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Il modello liberale ha un cuore fascista

L’ultimo libro di Giorgio Cremaschi – Liberal Fascismo. Come i liberali distruggono la democrazia e ci portano in guerra” nelle librerie dal prossimo 24 maggio – farà sicuramente irritare e inorridire i liberal italiani, siano essi di destra o di “sinistra” (sic!). Eppure afferma una tesi – quella secondo cui il modello liberale ha un cuore nero e fascista – che trova ampie conferme nella storia e in quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.

E’ sufficiente guardare al segno e alle conseguenze dell’offensiva liberista della Thatcher e di Reagan negli anni Ottanta ma anche agli enormi danni sociali, economici, politici, culturali dell’impronta liberista impressa all’Unione Europea sin dal suo trattato costitutivo – Maastricht – entrato in vigore nel 1992.

L’egemonia liberale ha prima coltivato e poi sdoganato i fascisti in Europa fino a renderli nuovamente forza agente nell’agenda politica e di governo. In Italia ma non solo in Italia. Ma non è una deviazione dell’oggi. Lo hanno già fatto, apertamente, con il nazismo in Germania e il fascismo in Italia.

Tornano profetiche e di estrema attualità le tesi di Pietro Gobetti, anche lui liberale ma con una impronta progressista profonda, sul “fascismo come rivelazione di quello che c’era dentro il paese”, definendolo come l’autobiografia della nazione.

I livori della pancia profonda di un paese, le sue voglie di ritorsione e di vendetta sociale, le frustrazioni che non riescono a diventare coscienza di classe, vengono sistematicamente incentivate e approfondite dalle misure economiche liberiste e dalla supponenza morale ed ideologica del liberalismo contro “la plebe”.

I fascisti devono poi passare solo a raccogliere e rappresentare questo cumulo di doglianze e aspettative sociali disattese per rovesciarle contro lavoratori o studenti in cerca di riscatto o ambiti culturali (vedi la scuola) via via ritenuti parassitari rispetto alla materialità della società dei consumi.

Questa connessione sentimentale tra liberali e fascisti, oggi dilaga proprio nell’occidente collettivo e capitalistico dove alla prosperità diffusa dal compromesso sociale del welfare state si sono sostituite disuguaglianze sociali e competizione interna crescenti. Se ne è accorto perfino Draghi che pure di questa mostruosità è stato uno degli artefici. Cosciente del disastro, come unica soluzione propone di rovesciare la competitività e la competizione verso l’esterno e non più all’interno. Ma è proprio così che nascono le guerre nel cuore dell’occidente capitalistico.

Questo libro prova a riassumere i principali fattori della spinta reazionaria che sta portando le democrazie occidentali verso la fascistizzazione, partendo da quella che per me è la causa di fondo di tutti essi: la restaurazione liberista avviata già negli anni Settanta del secolo scorso, che ha fermato un lungo periodo di progresso sociale civile e democratico” scrive Giorgio Cremaschi nell’introduzione al libro.

Qui c’è il giardino, fuori c’è la giungla, ha detto il rappresentante per la politica estera della UE, il socialdemocratico Josep Borrell. Sembra una preoccupazione democratica, ma è una moderna forma di razzismo. I fascisti veri e propri restano una minoranza, ma possono di nuovo sentirsi parte di un’onda grande e forte. Alcuni di loro vengono legittimati e usati come combattenti per la libertà, altri restano ai margini del potere, ma che soddisfazione sentire i governanti liberali parlare con il loro linguaggio”.

La narrazione dominante oggi in tutto il mondo occidentale, ricco, bianco è che questo mondo libero e aperto viene assalito dalle forze del male, dai paesi antidemocratici che ne vogliono distruggere la civiltà” scrive l’autore nel primo capitolo. “Questa narrazione dell’assedio del male al bene ha subìto una accelerazione brutale a partire dal 24 febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina dopo otto anni di guerra civile, e ha toccato nuove vette dopo il 7 ottobre 2023, quando le forze di Hamas e della resistenza hanno attaccato Israele dopo settantacinque anni di occupazione militare e apartheid contro il popolo palestinese”.

L’Occidente che ha dichiarato guerra al mondo per la democrazia sta distruggendo la propria democrazia, passo dopo passo. Sorge un nuovo potere autoritario che formalmente mantiene le vestigia della democrazia – si vota periodicamente e le libertà formali sono quasi tutte mantenute – ma che la rinnega nella sostanza. E principi e metodi del fascismo sono inglobati nei nuovi poteri autoritari. Che ovviamente respingono sdegnosamente ogni accusa che li assimili a forme di fascismo. Anzi sono i nemici dell’Occidente che vengono accusati di essere fascisti; nuovi Hitler che minacciano le libertà occidentali sembrano sorgere come funghi”.

E l’Italia? Nell’introduzione viene sottolineato come: “Il nostro paese per alcuni è un caso estremo, ma casi simili si diffondono in altri paesi europei: il fascismo del ventunesimo secolo non si presenta con manganello e olio di ricino, ma si diffonde comunque e viene sempre più legittimato dalla involuzione autoritaria del potere e soprattutto dalla regressione sociale e civile che dilaga”.

Più che un libro quello di Giorgio Cremaschi è un doveroso atto di accusa contro il suprematismo occidentale e i guai che ha accumulato e provocato nella storia dell’umanità spacciandoli come vantaggi dell’egemonia liberale.

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