come era successo appena un anno prima in Cile per abbattere il governo di Salvatore Allende – ma per liberarlo.
Il push militare, condotto dai settori progressisti dell’esercito, fu soprattutto la risultante di un lungo lavorio, nei duri anni della repressione autoritaria, condotto clandestinamente dai comunisti, dai socialisti e – nei territori coloniali – dalle organizzazioni politico/militare dei vari movimenti di liberazione nazionale.
L’indipendenza delle colonie portoghesi ebbe effetti anche su altre lotte di liberazione africane. Il regime salazarista (e quello di Caetano) erano stati stretti alleati del Sudafrica dell’apartheid e della Rhodesia segregazionista di Ian Smith.
Così stretti, che i velivoli sudafricani, cui nessun aeroporto sul continente africano permetteva di atterrare, nelle loro rotte con l’Europa facevano scalo nell’isola di Sal a Capo Verde, dove i portoghesi offrivano loro il carburante per proseguire.
Non solo: i ribelli rhodesiani che sconfinavano in Mozambico trovavano la dura opposizione dei militari portoghesi che li respingevano e spesso li consegnavano alle forze di sicurezza di Salisbury.
Con l’indipendenza del Mozambico, la guerra in Rhodesia voltò pagina in direzione progressista e tendenzialmente socialista. Una nuova stagione si aprì così l’Africa australe e per il complesso del movimento anti/coloniale internazionale.
Ovviamente l’MFA (la denominazione del Movimento delle Forze Armate) aprì la strada ad un processo di forte protagonismo popolare e sociale nel paese e di grande attivismo politico che fece irruzione in un Mediterraneo dove ancora permanevano regimi fascisti come nella Spagna Franchista, nella Grecia dei Colonnelli o come nella stessa situazione italiana, dove lo stragismo di Stato e le scorribande squadristiche erano una pesante costante per arginare il movimento operaio e le sue organizzazioni.
Il tutto avveniva in un “mondo bipolare”, dove la contrapposizione USA/URSS aveva nel Mediterraneo una sua linea di faglia molto sensibile e la NATO era (ed è ancora tutt’ora) uno strumento di comando, controllo e di aggressione interna ed esterna ai propri confini ed area d’influenza.
Anche per la persistenza di questo complesso contesto generale, la Rivoluzione dei Garofani (come fu stata denominata questa bella vicenda politica) ebbe un grande eco nel nostro paese, dove si svolsero grandi e partecipate manifestazioni a sostegno della lotta e della vittoria conseguita dal popolo portoghese.
Molti compagni e dirigenti dell’allora sinistra rivoluzionaria (Lotta Continua in primis) si recarono in Portogallo per conoscere dal vivo e studiare questa esperienza che – nell’approvazione della Costituzione del 1976 – sancì, anche formalmente, un “percorso di transizione al Socialismo” e l’obiettivo di una “società libera, giusta e solidale“.
Successivamente – anche a causa della controffensiva borghese a tutto campo e della pesante gabbia rappresentata dalla divisione dell’Europa in blocchi tra le due superpotenze – le ragioni della Rivoluzione dei Garofani si affievolirono e l’intero moto sociale si depotenziò progressivamente.
Successivamente molti dirigenti dell’MFA o del Partito Comunista Portoghese subirono ondate repressive, carcere ed esilio.
In altra sede ritorneremo con più accuratezza ed argomentazione su questa originale esperienza storica e sui suoi esiti. In ogni caso tale vicenda rappresentò – comunque – un tentativo di Rivoluzione in Occidente dopo lo snodo/cesura della Seconda Guerra Mondiale, la configurazione geo/politica che era scaturita dalla Conferenza di Yalta e la rigida persistenza della contrapposizione Est/Ovest.
Intanto ricordiamo la liberazione di questo popolo dalla dittatura, la fine della lunga stagione di rapina esercitata dal colonialismo portoghese in Africa e la straordinaria funzione “di avanguardia e di massa” oltre che di autentica “direzione politica” che seppero svolgere i comunisti del Portogallo in quel complicato tornante storico e materiale.
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